martedì

La Gran Loggia Ausonia di Barcellona Pozzo di Gotto



Uno spaccato di piccola e media borghesia siciliana. 
C’è l’anziano politico buono per tutte le stagioni; il sindaco, l’assessore e il consigliere comunale; il medico condotto e il chirurgo affermato; l’avvocato penalista, il consulente finanziario e il commercialista; il dirigente di un grande ente statale; il preside, l’insegnate di ruolo e quello precario. 
“Fratelli” e “sorelle” e qualche cognato, tutti devoti del Grande Architetto dell’Universo. 
I riti esoterici vengono consumati tra squadrette, compassi, cappucci, spade, pavimenti a scacchiera, candelabri, teschi e casse da morto nell’oscurità di un anonimo appartamento alla periferia di Barcellona Pozzo di Gotto, centro tirrenico della provincia di Messina. 
È in questo “tempio” dello spirito e dell’intelletto che il 25 ottobre del 2009 si presentano funzionari ed agenti della polizia di Stato. (...) 
A ordinare il blitz, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Messina, Angelo Cavallo e Giuseppe Verzera, che ipotizzano la violazione dell’articolo 2 comma 2 della legge 25/1982, la cosiddetta “Spadolini-Anselmi” che vieta le associazioni segrete, approvata dopo lo scandalo della superloggia P2 di Licio Gelli. (...)
Secondo i dirigenti della Squadra Mobile della Questura di Messina, l’“Ausonia”, fondata il 15 gennaio 2004, non risulterebbe inserita negli elenchi ufficiali depositati in prefettura.
«Gli obiettivi che si prefiggono non appaiono riconducibili alla conduzione di studi filosofici ed approfondimenti culturali - scrivono nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione – bensì all'acquisizione ed al consolidamento di posizioni di vertice, nei contesti professionali e lavorativi in cui operano, ed incarichi presso strutture sanitarie che forniscono un bacino elettorale a cui attingere di volta in volta nelle competizioni amministrative e politiche, dietro cui staglierebbe, quale promotore e artefice ideatore, la figura del Senatore Domenico Nania».
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lunedì

D'Alia e Cuffaro. Due pesi e due misure.



REGIONALI: D'ALIA (UDC), NECESSARIO MONITORAGGIO LISTE

(ANSA) - ROMA, 13 GEN - "Condivido e sostengo pienamente la proposta del vice presidente della commissione Antimafia Fabio Granata sull'approvazione di un 'protocollo di monitoraggio' per garantire liste 'pulite' da ogni infiltrazione mafiosa alle prossime elezioni regionali. Trovare su questa proposta l'unità di tutte le forze politiche sarebbe un segnale importante per la lotta contro tutte le mafie". E' quanto afferma in una nota il presidente dei senatori Udc e membro della commissione Antimafia, Gianpiero D'Alia. (ANSA).

Ma l’onorevole D’Alia, membro della commissione Antimafia e senatore siciliano si è mai accorto che a vestire la sua stessa casacca all’interno dell’UDC c’è Totò Cuffaro condannato in secondo grado per favoreggiamento a Cosa Nostra?
Risultare colpevole due volte su tre potrebbe essere già un motivo per richiederne non solo le dimissioni dal partito ma anche da ogni incarico istituzionale.
Tra di loro c’è sempre stata una certa intesa “parlamentare” a giudicare dal fatto che secondo le classifiche di parlamento.openpolis il senatore Cuffaro è il primo ad apporre la propria firma negli atti del senato con il collega Giampiero D’Alia.
Nulla di male per carità.
Entrambi siedono sugli stessi scranni in senato e tutti e due si sono formati nell’UDC siciliano. 
Alla RAI  addirittura D’Alia cedette il posto a Cuffaro che ancora lo mantiene.
Però attendiamo che adesso il membro della commissione Antimafia (mica di quella sulle pari opportunità) parli in merito alla vicenda Cuffaro. 
La logica che impone pulizia oggi ricercata nelle liste per le regionali non è la stessa che occorrerebbe perseguire per il parlamento? 
Come si dice da noi per indicare quando si parla a qualcuno ma si intende far arrivare il messaggio ad altri  parrimi soggira e 'ntendimi nora.

Scure parlamentare sul megaparco commerciale in odor di mafia


di Antonio Mazzeo








Un’interrogazione parlamentare  pesante come un macigno riporta sotto i riflettori nazionali Barcellona Pozzo di Gotto, comune del messinese dalla pessima vita amministrativa e ad altissima densità mafiosa. (...)
«In data 19 novembre 2009 – scrive il senatore Lumia - il Consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, con 22 voti favorevoli e un solo astenuto, ha approvato il piano particolareggiato per il megaparco; va tuttavia segnalata la gravissima anomalia rappresentata dalla società che ha proposto il piano, ottenendone l’approvazione, la Dibeca sas, direttamente riconducibile ad un noto pluripregiudicato locale, l’avvocato Rosario Pio Cattafi...  Leggi Tutto











On line il terzo capitolo di Racconti Stretti

martedì

A proposito della rivalutazione di Craxi


L'Italia oltre a non conoscere verità non conosce la memoria.
Un paese in cui il tempo cancella tutto.
Quello che ci colpisce e ci ferisce, quello che consideriamo vergogna o violenza tendiamo a dimenticarlo.
Siamo dei buoni infondo.
Come le donne spesso rimuovono dalla memoria i dolori del parto il nostro paese tende a colorare di rosa ogni ricordo. Come le foto che troviamo dei nostri nonni, con i contorni sbiaditi e le tinte pacate, anche ciò che dovrebbe fare incazzare al solo pensiero diviene tutto sommato piacevole da rammentare.
Ci commuoviamo quando ricordiamo i tempi passati.
Si stava meglio durante il fascismo si diceva.
Ora in molti predicano la vita tranquilla che conducevamo ai tempi di Craxi ed Andreotti.
In fondo stavamo bene. Rubavano loro ma noi vivevamo sereni.
Ma cazzo le sentenze dei tribunali non le ricordate mai?
Che a voler sdoganare Craxi lo faccia Berlusconi ci sta pure.
Ma Napolitano...

No Mafia Day. Rosarno 23 Gennaio 2010

venerdì

Il contratto segreto Governo-Novartis.




Dinanzi alle regole false di un mercato ammorbato, ci si accorge che gli unici a pagare sono come sempre i cittadini anche a scapito della propria incolumità.
Allora si capisce bene di come si mantengano salde le posizioni assolutamente dominanti dei veri padroni delle nostre economie. 
Mai andare contro le case farmaceutiche.
Anche davanti ad un presunto allarme mondiale di pandemia, loro, la Novartis & C., devono solo guadagnare e rendere il più proficuo possibile l’accordo commerciale.


Non si offendano gli informatori scientifici del farmaco, se quando nelle sale d’aspetto piene di gente indolenzita e raffreddata, con prostate come meloni e cistifellee granitiche, vengono guardati con assoluto disprezzo dai pazienti in attesa, soprattutto quando tra loro parlano della convention di tre giorni che hanno dovuto fare alle Seychelles.


Vaccino per il virus H1N1, Novartis-Governo Ecco il contratto segreto
di Adele Sarno


www.repubblica.it

(..) Se il siero vaccinale è dannoso per la salute “il Ministero è tenuto a tenere indenne Novartis da qualsiasi perdita che l’azienda sia tenuta a risarcire in conseguenza di danni a persone e cose causati dal prodotto”. In altre parole, se il vaccino fa male a chi lo assume paga lo Stato. La multinazionale risponde soltanto dei difetti di fabbricazione. Infine, se il prodotto non viene consegnato per mancato ottenimento dell'autorizzazione all'immissione al commercio e di prove cliniche positive, è ancora il Ministero a pagare. Il forfait è di 24 milioni di euro netti.


Il contratto tra la casa farmaceutica e il governo italiano per fronteggiare l’eventuale pandemia del virus H1N1 non è più un segreto. Lo pubblica il sito del mensile Altreconomia, proprio adesso che Ferruccio Fazio, ministro della Salute, in un'interrogazione ha annunciato che ha annullato metà delle dosi che avrebbe dovuto ricevere dalla Sanofi, cioè 24 milioni.


Nell’articolo 1 si stabilisce che Novartis è obbligata a produrre e a rispettare il contratto ma solo fino a quando ciò sia ‘ragionevole’. Dove per ‘sforzi commercialmente ragionevoli’ si intende che l’azienda si impegna ad adempiere all’incarico ma che laddove intervengano ‘fattori esulanti dal pieno controllo della Novartis’ l’accordo decade, e lo Stato paga lo stesso (art.3.1).


Ed allora mi sento preso ancora in giro. Per l’ennesima volta.
Ed allora continuo con il secondo capitolo di racconti stretti.

lunedì

Il ponte sullo stretto e l'imbuto mortale.



Oggi presentato ufficialmente a Varapodio, comune calabrese, dal ministro Metteoli  e dal presidente dell’Anas ed amministratore delegato della Stretto di Messina spa Ciucci, il ponte sullo stretto.
Dopo l’avvio farsa dei lavori arriva anche la presentazione ufficiale.


Sembra abbiano in mente solo i comunicati stampa.
Un paio di operai iniziano a spostare dei binari (lavori ininfluenti per il ponte) e via con fiumi di proclami e spot pubblicitari.
Quando la “fregatura” appare a tutti palese, allora si presenta ufficialmente l’avvio della costruzione.
Altro inchiostro da spendere sulle dichiarazioni propagandistiche di politici e mega-funzionari statali.
Fumo negli occhi.
Tenere sempre alta l’attenzione sulla grande opera.
Sventolare o meglio millantare lo sviluppo e l’occupazione che il ponte dovrebbe portare.
Campagna elettorale.
Nel meridione del resto è sempre stato così. Arriveranno i soldi! Vi assumeremo in tanti.
Porteremo benessere e ricchezza. Votateci ed appoggiateci.
Come l’uomo delle stelle promettono il successo con la pellicola scaduta.


Bene questo è l’inizio del post.
Adesso dovrei continuare su questa falsa riga ma non ci riesco.


Non riesco a non pensare all’ultimo incidente stradale accaduto sull’autostrada Messina Palermo, poco prima dello svincolo di Milazzo.
Una donna è morta per uno scontro con un Tir.
E’ accaduto su quel tratto in cui l’autostrada si percorre su un’unica carreggiata a doppio senso di circolazione in prossimità della galleria Tracoccia.
Quel tratto di autostrada fa parte del Corridoio 1 Berlino-Palermo, gia' approvato dal Parlamento Europeo nel 2004.
Lo stesso “corridoio” di cui il ponte sullo stretto è secondo Matteoli e Ciucci un importante tassello.
Peccato però che quel tratto del corridoio è chiuso da NOVE anni.
Peccato che quel tratto di autostrada ha già causato troppi morti.


Tutto per colpa di un contenzioso tra Anas e Rfi.
Quest’ultima durante i lavori di realizzazione del raddoppio ferroviario ha causato delle infiltrazioni nella galleria che è stata subita chiusa.
Da nove anni.
Riparare un’infiltrazione in una galleria.
Nove anni e Anas ed Rfi vanno avanti per vie legali.
Una carreggiata a due corsie, divisa da piccoli catarifrangenti su cui sfrecciano a pochi centimetri in senso inverso autotreni ed auto.
Da nove anni.
A pochi chilometri da dove sorgerà il pilastro del ponte per un decennio l’autostrada è ad unica carreggiata.


Ministro Matteoli e presidente Ciucci percorretelo questo corridoio, magari a piedi da Berlino a Palermo e vi renderete conto che più che un “canale veloce” è solo un imbuto mortale.

sabato

Che sorpresa! A Rosarno ci sono gli schiavi.



Oops, in Italia ci sono gli immigrati ed ogni tanto si incazzano pure.

Gli italiani spesso sono abitauti a vederli ad uno ad uno o al massimo in piccoli gruppi, quando la stampa, seminando ad arte terrore, ne riporta i gesti violenti, gli stupri e le rapine.

Ma vedere migliaia di immigrati, ridotti in schiavitù, sfilare e manifestare anche in modo poco civile, impressiona tutti.

Uomini e donne sfruttati come bestie da imprenditori italiani senza scrupoli. 

Già, perchè sono italiani quelli che preferiscono pagare niente un nigeriano senza diritti, che dare il giusto ad un italiano disoccupato. 
Oggi ci si accorge che ci sono migliaia di immigrati in queste condizioni e che quando si mettono tutti insieme possono fare paura.
Solo oggi che gli schiavi urlano per le strade e lanciano sassi.

Oggi che a Rosarno c'è la guerra tra i poveri, si richiede a gran voce la presenza dello Stato. 
La polizia e l'esercito devono ripristinare l'ordine!
Insomma agire sull'effetto tacendo sulla causa.

Dov'era lo Stato quando degli esseri umani venivano ridotti in schiavitù da nostri connazionali? 
Dov'era quello Stato da cui oggi ci aspetiamo il pugno di ferro, quando tutti i diritti umani essenziali ed inviolabili venivano calpestati dagli italiani?
Dov'era lo Stato quando uomini, donne e bambini venivano stipati in gabbie come bestie?
Dove cazzo era lo Stato quando un'intera regione veniva abbandonata in balìa delle cosche locali?
Perchè nessuno chiedeva a questo Stato di intervenire dinanzi alle atrocità cui queste persone erano sottoposte?

Credete che io o voi reagiremmo in modo meno violento a vivere come stanno vivendo loro?
Può un paese interrogarsi sul perchè degli uomini ridotti in schiavitù insorgano e non domandarsi mai di come questo sia accaduto?

Lo Stato deve intervenire.

Insomma è come cercare di curare un tumore allo stomaco con la purga.



foto: www.amref.it

giovedì

Stanco come Colapesce


Oggi mentre scrivo questo post mi sento stanco.
Mi è già capitato altre volte e quasi sempre l’ho anche scritto.
Quando si urla a lungo brucia la gola.
Sembra quasi che la voce da un momento all’altro smetta di uscire.
Si avverte l'indolenzimento della fascia muscolare del collo.
Insomma si tende per spirito di conservazione a smettere.

Ogni giorno faccio la mia rassegna stampa in rete. Leggo i vari quotidiani on-line e tutti quei siti e blog che mi aiutano a capire ed interpretare le informazioni.
Il giro è sempre quello. Apro i preferiti e clicco in ordine sparso.
E’ l’apoteosi della contestazione.
Ognuno in modo diverso ha la sua.
Contro il governo, contro l’opposizione che non si oppone e contro chi dall’opposizione tenta l’inciucio. Casini che sembra essere sempre l’ago della bilancia, riuscendo a decidere sulle candidature del PD.

Si dice che “ogni testa è un tribunale”. E’ vero.
Ognuno degli elettori di sinistra ha una sua sinistra in mente che comunque non coinciderà mai con la sinistra che si rappresenta.
Sembra non esserci più un senso. Nessuno più che ci rappresenti.
Allora continuiamo ad urlare.
Scriviamo di Berlusconi e dell’attacco alla Giustizia, delle riforme frutto di accordi sottobanco e di mafia. Mettiamo in relazione le sentenze della magistratura e le dichiarazioni dei pentiti.
Ricordiamo le stragi e sottolineiamo l’impunità.
Gridiamo da ogni dove di malaffare e corruzione.
Raccontiamo ogni giorno questo paese che non vuol cambiare.

Allora mi deprimo e mi assale l’apatia.
Guardo la mia città e mi sembra la metafora dell’intero paese.
Alluvionati ancora in albergo e montagne ancora pericolanti. Ma nessuno di loro si incazza.
Nessuno si indigna più di tanto. I telegiornali locali riprendono bambini vicino ai presepi e doni, il triste natale di chi è senza casa. Le letterine a babbo natale commuovono i telespettatori.

Ma siamo un popolo di dominati. La storia è sempre stata questa.
Nessun moto interno ha mai portato una rivoluzione per sovvertire l’ordine imposto.
Nessun scatto d’orgoglio degli oppressi ha mai reso giustizia sugli oppressori. 
Solo altri dominatori hanno sostituito i precedenti.
Ed allora, forse in un primordiale tentativo di fuga, sogno.

Immagino i suoi racconti e le sue domande. Penso alla delusione sua, simile a quella di chiunque altro abbia vissuto in un’altra epoca, dinanzi allo sfacelo della nostra società.
Alla sua illogicità camuffata da progresso.

Gli ultimi post del mio blog  sono “comunicazioni di servizio”.
Nessuna riflessione più o meno amara sulla cronaca dell’ultimo mese.
Nessuna considerazione su statuine e punti di sutura, nessuna agghiacciante considerazione sulla “santità” del presidente che perdona come un cristo, niente su pentiti che negano per convenienza, nessun accenno ai magistrati calabresi sotto tiro.
Non riesco a prendermela con una sola persona, né con una categoria.
Non con Berlusconi o il governo, non con i mafiosi o con i servizi segreti deviati, non con gli imprenditori che inquinano e adulterano o con funzionari che chiedono la mazzetta.

La mia è una rabbia “cosmica”.
Tutti questi soggetti, ognuno con le loro diversità, ognuno in modo diverso con il loro “ruolo” risultano condannabili e deprecabili.
Ma ognuno di questi non ha mai trovato qualcuno che si incazzi davvero.
Niente che li fermi veramente. La giustizia si piega.
L’opinione pubblica si addomestica. Le elezioni rappresentano il salvacondotta per i più meritevoli.
Ma che paese è mai questo che concede a molti il modo di vivere sulle spalle dei poveri concittadini.

Oggi è così. Domani andrà meglio senz’altro.
Tornerò a pensare e scrivere del singolo avvenimento, concentrandomi su di esso, tentando di non considerarlo un tassello di un disegno molto più ampio che rappresenta un paese senza valori e principi.
Oggi continuo a sognare con i miei racconti stretti.