La domanda è sempre la stessa, “perché non scrivi più?”
La regola vuole che ad una domanda non si risponda con un
altro quesito, ma io puntualmente dico “perché dovrei?”.
Questo blog, come qualche altro milione sulla rete, doveva
essere un diario personale dove appuntare riflessioni e pensieri.
Nato un po' così, con
il passare del tempo si è trasformato.
Attenzione, ho detto trasformato e non migliorato.
Fatto è che è divenuto qualcosa di diverso.
Ho scritto di politica e di cronaca, ho ripreso e commentato
sentenze e mi sono esposto ospitando amici giornalisti.
Mi sembra sia passato un secolo.
Non certo perché nel frattempo le cose siano poi così tanto
cambiate ma solo perché, a quanto pare, sono cambiate le mie reazioni di fronte
a ciò che accade
Ma non è questo il luogo idoneo per spiegare concetti da
riservare per lo più ad un lettino per terapie psicoanalitiche.
Insomma mi sono
sentito un po' schiacciato dal peso di aspettative che forse non ero più
in grado di accontentare. Non sono un giornalista io.
Per vivere faccio altro.
Non sono un bravo scrittore nè un sagace commentatore.
Ho sempre scritto con la stessa capacità e competenza di chi
parla di calcio seduto al tavolino di un bar.
Vorrei tornare a fare questo.
Scrivere di cazzate.
Per le cose serie ci sono centinaia di altri posti dove
andare.
I link che indico a destra sono solo una piccola parte.
Qui vorrei che si trovassero solo pensieri, episodi di
bulimia da informazione, ovvero ciò che la mia mente filtra e rigurgita dopo
averla appresa.
Non avrò più il mio bel “pacchetto” di lettori, che
ringrazio per quanto in passato hanno fatto ma che, allo stesso tempo, invito
ad abbandonarmi, come a volte capita per le ferie con gli anziani.
Lasciatemi al mio solitario abbandono tra le stanze di un
pensionato dai muri scrostati, tra file di letti di ferro e puzzo di vomito.
Anche perché adesso non riesco a capire più tante cose.
E vorrei scriverlo.
Annotare di come la confusione aumenta andando ad informarmi
su ciò che accade.
Compro qualche quotidiano e un settimanale, apro le news dei
siti tosti, quelli che urlano agli scandali e ci arrecano tremori ai muscoli
primari con le loro inchieste sconvolgenti e mi indigno certo, ma stento a
capire comunque alcuni meccanismi che precedono e seguono i fatti.
La desolante normalità piatta ed ottusa che accompagna la
devastazione di un paese.
I giochi che si svolgono ai livelli più alti, nelle stanze
segrete dei grandi potenti e tra gli uomini dell’antistato, lasciando al resto
della popolazione la sensazione che tutto sia inevitabile.
L’inesorabilità dell’altrui convenienza, di quella di chi ci
controlla facendoci credere di potere scegliere.
Voglio scrivere di cazzate.
Di quando mi commuovo guardando la luce del mio stretto, i
contrasti imbarazzanti di un mare che si colora di tinte irreali e di un cielo
che assiste attonito.
Di quel vecchio che piange per strada e della donna che cammina
stanca la sera perché l’autobus non passa.
Di cose minime e quotidiane.