venerdì

Buon anno alla disperazione.




Vorrei fare gli auguri di buon anno a tutti. A tutti, tutti però.
A quelli che sperano di stare meglio in salute, tra corsie d’ospedali ed esami di laboratorio;
A quelli che piangono chi non c’è più, tra una foto in cornice e fiori da comprare;
A quelli che aspettano giustizia, tra ricorsi bollati e muta disperazione;
A quelli che non hanno più niente, tra preghiere e lacrime salate;
A quelli che della vita conoscono solo i soprusi, tra la rassegnazione e la rabbia da ingoiare;
Auguri per il nuovo anno, tra brindisi e scintillii, tra guerre e sangue che cola, tra solitudine ed ingiustizia. Auguri. Ma da festeggiare in fondo c’è veramente poco.

lunedì

Riforme con la cupola

Dialogo sulle riforme: al tavolo delle trattative interverranno insieme a Berlusconi anche Matteo Messina Denaro e Totò Riina. E’ giusto che per le riforme intervengano tutte le forze in campo. Oltre ai corruttori anche i mafiosi chiedono di dire la loro sulla prossima legge elettorale.
Il latitante Matteo Messina Denaro darà la sua adesione attraverso i "pizzini" che farà recapitare da qualche parlamentare palermitano vicino agli ambienti di Forza Italia.
Riina invece presenzierà attraverso la teleconferenza e per l’occasione i suoi interventi verranno filmati da una casa di produzione vicino a Forza Italia per la seconda parte de “Il Capo dei Capi”.
Berlusconi con la sua solita modestia dichiara: «Non ho corrotto nessuno, ho solo promesso», non so se posseggo l'autorità per sedermi al tavolo delle trattative. Dell'Utri lo rassicura. Anche i magistrati lo rassicurano, chiedere ad un funzionario pubblico qualcosa in cambio di una promessa è corruzione, quindi ne confermiamo la legittimità.

sabato

Qualcosa in cambio di altro

Io corruttore, no è stata la magistratura a intimidire alcuni senatori.
Questa è la sintesi delle dichiarazioni di Berlusconi di ieri sera.
Il cavaliere dice di aver utilizzato “un metodo maieutico socratico, usando parole di estrema correttezza, facendo ciò che un politico deve sempre cercare di fare: convincere gli altri". Offrire qualcosa in cambio di altro.
Del resto se Berlusconi parlava di spallata al governo doveva avere le sue ragioni e certezze. Se non fossero intervenuti i magistrati a guastargli la festa lui ci sarebbe riuscito.
Sempre queste toghe rosse. L’ennesimo stravolgimento della verità.
Lui, ci sarebbe riuscito a far cadere il governo, grazie anche ai vertici della Rai, ma sono riusciti a scoprire le sue pedine. Le indagini di polizia giudiziaria avviate al fine di ricostruire una vicenda che presupponeva l’accertamento del reato di corruzione (offrire qualcosa in cambio di altro). Ma tutto questo secondo Berlusconi non è un accertamento della verità che per altro è obbligatoria in questo paese per i reati penali. “Qualcuno di questi senatori è stato pedinato, filmato mentre veniva a casa del capo dell'opposizione. Qualcuno di questi senatori è stato interrogato e intimorito dai pubblici ministeri con interrogatori durati anche 8 ore.”
Berlusconi le è andata male. Capita. E’ stato scoperto, se ne faccia una ragione.
Le conviene a questo punto usare con Mastella “un metodo maieutico socratico usando parole di estrema correttezza” offrendo qualcosa in cambio di un trasferimento dei procedimenti a suo carico. Questo si può fare.

venerdì

Sciopero e coltelli

Lo sciopero degli autotrasportatori. Contrari o a favore?
Se qualcuno si schiera con camionisti e padroncini, può passare per uno che vuole l’Italia in ginocchio per uno sciopero che non garantisce nemmeno i servizi indispensabili.
Se qualcun altro lo attacca, per gli effetti devastanti avuti appunto sulla nazione e sull’economia, può essere tacciato come chi è contro i diritti dei lavoratori che protestano.
Ma non sarebbe meglio fare una attenta analisi dei motivi che hanno provocato lo sciopero e le violente ripercussioni che questo ha avuto sul paese?
Dal 2002 al 2007 (solo cinque anni) il prezzo alla pompa del gasolio è aumentato dell’85% .
Sempre per la logica del profitto (la stessa che non permette ad una acciaieria di Torino che deve chiudere di fare gli adeguamenti di sicurezza) molto spesso si ricorre all’impiego di extracomunitari nel settore dei trasporti, sottopagati e sfruttati a scapito della sicurezza. La sicurezza ovviamente non si riduce perché a condurre un autotreno è un rumeno e non uno di Viterbo, ma perché il rumeno viene fatto lavorare per molte più ore, per meno soldi, e se non va bene si manda a casa.
Argomenti validissimi per uno sciopero.
In Italia è da anni che si persegue (solo come impegno propagandistico) la politica della riduzione del trasporto su gommato a favore del treno e delle vie del mare. Mai fatto. Tant’è che se per tre giorni (solo tre) i camionisti si fermano la nazione è in ginocchio. Lo sciopero è un diritto, ma va regolamentato. Ma se parliamo di diritti è giusto anche dire che è un diritto non aderirvi, piuttosto che essere costretti a fermarsi per minacce e danneggiamenti. Certo è, che anche nelle fabbriche durante gli scioperi qualche operaio veniva bloccato ai cancelli dai manifestanti.
Ma la cosa più grave credo sia un’altra. Il Governo dinanzi ad una situazione che qualcuno ha voluto paragonare a quella cilena, è stato costretto a trattare. Prodi da Lisbona fa sapere che il governo ha ristabilito la sua autorità”, suscitando ovviamente l’ilarità degli altri membri del parlamento europeo. Il problema credo sia un altro, ben sottolineato dal prof. Ugo Ruffolo.
“Quando a scioperare sono i minatori fuori dal luogo di lavoro o i ricercatori di qualche laboratorio scientifico che studia la cura ai tumori non se ne accorge nessuno” ha sottolineato Ruffolo durante un intervista.
Bene, allora o concediamo a tutti i lavoratori la stessa forza o non permettiamo più che una sola categoria blocchi un intero paese. Altrimenti minatori e ricercatori al prossimo sciopero saranno autorizzati a tagliare le ruote ai camionisti almeno si dovrà anche con loro “ristabilire l’autorità” del governo.

Una sola giustizia

E’ difficile paragonare i drammi, l’atrocità, la feroce sofferenza provata dai familiari di chi muore in modo inspiegabile ed incolpevole. Il dolore è DOLORE. Le lacrime scorrono in modo uguale per tutti. Il vuoto nell’anima assorbe ogni respiro. Non c’è modo di essere diversi nel vivere la perdita di un figlio, un padre o un fratello che viene strappato alla vita mentre compie il suo dovere o esercita un suo diritto.
I morti delle acciaierie di Torino ci fanno paura. Uomini che vanno a lavoro (un lavoro che tra qualche mese sarebbe finito) per mantenere le loro famiglie da operai, perché l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Perchè è un loro diritto. E’ un loro diritto lavorare in sicurezza. E’ un diritto non rischiare la vita per guadagnare un sacrosanto salario. Il vescovo ai funerali dice: “la salute non può essere venduta per il lavoro.
Poi c’è il dolore che muta in rabbia. Poi c’è dentro ognuno la voglia di giustizia. Disastro colposo.
Responsabilità. Questa parola viene ripetuta da più parti. Sindacati, governo, familiari e stampa.
Basta, chi è responsabile pagherà. Non tutto era a norma. Un estintore scarico ed un telefono guasto, i sensori non c’erano. Accertare le responsabilità.
Tutto vero e sacrosanto. Ci vuole una maggiore attività di controllo da parte degli organi preposti.
La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità. Il lavoro è uno strumento per vivere non per morire.

In Calabria una ragazza di sedici anni ricoverata nel reparto Otorino muore sul tavolo operatorio perché secondo i puntuali ispettori del ministero, i medici non erano preparati. Negli ultimi tre mesi tre morti sospette. Tre inchieste. Ispettori, Nas e ASP, tutti all’opera per accertare le responsabilità.
Nell’ospedale calabrese subito dopo vengono chiusi 13 reparti. Non tutto era a norma. Gravi irregolarità. Gli ospedali sono luoghi di lavoro ed anche di cura. Anche questi cittadini esercitavano un loro diritto quello alla salute. Anche i loro familiari hanno provato l’immenso vuoto di chi assiste inerme al dolore più grande. Anche loro vogliono giustizia. Loro come le migliaia di famiglie che hanno perduto qualcuno per una tubatura guasta, un errore umano, un’attrezzatura mal manutenzionata. Curarsi vuol dire vivere non morire.
In fabbrica (privata)
c’è un amministratore delegato, un responsabile sicurezza e via via tutti coloro i quali avevano un ruolo utile ad impedire quella tragedia, tutti raggiunti da un doveroso avviso di garanzia. Questi pagheranno. Forse poco, ma pagheranno.
In ospedale (pubblico)
c’è un direttore sanitario, un direttore generale, un primario e tanti medici, ma loro non pagheranno. Sicuro.
Azienda ospedaliera, Asl, Regione, Ministero, si scaricheranno la responsabilità a vicenda. E’ la storia della mala sanità. Medici eseguiranno perizie sulle attività di altri medici e tutto si sgonfierà.

Del resto comune denominatore di queste tragedie è proprio l’inefficienza del pubblico. Un operaio dell’acciaieria prima del disastro, chiama al telefono l’asl di Torino per segnalare le gravi irregolarità sui protocolli di sicurezza, ma la risposta dell’organo preposto al controllo della sicurezza sul lavoro risponde: “mi mandi un fax”.
Non si possono paragonare le morti, ma certo si potrebbe pretendere una sola giustizia.