sabato

La rabbia degli studenti di Messina

Ricevo, pubblico e mi arrabbio:

Occuparsi dei disastri dell'università di Messina ultimamente sta diventando un hobby,e non mi riferisco nè a voi nè a Santoro,ma a chi si permette di accusare la totalità degli studenti di quest'ateneo di omertà quando è palese che siano le vittime assolute di questo sistema.Penso che in questo contesto sarebbe ancora più significativo parlare dei fatti di ieri.Vi faccio un breve riassunto.

In vista dello sciopero nazionale del 12 dicembre,il movimento studentesco cittadino contro la l.133 aveva organizzato un corteo di protesta nelle vie del centro fino ad arrivare alla stazione.I lavoratori dell'atm,l'azienda trasporti pubblica,in lotta da tempo per la mancata corresponzione di tre mensilità,avrebbero dovuto partecipare al corteo e nella giornata di ieri,tra le 4 e le 10 del mattino,hanno attuato una forma di protesta piuttosto radicale,occupando i traghetti e le linee ferroviarie.Forse per evitare che l'episodio si ripetesse,malgrado fosse impossibile bloccare qualcosa che era già bloccato da ore per il maltempo (a testimonianza si potevano chiamare in causa gli autisti dei 400 tir bloccati in coda per le strade della città dal mattino),forse per le linee politiche di repressione del dissenso del nuovo vicequestore cittadino,al corteo,che si svolge pacificamente sotto una pioggia torrenziale che determina un'affluenza ridotta (circa 50 persone),le forze dell'ordine superano di gran lunga il numero dei partecipanti.Giunti all'università centrale il corteo si scioglie e si indice un'assemblea in un'aula della facoltà di giurisprudenza (contigua al rettorato),il cui uso da parte del movimento era stato garantito in precedenza proprio dal rettore e dai suoi portavoce.Poco dopo l'inizio dell'assemblea,una decina di poliziotti entra nell'aula intimandoci di lasciare quei locali,poichè l'autorizzazione ricevuta è in contrasto con la tesi di un delegato del rettore che asserisce di essersi appena consultato con il Magnifico e che lui abbia espresso chiaramente la volontà di non concederci lo spazio.

A quel punto gli studenti decidono di chiedere chiarimenti al rettore stesso su questo repentino,quasi umorale,cambiamento d'opinione.Serpeggia il sospetto che sia legato all'intenzione del movimento di prendere una posizione unitaria sulle vicende giudiziarie che coinvolgono proprio il Magnifico in un'assemblea pubblica.Ma è evidente che non è possibile aprire un dialogo sull'argomento,posto che,oltre a seguirci e tentare di mimetizzarsi in mezzo a noi,la polizia,ma soprattutto il vicequestore di Messina,sceso in prima linea contro questi 20 o 30 studenti facinorosi bagnati come dei pulcini e tremanti per il vento freddo,blocca tutte le porte del rettorato e anche i cancelli laterali che ne permettono l'uscita.Siamo in trappola nel cortile,sotto il diluvio perchè non ci è permesso entrare nei locali della nostra università,ma nemmeno uscirne.Se la Chiesa ha rinnegato il limbo è evidente che la questura di Messina vuole ripristinarlo,non concependo alternative a quel ridicolo sequestro di fatto che ci lascia sulle scale (nè fuori,nè dentro).Alla nostra richiesta di spiegazioni sull'ostruzione di ogni porta tale da non consentire l'ingresso dei dipendenti dell'università nè l'uscita dei partecipanti ad un convegno che nel frattempo si svolge nei locali della facoltà di giurisprudenza ci viene risposto che il rettore non "ci vuole e non ci può ricevere".Intanto la situazione degenera (sempre e solo dialetticamente) fino all'affermazione di un poliziotto secondo cui per entrare all'università abbiamo bisogno di "un'autorizzazione scritta del rettore e della polizia!".A questo punto,convinti che quella forma di controllo/persecuzione sia legata ad un fraintendimento sulle sorti del corteo che la polizia crede sia ancora in corso,proclamiamo ufficialmente sciolto il corteo e decidiamo di disperderci artificiosamente in modo da non avere più bisogno,nè diritto,a quello straordinario schieramento di forze dell'ordine.Il ragazzo che prima cercava di dialogare,dopo essere stato minacciato viene seguito e fatto oggetto di identificazione per due volte consecutive.Quando torniamo alle porte la polizia resiste sulle sue posizioni e al secco rifiuto stavolta si accompagna la chiusura delle porte stesse.

Quindi,con un gruppo ulteriormente sfoltito,decidiamo di recarci al convegno organizzato dal Cesv di Messina su integrazione e solidarietà con le minoranze straniere.Tanto per cambiare ci viene negato l'accesso anche li.I casi sono tre:o L'Italia non è più un Paese libero,o l'Università ha già smesso di essere pubblica,o siamo in uno stato di polizia senza palesi dichiarazioni ufficiali in merito.Non solo non possiamo transitare all'interno dei locali della sede centrale nemmeno per usufruire dei servizi igienici (a me personalmente viene richiesto di "cercare una soluzione alternativa"),ma non ci è data la possibilità di seguire un convegno che dovrebbe essere destinato a noi.Anche li,la polizia chiude le porte d'ingresso.D'altronde già in precedenza ci era stato bloccato l'ingresso al rettorato,proprio il giorno di un'assemblea generale d'ateneo autorizzata,per cui abbiamo dovuto sfruttare un ingresso laterale chiuso dagli agenti dopo qualche minuto con catena e lucchetto.Una ragazza telefona a suo padre,uno dei relatori dell'incontro,il prof.Mantineo,chiedendogli di scendere a prenderci,dato che per qualche motivo non siamo autorizzati a prendere parte ai lavori.Il prof viene all'ingresso e inizia a parlare con il vice questore davanti a noi,ma quest'ultimo provvede tempestivamente a far sbarrare la porta tra noi e la discussione con Mantineo.Sarà proprio l'intervento del professore,che si reca a colloquio con il magnifico rettore per ricordargli caldamente che l'Università è degli studenti,che verremo ammessi,chiaramente scortati fin dentro l'aula,alla conferenza,dopo la quale saremo portati fuori dove ancora aspettano le camionette e gli agenti in tenuta antisommossa.

Spero che qualcuno saprà dirmi non solo che democrazia c'è in questo sistema ma anche in quale parte gli studenti del movimento risultano silenziosi,omertosi o conniventi.

Uno studente.

Nessun commento: