martedì

'Ntrasi da porta e nesci da' finestra

Emergenza sicurezza per molti italiani si traduce con emergenza immigrazione.
Il capro espiatorio per elaborare un relativo pacchetto di norme in cui inserire di tutto, il pacchetto sicurezza appunto.


L’esercito in strada e l’inasprimento delle pene per i reati connessi alla clandestinità.
Agli occhi dell’Europa, l’Italia sembra essersi accorta solo oggi degli immigrati. Come d’improvviso la stampa rilancia ogni singolo avvenimento penalmente rilevante che coinvolga un extracomunitario o un Rom.
E’ emergenza.


Parte quindi il bailamme di proposte per bloccare l’immigrazione.
A proposito dei continui sbarchi di immigrati a Lampedusa il vice sindaco e parlamentare della Lega Nord Angela Maraventano (per intenderci la stessa che propose di annettere Lampedusa e Linosa alla Provincia di Bergamo) rende nota la sua ricetta:


“chiederò nell’ambito del pacchetto sicurezza, l’invio delle navi militari per pattugliare il Canale di Sicilia con l’obiettivo di respingere i barconi”.

E come se non bastasse fa sistemare accanto alla “Porta d’ingresso” scultura del maestro Paladino dedicata ai migranti, una nuova opera “la finestra d’uscita” perché così come entrano secondo la leghista “allo stesso modo questi immigrati devono uscire”.

Contenti i cittadini di Lampedusa per il grande impegno del vice sindaco, che vorrebbero magari profuso per la realizzazione ad esempio di un ospedale funzionante e di un pronto soccorso a Linosa.

La finestra d’uscita. Un gesto simbolico.
Prima le navi da guerra a bloccare i barconi poi la scultura a testimoniare l’incapacità di gestire il fisiologico muoversi delle popolazioni povere verso quelle ricche.

Per il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg "le misure attuate in Italia non tengono conto dei diritti e dei principi umanitari e potrebbero fomentare altri episodi xenofobi".
Viene redatto un rapporto sulle norme che il governo si appresta a varare. E’ una sonora bacchettata.


Secondo il rapporto la legislazione italiana ha un atteggiamento troppo morbido nei confronti del razzismo auspicando "la reintroduzione di pene più severe per reati legati al razzismo e il rafforzamento delle norme contro le discriminazioni".


E ha ammonito la classe politica: "L'approvazione, diretta o indiretta, di questi atti da parte di certe forze politiche, singoli politici e da parte di alcuni organi di informazione è particolarmente preoccupante".

La relazione, resa nota oggi, sottolinea come il ripetuto ricorso a misure legislative d'emergenza "per affrontare i problemi legati all'immigrazione indichi un'incapacità di affrontare un fenomeno non nuovo e che la decisione di rendere la presenza illegale in Italia un'aggravante nel caso in cui la persona commetta un reato, potrebbe sollevare serie questioni di proporzionalità e di discriminazione".

Sotto accusa anche la possibilità, contenuta all'interno del pacchetto sicurezza, di espellere cittadini comunitari sulla base di motivazioni di pubblica sicurezza.

Secondo Hammarberg queste leggi "pongono seri dubbi di compatibilità con la Convenzione dei diritti umani", su cui si basano le sentenze della Corte di Strasburgo.

Certo è chiaro a tutti il motivo reale per il quale si alimenta una tale campagna di terrorismo mediatico e giuridico. Quelle norme che vengono incuneate tra i vari articoli del pacchetto sicurezza, rappresentano appunto la sicurezza per chi li pianta.

La finestra d’uscita. Mavvaffanculo!

lunedì

Guardare oltre.

In questo momento tanti italiani non hanno "rappresentanza" in parlamento.
A dirla tutta non ne hanno neanche fuori.

La sinistra si sta ancora curando le ferite, lacerata da lotte intestine e correnti varie.

Rifondazione Comunista ha il nuovo segretario.

Ma quelli di sinistra vogliono ancora aspettare.

Vendola, battuto, cerca la scissione.

Ma quelli di sinistra vogliono ancora aspettare.
Chi poi ha cercato rifugio nel PD sta messo senz'altro peggio.

Aspettare, per tornare a fidarsi di qualcuno.

Quelli di sinistra sono diffidenti.

Quelli di sinistra le sconfitte le tengono come cicatrici sulla pelle. Quelli di sinistra sono stufi ed incazzati.

Io come quelli di sinistra guardo, o come scrive Vendola, cerco di guardare oltre, vedere non tanto cosa c'è oggi, ma cosa ci sarà domani.

Tempo ne rimane poco. Questo governo viaggia veloce.

Si firma in fretta.

Quelli di sinistra vogliono aspettare, ma non troppo.

Di seguito il post pubblicato sul blog di Niki Vendola.

Ci sono state volgarità straordinarie in questo congresso ma, per i quasi 38 anni di militanza comunista della mia vita, posso dire che vale guardare l’orizzonte. Difficilmente mi sono lasciato invischiare in un decadimento che è indicativo dei problemi che ha la sinistra, la nostra comunità, la società italiana.Ho vissuto questo congresso come un compimento della sconfitta che ha riguardato la sinistra in Italia, come la conseguenza di quella sconfitta, come un arretramento culturale.Ho sentito nel dibattito toni espliciti di plebeismo. E siccome sono stato educato alla cultura comunista da vecchi braccianti poveri e analfabeti, che della lotta contro il plebeismo culturale facevano la cifra del loro essere comunisti, sento un arretramento. Questa comunità ha scelto un’altra strada. Quella della maggioranza ricercata nelle alchimie che non hanno respiro, non prefigurano prospettiva e non danno un gran futuro al nostro partito.Ha vinto una maggioranza costruita grazie a un gioco, un guazzabuglio di mozioni di minoranza, un fardello di reazioni di pancia che consente a quattro mozioni, molto diverse tra loro, di coalizzarsi contro quella che ha guadagnato la maggioranza relativa. Dove il collante è l’ambiguità e un equilibrismo semantico.Il congresso è stato una battaglia importante, appassionante e dura che si conclude con un esito che è un colpo duro per Rifondazione e per la sinistra tutta. Non è un colpo mortale ma una battuta d’arresto e non intendiamo abbandonare la battaglia. Che non è un equilibrio di potere in Rifondazione ma la ricostruzione di una sinistra che parla al paese. I compagni della mia mozione non intendono lasciare neanche per un attimo e per un millimetro Rifondazione Comunista.I compagni e le compagne della mia mozione, oggi l’area politico culturale “Rifondazione per la sinistra”, vogliono perseguire la ricostruzione della sinistra, rivolgendosi alla sinistra diffusa, alle forze organizzate sul territorio, ai protagonisti delle lotte sociali, alle donne e agli uomini che credono che in Italia di una sinistra di popolo e all’altezza del tempo presente ci sia un gran bisogno. Intendiamo costruire una vasta e ricca mobilitazione permanente alle destre che dia prospettiva alla mobilitazione sociale e contemporaneamente vogliamo sostenere la nostra idea di politica e di sinistra all’interno del partito.Dalla sconfitta ripartiamo, per nulla scoraggiati, con un alto senso di responsabilità verso coloro che a noi guardano con attenzione, verso i nostri iscritti, i nostri militanti.Convinti che in questa sconfitta ci sia il seme buono per il futuro!
Nichi Vendola

martedì

Pizzino, Nanni e le ballerine

Sfruttamento della prostituzione.
Il business più antico al mondo, sembra tra le attività più esercitate in questo Paese. Facili guadagni e pochi rischi.
Un blitz a Messina su un giro ben rodato di case d’appuntamento.
E si aprono le porte del carcere per alcuni personaggi del ‘giro’.
Agli arresti domiciliari finisce anche un politico ed imprenditore; il messinese Rosario Pizzino.

Un nome noto a Messina per la sua attività politica nel PSI, di cui è stato anche segretario provinciale.
Fraterno amico di Nanni Ricevuto, attuale Presidente della Provincia di Messina (si è speso per la sua campagna elettorale), si aggiunge agli altri nomi “scomodi” che accompagnano Ricevuto, detto anche “Nanni bugia”, tra cui quello di Umberto Bonanno, ex presidente del consiglio comunale, finito agli arresti per il suo coinvolgimento nell’inchiesta “Oro Grigio”.
Queste amicizie “discutibili” di Ricevuto hanno destato l’attenzione perfino dell’onorevole Carmelo Briguglio di AN che, dalle pagine della Gazzetta del Sud, chiedeva chiarimenti al Presidente sulle sue frequentazioni.

Tanti amici.

Secondo gli inquirenti, Pizzino avrebbe tratto profitto dall’affittare un appartamento ad alto prezzo all’organizzazione che si occupava di sfruttare la prostituzione. 100 euro al giorno. 3000 euro al mese.

Tanti affari.

Insomma, il commerciante con il pallino della politica, vicino agli uomini che contano, con il fiuto degli affari.

Tanti affari. Tanti amici.

Ma c’è anche la sua veste di imprenditore che pochi conoscono, ma che era già finita nelle maglie di un indagine conoscitiva della Procura Nazionale Antimafia.
Una inchiesta sui tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata sulle opere e sugli espropri del Ponte sullo Stretto.

Nell’inchiesta sono state passate al setaccio 7000 particelle dei terreni interessati dalle opere. 136 imprese monitorate che hanno portato alla misura di 3.750 aziende.
Tanti nomi legati a doppio filo tra loro.
Politica, imprenditoria e Università.

I soliti poteri forti che hanno caratterizzato la vita della città dello Stretto. Tanti affari. Tanti amici.

Riportiamo per chi ha scarsa memoria un estratto dell’articolo da Repubblica del 24/03/2005 di Attilio Bolzoni.

Ci vogliono salire tutti sul Ponte. Anche brigando con i terreni alla punta estrema della Sicilia. Stanno aspettando gli espropri per fare un mucchio di soldi. «Quell´area è al centro di imponenti manovre speculative», segnalano i poliziotti della Divisione anticrimine nell´ultimo rapporto «informativo» sugli affari che si allacciano su questa sponda. I nomi dei signori dei lotti d´oro e dei loro soci sono tutti in fila.
Ci sono imprenditori influenti e i soliti appaltatori molto sospetti, rampolli di facoltose famiglie della borghesia messinese, improbabili finanzieri, commercialisti, qualche uomo politico, professori universitari. Tutti insieme in un labirinto di società, in un incastro di sigle. Le tracce portano sempre al lago di Ganzirri, le terre dove sorgeranno le due torri, i due giganteschi piloni del Ponte. poliziotti della task force delegata a investigare si sono concentrati sul foglio numero 46, «la parte oggetto di esproprio per consentire l´insediamento dei cantieri per la realizzazione dei pilastri di sostegno». E hanno cominciato a cercare i padroni dei terreni, i titolari delle licenze edilizie più recenti. Paradossalmente qualcuno sta costruendo proprio nei luoghi dove sarà alzata una delle colossali rampe di cemento e acciaio.
Le prime aree scandagliate sono state quelle appartenenti al gruppo familiare Rosa-Faranda, le prime società incontrate la «Soler» e la «Due Torri srl». Già una ventina di anni fa avevano progettato in quella superficie un complesso immobiliare, ma a partire dal maggio del 2000 - e cioè quando sono iniziati i sopralluoghi della «Stretto di Messina spa» per individuare i terreni da espropriare - hanno ricominciato a scavare e buttare calcestruzzo. Riporta un dossier: «La realizzazione del secondo complesso potrebbe essere collegato a operazioni speculative direttamente riconducibili al Ponte».

E poi: «Esistono elementi per ipotizzare tentativi di infiltrazione da parte di associazioni mafiose in alcune società e in riferimento alle procedure espropriative.». E ancora: «Negli assetti societari vi è una compresenza di soggetti con possibili legami di tipo mafioso con soggetti appartenenti all´ambiente universitario messinese o all´alta imprenditoria».
L´amministratore delle «Due Torri srl» è Renato Irrera, un personaggio che non ha molta visibilità a Messina ma che negli ultimi due anni ha ricoperto importanti cariche societarie. L´”identikit finanziario” di Irrera ha riservato tante sosrprese. Per esempio è proprietario di quote dell´»Arpa Duemiladue srl» dove dentro c´è Pierluigi Cuzzocrea, uno dei familiari del potente ex rettore dell´Università di Messina Diego Cuzzocrea. E dentro c´è pure una società lussemburghese, la Scoha S. A.. Irrera è amministratore unico dell´I.Co.Ge. srl, detiene anche qui quote insieme alla moglie dell´avvocato e docente universitario Angelo Falzea. Il figlio del professore Falzea, Paolo, ha invece una delega ad operare per conto della lussemburghese Scoha S. A.. Poi Irrera è presidente del consiglio di amministrazione della So.Ge.T.Im.. Le altre cariche sociali di questa So.Ge.T.Im. sono ricoperte da nomi che contano, a Messina. Uno è quello di Vincenzo Cambria, il figlio di Francesco, lo storico socio dei cugini mafiosi Nino e Ignazio Salvo nelle esattorie siciliane. Un altro è quello di Carlo Borella, imprenditore del movimento terra «al centro di numerose vicende giudiziarie per gli appalti pubblici». Il terzo nome è quello di Salvatore Cacace, commercialista famoso, legami solidi negli ambienti politici e una dimestichezza antica per le operazioni in campo immobiliare. Il capitale sociale della «So. Ge. T.Im» è diviso tra la lussemburghese Scoha S. A., la Cambrifin dei Cambria, la Iniziative Immobiliari srl dove tra i titolari delle quote sociali c´è sempre quel Carlo Borella del movimento terra. Una tela, un nodo. elle sei «relazioni» sul Ponte si fanno altri collegamenti: «Non può essere ignorata la circostanza che presso la stessa sede sociale della Due Torri c´è anche la Compagnia Alberghiera Turistica Cat spa che ha in gran parte i medesimi rappresentanti dell´ormai cessata Soler con l´integrazione di altri soggetti». E si indica un nome: «Presidente del consiglio di amministrazione è dal 1996 Rosario Pizzino, attuale segretario provinciale del Nuovo Psi, strettamente legato al segretario regionale Giovanni Cesare Ricevuto detto Nanni». rima ancora delle ruspe, ecco dove sta scavando l´inchiesta sul Ponte dei miracoli.

Stostretto – Enrico Di Giacomo

lunedì

Berlusconi ed i patti con la Sicilia

Entro 90 giorni arriveranno 300 milioni di euro.

Il presidente Lombardo lo assicura ai siciliani al termine dell’incontro con Berlusconi.

Grazie al maxi-emendamento alla manovra economica il progetto per il ponte passa alla fase esecutiva nei prossimi novanta giorni.
Lombardo ne è certo.


“Mi aspetto dunque che il mio governo adempia agli impegni verso il Mezzogiorno che è stato generosissimo di consensi, determinando un successo senza precedenti per la coalizione di centro-destra, in modo particolare in Sicilia”.

Messaggi chiari per uomini che sanno capire.

Berlusconi ha lanciato le sue esche in campagna elettorale.
Ha chiesto fiducia.
Oggi il governatore della Sicilia batte cassa.


Tolti i fondi ex fintecna per coprire il taglio dell’ICI a pochissimi giorni come d’incanto si trovano 300 milioni di euro. I primi erano destinati al ripristino delle strade ed autostrade in Sicilia e Calabria, nonché a quelle opere di urgente definizione per due regioni che secondo il rapporto Svimez nel rapporto tra gli indici di povertà nella UE, saranno associate agli standard più critici di Grecia, Lettonia e Lituania (questo a proposito di federalismo fiscale).

Questi 300 milioni, che non si sa bene dove verranno presi, invece sembrano il prezzo politico da pagare per il pieno di consensi.

Lombardo sembra voler dire che la Sicilia ha rispettato i patti con il pieno di consensi elettorali, ora Berlusconi rispetti i suoi impegni, altrimenti…

lunedì

Prosciolto l'avvocato Fabio Repici

Da Antimafia Duemila

di Lorenzo Baldo - 10 luglio 2008Palermo.

Lo scorso 10 luglio l'avv. Fabio Repici, del Foro di Messina, è stato prosciolto con formula piena dalle accuse formulate nei suoi confronti dall'avv. Piero Milio.

L'avvocato Milio, difensore dell’ex capo del Ros Mario Mori, del generale dei Carabinieri Antonio Subranni e del colonnello dei Carabinieri Mauro Obinu, aveva contestato la memoria presentata dal suo collega Fabio Repici, difensore del tenente colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, nella quale vengono ricostruiti una serie di episodi che chiamano in causa l'operato dei vertici del Ros sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano a Mezzojuso, in provincia di Palermo.

Nel suo esposto Milio aveva chiesto all'Ordine degli avvocati di valutare l'opportunità di un intervento disciplinare nei confronti di Repici.

Il presidente del Consiglio forense, Enrico Sanseverino, aveva annunciato che avrebbe affidato il caso ad un relatore per verificare la fondatezza delle osservazioni del legale.
L’udienza si è conclusa con la piena assoluzione dell’avvocato Repici.

Una importante vittoria per lui e per tutti coloro che chiedono verità su quest’altro "mistero di Stato".

La processione sul ponte.

Nei paesi della mia Sicilia, le feste si svolgono con il santo patrono che sfila in processione accompagnato dalla banda di paese avvolto da un nuvolo di bambini vestiti a festa. Subito dietro il santo ornato di fiori, collane e bracciali d’oro, ci sono i notabili del paese.

Il parroco con i paramenti, il sindaco, il farmacista ed il maresciallo della locale stazione dei carabinieri.
Il potere del piccolo centro abitato è tutto lì.
Lì dove l'aria è gonfia delle sonorità degli ottoni e del profumo dei venditori di semi tostati.
Lì sfilano i "mammasantissima" che decidono le sorti del paese.
La politica, la chiesa, la scienza e la forza pubblica.

Controllando questi, si può tutto.
Questo è il teorema.

E’ forse in quest’ottica che il nuovo consiglio d’amministrazione della società Stretto di Messina s.p.a. oggi annovera l’ex generale dell’arma dei Carabinieri Pappalardo.

Nel giro di valzer delle nuove nomine che segue ogni nuova elezione, cambia anche l’organigramma della società che dovrà portare alla consegna dell’opera faraonica al nostro paese.
Questo probabilmente, nella volontà del governo, sarà il CdA che vedrà iniziare il ponte.

Occorrerebbero manager d’esperienza e tecnici collaudati. Uomini giusto al posto giusto.

Il ministro Matteoli mette allora il suo uomo.

Nessuna conoscenza specifica ma un passato politico assai variegato.

Circa nove schieramenti politici lo hanno ospitato.

Dalla destra a Forza Italia, dall’Ulivo all’ultima esperienza con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo.

Che sia quest’ultimo che abbia voluto elargire la conquistata prebenda?

Dalla Sicilia arriverebbe quindi il segnale: la politica, la chiesa, la scienza e la forza pubblica.

Rumori di sciabole sulla Società del Ponte sullo Stretto

Semibiografia di un ex generale dei Carabinieri neo-consigliere d’amministrazione della Stretto di Messina Spa, società concessionaria per la realizzazione del Ponte.

di Antonio Mazzeo

Se ne era chiesto inutilmente lo scioglimento, ma dopo il ritorno del cavaliere Berlusconi al governo, è in atto il rilancio della Società Stretto di Messina, concessionaria pubblica per la realizzazione del Ponte. È di qualche giorno fa la notizia di un turn-over nel consiglio d’amministrazione. Confermato Pietro Ciucci alla guida della società, tra i nuovi entrati spicca il nome di un alto militare in congedo, il generale Antonio Pappalardo, già presidente del Cocer dell’Arma dei Carabinieri ed ex Capo di Stato Maggiore della Divisione Unità Specializzata dei Carabinieri di Roma. Il suo ingresso nel Cda della Stretto di Messina è stato perorato dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (An), che però non ha chiarito quali siano le competenze tecnico-specifiche maturate dall’ex militare che giustifichino l’incarico nella società del Ponte, proprio nella delicatissima fase di rinegoziazione contrattuale con le imprese
general contractor.
Di certo non si è trattata di una scelta meramente interna ad Alleanza nazionale: il generale Pappalardo, infatti, ha avuto un’altalenante carriera politica, ma non risulta aver militato di recente nelle file dell’estrema destra. Eletto nel 1992 alla Camera dei Deputati come “indipendente” nelle liste del Psdi, Pappalardo fu prima vicepresidente della Commissione Difesa, poi, il 5 maggio 1993, sottosegretario alle Finanze del governo Ciampi. Quest’ultimo incarico fu uno dei più brevi della storia della Repubblica: appena 15 giorni. Il Consiglio dei ministri gli revocò il mandato per una condanna a otto mesi di reclusione inflittagli dal tribunale militare di Roma per diffamazione nei confronti dell'ex comandante generale dei Carabinieri, Antonio Viesti, condanna poi annullata in Cassazione.
Pappalardo abbandonò il Psdi travolto da tangentopoli, per passare prima al Gruppo Misto e poi al Patto di Mario Segni. Sempre nel 1993, l’allora colonnello si presentò come capolista di una formazione politica anti-Rutelli in corsa per l’amministrazione comunale di Roma (“Solidarietà Democratica”). Scarso il risultato elettorale, appena lo 0,7%, nonostante si dichiarassero sostenitori della lista alcuni potenti Gran maestri della massoneria italiana, primo fra tutti il principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale, un nome di peso nei grandi segreti italiani, strage di Portella della Ginestra, tentativi di golpe degli anni ’70 e Loggia P2 compresi.
Subito dopo le elezioni di Roma, “Solidarietà democratica” confluì nella nascente Forza Italia del duo Berlusconi-Dell’Utri. Terminato il mandato parlamentare, Pappalardo aderì ad Alleanza Nazionale con cui si candidò senza successo alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo. Rientrato nei ranghi dell’Arma, il militare venne nominato Capo di Stato Maggiore della Regione Carabinieri Abruzzo e Molise e poi vicecomandante della Regione Umbria.

Nel 1996, Pappalardo si presentava senza fortuna con l’Ulivo di Romano Prodi alle elezioni amministrative di Chieti. Quattro anni più tardi, il 14 luglio 2000, era tra i partecipanti alla “Giornata per l’orgoglio socialista” che sanciva la costituzione del Nuovo Psi nel ricordo di Bettino Craxi. L’anno successivo il neogenerale decideva di rientrare direttamente nell’agone politico: era tra i fondatori del movimento “Popolari Europei” che si collocava “a destra della Casa della Libertà” tentando pure l’alleanza con la Fiamma Tricolore di Pino Rauti e con il Partito Liberal Popolare di Diego Volpi Pasini, ideologicamente vicino al neonazista austriaco Jörg Haider. Negli stessi mesi Pappalardo diveniva pure segretario di un altro movimento, “I funzionalismi”, lanciato dall’associazione culturale “Nuova prospettiva”.
Ciononostante, alle elezioni politiche del 2001 vinte dalla Casa delle Libertà, Pappalardo preferiva la candidatura al Senato nel collegio di Taranto con la
Lega d'Azione meridionale, un movimento collegato al controverso sindaco di Taranto, Giancarlo Cito. Fallito anche questo tentativo, il generale accettava di concorrere alle successive elezioni regionali in Sicilia (collegio di Catania) nella lista “Biancofiore” collegata a “Totò Cuffaro – governatore”. Neanche stavolta veniva eletto.


Una consolazione giungeva comunque dalla sua febbrile attività di compositore d’opere, canzoni, notturni, melodie e marce militari. Il 6 dicembre 2005, all’auditorium Conciliazione di Roma, veniva eseguita la “prima mondiale” del suo concerto Il vento di Mykonos, testo del magistrato
Corrado Calabrò, prima presidente del TAR Lazio, poi presidente dell'Authority per le Comunicazioni su indicazione del leader di An, Gianfranco Fini. In qualità di scrittore, Corrado Calabrò fu insignito nel 2002 del Premio Anco Marzio di Ostia (l’anno successivo il riconoscimento andò a tale Licio Gelli da Arezzo).
Dopo l’effimero ritorno al governo della coalizione di centrosinistra nella primavera 2006, il militare fu inserito nella direzione del rinato Partito Socialdemocratico, guidato nazionalmente dall’on. Franco Nicolazzi e, in Sicilia, dal messinese Dino Madaudo, già sottosegretario alla Difesa (ministro Salvo Andò) nel biennio 1992-93. Nel settembre del 2007, il “socialdemocratico” sembrò volersi avvicinare all’Italia dei Valori del ministro Antonio Di Pietro, che pure qualche anno prima aveva comparato al “Piano Solo del generale De Lorenzo”, un oscuro documento diffuso da Pappalardo tra gli ufficiali dell’Arma “sullo stato morale e il benessere dei cittadini”, in cui si auspicava “la fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa, che i partiti politici, così come sono strutturati, e comunque lontani dai problemi dei cittadini, non riescono più a garantire…” (L’Unità del 31 marzo 2000). Sempre nel 2007 Pappalardo diveniva presidente dell’Associazione Nazionale per la Sicurezza e la Legalità, organismo impegnato a promuovere la costituzione di comitati di cittadini pronti a collaborare “in modo discreto” con le forze dell’ordine nel “controllo del territorio”.

Ai primi di marzo del 2008, alla vigilia delle elezioni per il Parlamento e l’Assemblea regionale Siciliana, ennesimo giro di valzer del generale: la scelta di campo, stavolta, è per il Movimento per l’Autonomia del catanese Raffaele Lombardo che candida Pappalardo in ben tre collegi senatoriali, Abruzzo (capolista), Puglia e Sicilia. A sostenere il militare in congedo persino il potentissimo rais politico abruzzese, Remo Gaspari, democristiano doc, nove volte deputato e sedici ministro della Repubblica. Ancora una volta, però, l’ex capo di stato maggiore dei CC resta fuori dal Parlamento.
L’avvicinamento al neogovernatore siciliano Lombardo, instancabile sostenitore della realizzazione del Ponte di Messina, è forse una delle chiavi per comprendere la scelta del ministero delle Infrastrutture di nominare l’ex militare nel consiglio d’amministrazione della società Stretto Spa. Come pure il Pappalardo-pensiero sullo stato della magistratura in Italia, leit-motiv del Cavaliere & Soci.
È il 24 giugno 2008 e sul quotidiano “Libero” compare un lungo intervento del “generale dei Carabinieri”. Dopo aver premesso di disprezzare “i cialtroni, categoria di persone che si prestano a speculazioni con l’intento di favorire qualcuno o un gruppo di potere”, Pappalardo scrive che “un fatto è certo: da troppo tempo i magistrati stanno condizionando la vita del nostro paese che, ricattabile e inaffidabile, non è capace di reagire”.
L’attacco al potere giudiziario è a 360 gradi: “Oggi ci sono magistrati che mandano in galera le persone per fare carriera politica. L’ANM, invece di chiedere i nomi dei pubblici ministeri sovversivi, li vada ad individuare essa stessa. Non farà una gran fatica. Li conosce bene. Sono da troppo tempo al soldo della politica e stanno distruggendo il senso della giustizia nel nostro Paese”. “Perché il CSM – continua Pappalardo – che è l’organo di governo della magistratura, non interviene punendo i manchevoli? No, è molto più comodo attaccare il governo quando tocca gli interessi della categoria”.

“Con l’inserimento subdolo in politica di alcuni magistrati, sono state deviate e addirittura cancellate aspirazioni legittime di intere categorie sociali di farsi rappresentare democraticamente. Negli anni ’90 il mondo militare chiese rispetto e attenzione per le condizioni dei propri appartenenti. Quando qualcuno avvertì che quei generosi, permeati dall’alto senso dello Stato e del dovere, sarebbero potuti intervenire anche per migliorare il quadro politico dell’Italia, una certa lobby di potere si scagliò contro costoro, avvalendosi della collaborazione di taluni magistrati. Così quelle aspirazioni sono state annientate”.
L’(ex) generale Pappalardo ha le idee chiare in merito: contro la degenerazione della politica e della società, la medicina migliore è la “rigenerazione” delle forze armate per ristabilire l’ordine e la legalità. In che modo, è sempre il suo intervento su “Libero” a spiegarlo: “I militari in Turchia, per dettato costituzionale, possono intervenire nelle controversie politiche, per salvare la laicità dello Stato. I militari in Italia sarebbero potuti intervenire per salvare la serietà dello Stato e lo avrebbero potuto fare perché al loro interno di gente incorruttibile ed affidabile ne hanno tanta…”.
L’Italia come la Turchia, dunque, e forse proprio il decreto La Russa che dà il via alle ronde militari in città, cantieri e discariche, segna un primo passo in questa direzione. Ma è il paragrafo finale dell’intervento di Pappalardo ad avere il sapore della minaccia dell’uso di sciabole e moschetti: “Attenzione, onorevole Veltroni a muovere le piazze! Ci sono tanti cittadini che non ne possono più e, come i 40mila di Torino negli anni del terrorismo, potrebbero scendere esse in piazza a far sparire questa inetta classe politica, che non ha capito che una certa ideologia sinistrorsa ha già causato tanti danni e che è tempo che spunti un nuovo sole per l’Italia e l’Europa, che difenda i valori del territorio e l’identità di una civiltà che si è imposta grazie all’impegno di uomini che hanno pagato con la vita la loro avversione ad ogni tipo di dittatura, anche quella subdola che oggi domina il nostro Paese, con la mistificazione e l’inganno”.