venerdì

Si lavora e si fatica...

Alla luce degli ultimi avvenimenti di corruzione gelatinosa che hanno visto il coinvolgimento del sottosegretario San Guido Bertolaso e dei vertici della protezione civile, come molti di voi mi pongo delle domande quasi scontate.
Come mai ultimamente gli scandali politici hanno sempre come costante il pagamento di contropartite in prestazioni sessuali?
Insomma per i nostri attempati politici e alti funzionari sembra funzioni benissimo il famoso pagamento in natura. Un festino con escort e l’appalto è servito.

Ma non sarebbe il caso allora di farci guidare da presidenti e funzionari vari di sesso femminile?
Le donne sono sicuramente più rigide e meno attratte da fugaci rapporti con accompagnatori.

Ma se anche questa soluzione dovesse risultare negativa e visto che anche l’età dei soggetti coinvolti esclude la nomina per difetto di erezione visti i progressi della farmacologia moderna non credo resti che una sola soluzione: la castrazione fisica.
Un preciso e ben assestato colpo di cesoia e via a governare e dirigere.
Io personalmente mi sentirei più tranquillo.

lunedì

Chi paga il pizzo è vittima o carnefice?


Io le ricordo quelle facce. Ricordo la loro voce.
Si avvicinarono al bancone della rosticceria vicino la cassa.
-         Signora ciava diri a so maritu chi a prossima simana passami pi’ soddi.
La donna alla cassa spinse lontano la bambina. Le sue pupille si allargarono come fossero allagate di atropina.
Uno dei due uomini, quello che aveva parlato, allargò con un gesto lento la giacca, fino a mostrare il fianco. Un’ombra scura stava vicino la cintura. Mostrò la pistola.
La donna tremava e cercava di spingere con lo sguardo la bambina più lontano.
-         Ma quali soldi, abbiamo aperto da poco siamo nelle spese.
-         In banca facistu u’ mutuo e pagati i rati. Nui a rati vi facemu l’assicurazioni.
L’altro come fosse il padrone toccava gli oggetti sulla vetrinetta delle focaccine.
La bambina tornò di corsa verso la donna. Avrà avuto forse cinque anni. Non capiva perché doveva stare lontano.
-         Non fate spaventare mia figlia vi prego.
-         Se pagate potete dommiri a cuscino morbido. Puru pa’ picciridda è megghiu.
Pochi minuti bastarono per sconvolgere la vita di quelle persone. I due uscirono salutando e portandosi dietro due pacchetti di patatine.
La donna restò raggelata con la bambina al fianco per parecchi minuti. Le lacrime gli scorrevano piano sulle guance.
Non sentiva più le forze. Alzò la cornetta e compose il numero del marito.
-         Ti prego vieni subito devo dirti una cosa importante.
Lo disse con un tono che sembrava non umano. Come se venisse da un corpo senza vita.
Probabilmente nei suoi pensieri adesso c’erano solo le immagini degli ultimi minuti.
La violenza di quei toni e di quei volti l’avevano trafitta. 
La prepotenza e l’ingiustizia erano pugni e calci sul volto. Inerme li aveva ricevuti. Adesso sanguinava. 
Ma non era finita. Sarebbero tornati. La prossima settimana e poi ancora dopo.
Gli incassi non bastavano a pagare il mutuo ed i fornitori. 
Ed ora anche questi. Ma questi sono anche peggio delle banche e delle cambiali.
La bambina mentre lei pensava era ancora avvinghiata alla sua gamba. 
Guardava il volto della madre che soffriva e piangeva.
Io ricordo quelle facce. Ricordo la loro voce.
Ricordo che quando quei due uomini erano dentro il locale non c’era nessun altro cliente. Non sarebbe entrato nessuno finché non loro non finivano. Nessuno sarebbe corso in aiuto.
Quella donna con il marito e la figlia di cinque anni sono vittime.
Estorsione, pizzo, assicurazione e sangue che scorre dentro.
Ma loro sono solo vittime e non tutti possono o vogliono fare gli eroi.

Denunciare? Deporre ad un processo davanti gli sguardi dei carnefici, certi che altri carnefici rimasti fuori avrebbero finito il lavoro. 
La bambina, ho paura per lei.
Trattare? Magari trovare un accordo. Una cifra ragionevole. Magari anche solo focaccia gratis il sabato. 
La bambina avrebbe giocato tranquillamente sul marciapiede.
Noi siamo artigiani mica martiri. Noi sudiamo e la schiena ci brucia e non sappiamo fare altro. 
Noi abbiamo una bambina e il mutuo sul locale. Noi abbiamo paura ed il coraggio non basta.
Loro sono tanti, sono violenti e sempre liberi. Loro per un motivo o per un altro in galera non ci finiscono quasi mai e pure se ci vanno ci sono gli altri dietro che vengono a chiedere soldi o a bruciare il locale. 
Noi abbiamo una bambina e facciamo la focaccia.
Quelle facce fanno paura. Io le ricordo. Ricordo anche la violenza nelle loro voci e la bambina che tremava stretta alla madre ormai di ghiaccio.

Questa storia riguarda il pizzo e l’insensata richiesta di atti eroici da parte di chi quei volti non li conosce e non ha mai sentito quelle voci. Imprenditori e commercianti che denunciano vanno premiati ed aiutati ma non si possono colpevolizzare quelli che temono di farlo. Nasconderanno ai loro figli la mancanza di coraggio come chi nasconde ai bambini le scene di guerra in televisione. Nessuna lungimiranza per il mondo che lasceranno ai figli potrà vincere la debolezza che è in ogni essere umano.

La mafia vista da lontano è solo quella dei boss che si vedono in televisione. 
Ci sono poi però le violenze che ogni giorno ed in ogni luogo si subiscono. 
Ci sono intimidazioni e percosse, minacce e sangue. 
Io sarò sempre accanto a chi denuncia e si oppone ma non riesco a non provare dolore per chi comunque è vittima e continua per paura a restarci.
Ma quanti eroi possono esserci in un paese? 
Chi è vittima di un reato non può divenire poi esso stesso carnefice solo per avere avuto la paura di subirne di peggiori.

Chi sono poi quelli che professano l’esclusione dalle associazioni di industriali delle imprese che pagano il pizzo? 
Sono ricchi e grossi imprenditori, magari coinvolti in procedimenti penali e anche operanti in zone ad alta densità mafiosa miracolosamente graziati dalle richieste estorsive?
I loro appalti sono sempre profumati di legalità? 
I loro fornitori e subappaltatori sono sempre puliti e distanti da famiglie e cosche?
E’ sicuramente più distruttivo guardare negli occhi il proprio estortore dietro il banco di una focacceria, sentendone la violenta presenza, che apprendere, seduti su di una comoda poltrona dietro una scrivania, di una richiesta fatta a chilometri di distanza in un cantiere lontano.
Non potranno vedere quelle facce e sentire quelle voci.
 
Ma quando la Fininvest (l’azienda dell’attuale presidente del consiglio) mandava centinaia di milioni di lire alle famiglie palermitane per non avere problemi con i ripetitori, non era forse pizzo?
Ma quando si assumeva un boss come stalliere per non avere problemi tra l’altro con i sequestri di persona non equivaleva a pagare un servizio alla mafia?
In una circoscrizione puntare su un candidato in odore di mafia per l’assoluta certezza di vincere non è scendere a patti con la mafia?
Depotenziare il calcestruzzo per fare ospedali e ponti non è un agire mafioso?

Vorrei che chi denuncia una estorsione fosse considerato un eroe. 
Vorrei anche che non fosse obbligato a deporre davanti i suoi aguzzini.
Vorrei però che chi si piega alla legge della mafia per paura non venga emarginato o ancor peggio condannato perché resta pur sempre una vittima. 
Vittima di un sistema complesso che ha reso la mafia così potente e impunibile. 
Punire le ultime vittime nella scala del malaffare mi sembra una follia. 
Chi ad esempio compra dieci euro di marijuana è evidente che finanzia l’illegalità. 
Il deputato che compra mille euro di cocaina contribuisce all’arricchimento del mercato illegale della mafia. Ma loro lo scelgono e nonostante questo restano seduti al loro posto.
Come voler combattere l’evasione fiscale iniziando da chi non paga l’abbonamento alla televisione.
Ma che ne sapete di quelle facce e di quelle voci.

Chi dietro la minaccia è costretto a vendere la propria dignità viene colpevolizzato. 
Non tutti gli uomini nascono per essere eroi ed è questo che rende questi ultimi veramente speciali. Combattiamo contro chi ha inquinato indagini, deviato piste e rivelato segreti. 
Fermiamo chi distrugge le leggi e chi tratta con i boss. 
Lottiamo contro chi lascia le procure senza giudici e chi ha fatto i grossi affari con la mafia.
Il pesce si dice, inizi a puzzare dalla testa.  

martedì

Pupi e Pupari. Mafia e massoneria, affari e politica. L'inchiesta di A. Mazzeo



Massoneria e mafia, affari e politica.
I legami onnipresenti nel Partito Unico Siciliano.
Rappresentanti del potere politico e del mondo imprenditoriale stretti in un disegno che include gli interessi delle famiglie mafiose.
Il luogo è Barcellona Pozzo di Gotto. I nomi sono sempre gli stessi.
Come gli stessi sono i meccanismi che regolano tutto, gli stessi meccanismi denunciati da un coraggioso cronista che ha pagato con la vita, Beppe Alfano.
E’ nuovamente l’ombra del suo omicidio che aleggia sulle indagini della Loggia Ausonia.
Si va avanti costretti a voltarsi indietro.
Tentare di scoprire giochi di vero illusionismo.
Tutto appare evidente. Fin troppo. Tanto da non poter sembrare realtà.
La provincia di Messina, i suoi salotti buoni ed i suoi uffici pubblici.
Tutto infestato da eversione e mafia.
Tenere rigidamente le fila del teatrino. Pupari e pupi.
Medici, onorevoli e ricchi imprenditori coesi nell’inseguimento di un unico fine.
A tutti i costi.


Leggi la nuova inchiesta di Antonio Mazzeo.