giovedì

Risate, bugie e lealtà


A proposito della foto che ritrae il sindaco di Messina Buzzanza ed il governatore della Sicilia Lombardo, che sorridono spensierati tra le macerie di Giampilieri...
E' di oggi la minaccia di querela di Lombardo all'autore della fotografia.
Si tratterebbe sencondo il presidente della regione di un volgare fotomontaggio.
Chi scrive è certo della correttezza del fotoreporter, chi scrive è sicuro della assoluta autenticità del fotogramma.
Allora mi chiedo, come mai il più autorevole esponente del governo regionale, commissario straordinario per l'alluvione, non ha trovato altro modo di giustificare il suo gesto e quello dell'amico Buzzanca, se non con l'affermare l'inesistenza dello stesso.
Quindi loro non hanno sorriso. I due amministratori a braccetto tra le macerie non sarebbero mai stati colti da una prorompente risata prontamente immortalata dal fotografo.
Quella clamorosa "minchiata" non è mai successa.
In Sicilia funziona così. Niente è successo. Niente so.

Non è stato, quindi, il frutto di una banale reazione ad una innocente "battuta" dopo ore di tensione trascorse tra l'odore del fango misto a quello della morte (sarebbe forse stata più plausibile come scusa...)

Dunque il governatore è consapevole che l'atteggiamento descritto dall'immagine sarebbe assolutamente deprecabile e che "nel silenzio di morte di quella vallata l'eco di quel sorriso è risuonato più forte di una bestemmia sussurrata sul sagrato di una chiesa".

La negazione dell'accaduto sembra anche più grave della risata in faccia alla disperazione ed al lutto.
Bene, adesso tutti avranno chiara l'idea della correttezza e lealtà dei nostri amministratori.
Bene, adesso tutti sanno che la verità non è un fotomontaggio.

Difettosa la manutenzione degli F-16 di Aviano


di Antonio Mazzeo


Gravi gli errori commessi durante i lavori di manutenzione dei motori dei cacciabombardieri F-16 di stanza nella base aerea di Aviano (Pordenone).

È il giudizio della commissione nominata dal Comando dell’US Air Force in Europa per indagare sulle cause dell’incidente avvenuto il 24 marzo scorso, quando il pilota di un F-16 del 31st Fighter Wing sganciò volontariamente due serbatoi sul villaggio di Tamai di Brugnera, prima di effettuare un atterraggio d’emergenza ad Aviano.

Un atto che poteva benissimo generare una tragedia: uno dei due serbatoi, del peso di circa mezza tonnellata, finì infatti su una casa colonica sfondando il tetto e distruggendo un’utilitaria.
Il secondo serbatoio cadde invece tra due abitazioni, a pochi metri dal cortile dove stavano giocando dei bambini. Fortunatamente i serbatoi riuscirono pure a reggere l’urto con il suolo e a non incendiarsi.

Leggi tutto...

martedì

Ancora fango sugli alluvionati di Messina



La dignità della nostra classe politica finita nel fango.

La realtà stravolta per fini di difesa o per propaganda.


Ieri l’ennesimo teatrino di politici parlanti a porta a porta ha svelato ancora una volta la loro incapacità nel prevenire e curare i mali di questa nostra nazione.

Ieri gli italiani ma ancor di più i messinesi e le popolazioni colpite dal nubifragio volevano risposte.

Dalla "terza camera" dello stato così ricca di esponenti autorevoli, volevano rassicurazioni, scuse e certezze.

Niente di tutto questo hanno ascoltato.


Come in un flipper che sta per andare in “tilt” la pallina saltava con scatti nervosi da una parte all’altra.

Non c’era maggioranza ed opposizione a farsi rimbalzare la responsabilità.

Stavolta era il governo contro gli enti locali.

Tutti politicamente schierati dalla stessa parte ma tutti alla ricerca del capro espiatorio.

Uno piccolo e poco importante su cui far ricadere ogni colpa.


L’oggetto del contendere era ovviamente rappresentato dagli interventi di “messa in sicurezza” che dopo l’alluvione e le frane dell’ottobre 2007 dovevano essere eseguiti nei territori oggi cancellati dal fango.

Dopo una breve dissertazione sull’abusivismo riscontrato sul territorio ed ora denunciato dal comandante dei vigili urbani di Messina (vorremmo capire come mai queste denuncie arrivano sempre il giorno dopo le tragedie...) si inizia a parlare delle reali responsabilità.


Il sindaco di Scaletta Zanclea a gran voce dichiara che questi interventi erano stati più volte sollecitati alla Regione Sicilia.

Lombardo risponde che tutti i fondi a disposizione(tre milioni di euro) erano stati spesi per le opere necessarie ma erano ovviamente pochi.

“Noi non abbiamo colpe, abbiamo fatto il possibile e la magistratura lo accerterà”. Insomma come si dice da noi “mettiamo le mani avanti...”


Il ministro Prestigiacomo smentisce Lombardo asserendo che i tre milioni di euro risultano ancora nel capitolo di spesa e pertanto non sono stati mai spesi.

Il ministro all’ambiente aveva a caldo dichiarato: «La comunità messinese è stata molto sfortunata, ma una cattiva gestione del territorio ha fatto il resto».

“Hanno litigato, protezione civile regionale e genio civile, non concludendo niente.”


Dopo l’affondo alla regione si diletta in propaganda, sbandierando le ampie risorse che il governo aveva generosamente messo a disposizione per il ripristino degli assetti idrogeologici della nazione, dimenticando però quanto già affermato poche ore dopo l’alluvione: "Niente soldi per il suolo" - "Per quest'anno per la difesa del suolo abbiamo 50 milioni. Per il 2010 sapete quanto c'e'? Zero''


Bertolaso gioca allora la sua carta. “Oltre i tre milioni ne sono stati messi a disposizione altri quattro per mettere in sicurezza quei luoghi”.

Il capo della protezione civile è convinto che a la causa sia da ricercarsi nell’abusivismo: “Io non faccio polemiche - aveva dichiarato prima - ma cerco di risolvere i problemi, è però evidente che non può essere la Protezione Civile a risolvere i problemi di dissesto idrogeologico creati dall’abusivismo”.


I servizi esterni da Giampilieri evidenziano però che solo 40 mila euro sono stati investiti per realizzare inutili “gabbiotti” di inerti per tentare di arginare il torrente.


Insomma chi non ha speso questi soldi? Chi non ha adempiuto al suo mandato?


Vale la pena ricordare la denuncia precisa dell’Ing. Sciacca a proposito dei lavori non eseguiti: A seguito dell'alluvione del 2007 negli stessi luoghi in cui si è registrata oggi la tragedia - ha raccontanto l'ingegnere capo - fui incaricato dalla Protezione Civile regionale di redigere un piano di interventi che desse soluzione al dissesto idrogeologico della zona, piano che presentai tra novembre e dicembre dello stesso anno. Da allora non ebbi più notizie nonostante le frequenti sollecitazioni che feci al responsabile, Salvatore Cocina, che - denuncia Sciacca - ha responsabilità gravissime nel disastro.


Certo in questo momento accusare qualcun altro sembra sia il miglior modo per non sentirsi il peso sulla coscienza di uomini, donne e bambini morti per colpa di una criminale mancanza da parte di chi ci governa e ci amministra.


Si getta altro fango per sporcare tutto, lordarlo per renderlo irriconoscibile, far scomparire le impronte, devastando la sola cosa che è rimasta in piedi, la dignità dei messinesi.


Le case abusive, se abusive erano andavano demolite!

I muri, i terrazzamenti e la piantumazone andava eseguita in tempo!

I soldi si dovevano rendere disponibili subito!

Ognuno con il proprio ruolo, assolvendo il proprio dovere, avrebbe dovuto impedire questo eccidio.

Adesso invece tutti attenti a non finire invischiati in quel fango che ha cancellato la vita di troppe persone.


Certo si scoprirà che alla fine probabilmente saranno tante “piccole” mancanze che messe tutte insieme hanno generato un grave dolo.

Così come il dolore adesso è diviso e condiviso in tante case dove si piangono i morti, anche le responsabilità verranno frammentate in tanti parti.

Piccoli pesi che scompariranno presto sulle spalle di funzionari e politici a differenza di quel dolore che resterà immenso, indivisibile e indelebile nei cuori di chi senza colpa ha pagato per errori altrui.


Con i funerali si spegneranno i riflettori del circo mediatico e tutto verrà spinto verso l'oblio.

Ma per favore, basta fango.

lunedì

Aiuto.








Una delle prime parole che gli esseri umani imparano a pronunciare.

Il termine con cui si chiede ad un altro individuo o ad un insieme di questi, o al dio di turno di darci una mano, di correre in soccorso.

Si invoca con sconsolazione o con disperazione, a volte a sproposito altre volte con la vita che ci sfugge davanti agli occhi.

In una registrazione delle chiamate giunte al 112 c’è un uomo che chiede aiuto, con la voce tremante e disperata, parla della sua casa schiacciata dal fango con all’interno sua moglie e sua figlia. Aiuto, mandate qualcuno!

I primi mezzi meccanici arriveranno a lambire quella poltiglia scura e pesante dopo più di 24 ore.

I soccorsi sono stati celeri. Non potevano fare prima probabilmente.

Ma soccorrere la famiglia di quell’uomo con così tanto ritardo non è servito a nulla.

Come si dice “la machina” dei soccorsi si è subito attivata.

Ma l’unica via d’accesso, così come l’unica via di fuga, era sbarrata da fango e detriti. Tanto fango. Una montagna di fango.

In questi giorni tutti hanno ripetuto che la tragedia era annunciata.

Una strage che era nell’aria. Era solo questione di tempo ma tutti sapevano che sarebbe accaduta.

Lo dice il ministro dell’ambiente, lo dice Bertolaso, lo dice Berlusconi.

Il particolare assetto idrogeologico, l’incuria e le recenti frane di due anni addietro rendevano questo disastro più che probabile. Poi ci sono le costruzioni abusive e le mancate demolizioni, gli incendi estivi che hanno reso la montagna arida e pericolosa.

Certo c’è tutto questo o meglio c’era tutto questo.

Ma quell’uomo che chiedeva aiuto magari lo aveva anche pensato che tutto andava a rilento. Che i lavori di messa in sicurezza non iniziavano mai e che stavano perdendo del tempo.

Ma forse pensava che se tutti prevedevano un possibile disastro, tutti avranno previsto anche gli aiuti.

Ora mettono tutti le “mani avanti”. Lo avevano detto tutti.

Tutti oggi sono pronti a dire che si doveva fare di più.

Il funzionario, l’assessore, il sindaco sono pronti a dire di quanto avevano fatto per impedire che la tragedia accadesse.

Dicono che adesso non è il momento di fare polemiche, bisogna pensare a soccorrere e assistere. Ma svanito il dolore lancinante di una ferita chiunque pensa a reagire.

Ora che alcuni dei corpi giacciono nelle camere mortuarie degli ospedali cittadini ed altri sono ancora avvolti dal fango, si sente rabbia.

Quell’uomo non ha più la sua famiglia. Quell’uomo assiste con gli occhi ormai inariditi alle passerelle inutili dei politici.

Quell’uomo riceve promesse e parole di incoraggiamento.

Quell’uomo come dietro un vetro vede ma non sente niente. Il suo dolore immenso lo rende sordo dinanzi al circo che gli si prospetta.

Quell’uomo non riesce più a chiudere gli occhi ormai stanchi di vedere. La sua mente gli ripropone le scene vissute quella sera, la sua richiesta telefonica di aiuto e quell'aiuto che non è arrivato.

La sua impotenza dinanzi alla morte che circondava la sua famiglia, gli unici “tutti” di cui ogni uomo ha più bisogno.

Che importa adesso del minuto di silenzio degli stadi di calcio. Che importa adesso che qualcuno dica che il ponte è comunque necessario.

Che importa adesso che giungano le parole di conforto di questo o quell’altro leader politico. Che importa adesso che tutti dinanzi alle bare si proclamino innocenti quando tutti sono colpevoli.

Del resto si sa che tutti colpevoli, nessun colpevole.

(foto tg24.sky.it)