mercoledì

Auguri d'elefante.

Tocca anche a me.


E’ anche giusto nei confronti di chi mi legge e di quelli che invece leggo io.


L’arrivo del nuovo anno mi emoziona ogni volta.


Un coro di speranze e promesse si alza dal nostro pianeta nei confronti della sorte o di un dio sperato.


All’alba del nuovo giorno, come farfalle si involano mille buoni proponimenti e si attendono i relativi compensi.

Ma le farfalle si sa vivono solo un giorno.


Per molti è salute, per altri è un aiuto.

Per tantissimi sono bisogni primari.


A chi mi legge auguro che l’impegno sia sapere dare del bene ed il compenso sia riceverne altrettanto.

A chi mi legge auguro non siano caduche farfalle ma possenti elefanti che perlomeno vivono cent’anni.


Buon anno a Voi giusti.

Non vi auguro buone feste.

La mia casella mail ne conta già 14 di messaggi con oggetto “buone feste”.

Tra poco arriveranno anche gli sms.

In molti siti e blog si porgono i più sinceri auguri ai lettori, clienti, fornitori e via dicendo.


Questa onda di bontà e tenerezza che esplode in questo periodo mi ha sempre fatto incazzare.


“Ma dai è natale…”


Proprio per questo motivo, vorrei che nelle tavole imbandite per la cena o il pranzo della festa, in mezzo alla serenità che esplode dai volti dei bambini, dai pacchi ben confezionati e dai ricchi cestini, qualcuno avesse la consapevolezza che io non gli auguro buone feste.


Al primario, che alla vigilia ha fatto il giro in corsia in mezzo a uomini e donne sofferenti, attaccati a tubicini e con i volti segnati dalla disperazione, per poi andarsi a ritirare il proprio regalo dall’amico a cui ha fatto ottenere un appalto per la fornitura di pessimi prodotti medicali, per finire con la cena a casa del collega che ha la clinica privata a cui lui smista i pazienti più abbienti o disperati, non auguro buone feste.


Non le auguro neanche a quegli uomini che hanno fatto dell’esercizo della violenza e del terrore la loro ragione di vita, calpestando la dignità di altri uomini per un loro fine o per il bene della “famiglia”, quella stessa famiglia che ora si ritrova a giocare a tombola per far divertire i picciriddi.


A quelli che dovrebbero servire questo Stato ed invece si ritrovano al solo servizio dei potenti di questo Stato.

Quelli che tra il fumo e l’odore di morte che si diffonde nell’aria di una via di Palermo hanno pensato di prendere ciò che poteva restare del lavoro di un uomo. Lo hanno fatto forse senza coprirsi la bocca, respirando il frutto di un sacrificio. Piccole particelle fatte di uomini coraggiosi che gli sono penetrate dentro senza però piegarlo alla giustizia.


Quelli che deviano, depistano, omettono ed hanno reso questo paese come diceva Sciascia, un paese senza verità.


Quelli che infondo non c’è niente di male a fare false certificazioni per gli amici, o quelli che infondo un concorso meglio farlo vincere a chi ti porterà rispetto per sempre.


Quelli che a casa in questi giorni è stato un via vai di cestini e preziose bottiglie con biglietti di ringraziamenti vivissimi per favori resi.

Quelli che fanno il giro delle telefonate ai loro amici in grembiule, la compagnia dei “muratori” che muovono le fila del nostro Stato animati solo dal loro tornaconto.


Quelli che non hanno paura della giustizia, perché può essere una brutta bestia per tanti, ma per loro si addomestica.


Quelli che ricevono la telefonata di auguri e rispondono: "No cazzo, non devi chiamarmi a questo numero, te l’ho detto mille volte che posso essere intercettato!"


Quelli che andranno alla messa di mezzanotte e lasceranno scivolare nel cestino delle offerte una banconota da 50 per mettersi la coscienza a posto.

Quelli che non vogliono dire la verità e si batteranno il petto tra i fumi dell’incenso nei banchi di una cattedrale.


A tutti questi, senza alcuna ipocrisia, non auguro buone feste.


Non posso augurare di passare questi giorni con la serenità che spetta ai giusti.


Gli auguro invece che al suono delle campane a festa o guardando gli occhi di un figlio che scarta un regalo, possano essere colti da un rimorso, un lieve tarlo che gli arrivi dal cuore alla gola.

Un rigurgito di coscienza che possa per un attimo annebbiargli la vista.

Magari anche qualche lacrima.

Agli increduli ospiti potranno dire che è solo emozione.

Ma mi auguro che sia il dolore che come una condanna prova chi offende.


A tutti gli altri neanche a dirlo, buone feste.

venerdì

Racconti di Natale

Quando non ho fretta amo fare la spesa al supermercato.

Girare tra gli scaffali in cerca di prodotti in offerta o cose mai provate.

Mi piace guardare i prezzi e le novità gastronomiche.

Un buon spunto per un’analista.


L’altro pomeriggio mi aggiravo quindi con il mio carrellino nel mio solito supermercato, stranamente non troppo affollato.

Fuori pioveva a dirotto e soprattutto non c’era nulla che mi premesse fare fuori da lì.


All’entrata notai due anziani, marito e moglie che discutevano sull’opportunità di prendere il carrello e non i cestini.

Con calma e pazienza, lei valutava la capienza dei recipienti verdi in plastica.

No è meglio il carrello.


Avevo notato una sorta di leggerezza in quei dialoghi.

Frasi “minime” ma come farcite di felicità nuova.

Avevano vestiti modesti e facce da nonni.

Lui aveva un giaccone cremisi e pantaloni pesanti marroni.

Lei un cappotto di lana grigio scuro e una gonna nera.

Sembravano due bambini dentro un negozio di dolciumi.

Mi stupiva e mi rallegrava allo stesso tempo osservare quell’alone di serenità in due anziani coniugi, segnati dalle vicende che segnano tutti nella vita, con l’evidente ristrettezza economica che traspariva dai loro abiti e dalle rughe dei loro volti.

Li intravedevo di tanto in tanto nei corridoi e provavo una infinita tenerezza. Vicini l'uno all'altra si aggiravano come persi in mezzo a quella festa di cose da comprare.


Ero nel reparto dei dolciumi. Insieme a quello dei vini è il mio preferito.

Biscottini e cioccolatini di ogni forma e gusto. La festa del cacao, in ogni sua forma e stato.


Eccoli di nuovo.

Il carrello conteneva un panettone farcito, un pandoro, delle bacchette di torrone, una bottiglia di spumante asti, due bottiglie di cocacola, due di aranciata e dei succhi di frutta.

La spesa di natale pensavo.

Mi passarono accanto e si fermarono per prendere dallo scaffale una confezione di torroncini assortiti.

Lui chiese: a quanto siamo?

Lei rispose: quasi 40 euro.


Sorrisi e mi allontanai verso la bottiglieria.

Non sono un bevitore di vino però mi piace possedere qualche bottiglia di marca. Preferisco i vini siciliani e mi fermo a cercare qualche etichetta che non conosco.

L’ultimo reparto che visito è quello dei surgelati.

Dalle figure riportate sulle confezioni si possono vedere pietanze prelibate e molto elaborate che a leggere l’etichetta sono realizzabili con il solo inserimento del prodotto in un microonde.

A volte mi sono fatto fregare dalle splendide illustrazioni.

Guardo l’orologio e mi accorgo che la mia tranquilla spesa anti-stress deve concludersi. Dentro il carrellino una bottiglia di vino Calatrasi, una bustina di risotto liofilizzato ai frutti di mare e poco altro.

Mi avvio alle casse.

Poca fila.

Rivedo i due anziani clienti e mi accodo al loro carrello.

Ora ci sono dentro due confezioni colorate contenenti due bambole tipo barby e una macchinina della polizia.

I regali per i nipotini.

Tre pacchettini di cioccolatini misti kinder e un paio di pantofole di velluto per uomo.

I due continuavano a scambiarsi rapide frasi quasi sottovoce.

Sorridevano spesso.

Arriva il loro turno alla cassa.

Il bip dello scanner contava e sommava gli importi degli articoli.

Mi accorsi anche di un latte detergente Nivea da 3,90.

La cassiera gentile e sorridente chiese se volevano comprare un biglietto telethon da due euro.

La signora sorrise e con degli occhi azzurro chiaro che non avevo notato prima annuì.


Centotrenta e ventisette.

La signora chiede al marito qualcosa.

Lui le porge la Social Card e quindici euro.

La cassiera la passa nel pos. Non passa.

Riprova. Niente.

Signora c’è qualche problema con la carta, credo non ci siano soldi dentro.

Loro sorridono entrambi un po’ perplessi ora.

Noi non l’abbiamo mai usata.

Dal microfono viene chiamato un responsabile.

Mi spiace le stiamo bloccando la cassa dice sottovoce l’anziana cliente.

Arriva un signore dai modi sbrigativi e decisi, prende la carta, la passa nel lettorino e dice: “questa carta non ha credito perché ancora deve essere caricata, capita.”


Parlando senza alcuna espressione spiega che alcune carte arrivano senza credito e che verranno caricate nei prossimi giorni. Non si può fare altro che pagare in contanti.

“Ma noi non abbiamo questi soldi.”


Quella frase sembrava pronunciata da una bambina a cui chiedono un milione di euro.

Con stupore e rassegnazione.

Era la spesa di natale.

C’erano i giochi dei nipotini e le pantofole nuove.

C’era la crema da passare la sera prima di dormire ed i dolcetti da offrire per le feste.

L’uomo con la sua raggelante inespressività dice alla cassiera di stornare l’operazione.


I due clienti imbarazzati riposano la carta nel borsellino e salutando mestamente vanno verso l’uscita.

Signorina ci scusi ancora e tanti auguri. Auguri anche a voi.


Usciti per come sono entrati.

Lei con la borsa nera e lui con l’ombrello.

I capelli bianchi e le rughe sul volto.

Un cappotto grigio ed un giaccone cremisi si allontanano sotto la pioggia.

Signore prego…

Guardo la cassiera. Poso il cestino sul pavimento.

No grazie devo andare.

L'Università di Paperopoli

Dopo la bufera che ha investito l’Università di Messina ed il suo rettore a causa di una serie di concorsi che apparirebbero pilotati, la magistratura indaga a tutto campo.


Le telecamere delle maggiori reti nazionali e noti cronisti d’assalto hanno scoperchiato una condotta nelle assunzioni di impiegati, ricercatori ed assistenti, assai allegra.


Sembrerebbe che a beneficiare di questa pratica clientelare siano stati figli e parenti di illustri professori, magistrati e mammasantissima vari.

Di ieri è la notizia che anche l’ex presidente del consiglio comunale di Messina, già implicato in una brutta storia di corruzione, abbia ricevuto il suo regalo da Tomasello & Co.

Gli inquirenti stanno spulciando tutte le pratiche dei concorsi dal 2005 in poi.


Altri inquietanti sviluppi si stanno allargando sotto i loro attenti occhi.

Altri nomi importanti avrebbero ottenuto favori e vantaggi dal rettorato.


Nei corridoi della Procura girano i nomi di Bin Laden (proposto per un posto da ricercatore nella facoltà di filosofia e teologia), Antonio Cassano (vincitore di concorso come assistente in Lettere Antiche) e Bernardo Provenzano (dirigente del dipartimento di Economia Aziendale).


A sollevare il sipario su quest’altro filone di indagine sarebbe una super testimone bocciata al concorso per Primario all’Istituto di Medicina biotecnologia dello stesso ateneo. L’identità di quest’ultima è sotto rigorosa copertura, ma alcune indiscrezioni ricondurrebbero a Valeria Marini.


A quest’ultima alcuni giornalisti hanno rivolto alcune domande sulla sua attinenza al ruolo oggetto di concorso e la stessa ha risposto: visto che alla fine il vincitore è risultato Aldo Biscardi, non capisco perché non potevo essere io, che tra l’altro con il camicie bianco sto molto meglio di lui.


Nel frattempo dalla Disney fanno sapere che nessun loro membro ha mai ricevuto regali dal rettore.

Nella stessa nota consegnata alle agenzie concludono sostenendo l’assoluta estraneità di Topolino con Tomasello ed affermano che il posto di ordinario gli è stato affidato per merito.

giovedì

Senza parole

Gerard Foucaux, il mimo sta morendo.

L’artista, il saltimbanco, il clown sta andando via silenziosamente.

E’ stato il mimo, il simpatico e flessibile giullare con il viso bianco e la bocca cucita. Migliaia di bambini, me compreso, hanno riso alle sue esibizioni, c'era un qualcosa di magico nella sua straniera movenza.

Dalla Normandia era giunto nella nostra città per esibirsi nelle scuole e insegnare la sua arte a chi ne aveva voglia.

Vivendo soprattutto la strada ed il bar, per continuare, come dice lui, a rendere visibile l’invisibile.

Ora il mimo, nella sua stanza d'opsedale, illuminata da freddi neon, sta andando via così, mimando la morte.

Senza parole.

mercoledì

Odo rintocchi di campane


La pratica De Magistris sembrava liquidata, risolta, dimenticata.


L’ennesimo tentativo della politica di difendersi dai processi sembrava essere andato a segno.

Avocazione e trasferimento.

Rimprovero e punizione.


Fiumi di parole in quei giorni erano state impiegate per difendere l’operato di De Magistris.

Niente da fare.


CSM e Governo tutti concordi: ha sbagliato, deve andar via, lontano dove non può più nuocere!


In molti hanno gridato per non permettere l’apposizione di una lunga linea nera sulle inchieste Why Not e Poseidone.


La campana della giustizia suonava a morto a Catanzaro, ma suonava, come scriveva Jhon Donne, per tutto il paese.

L’ennesimo atto di forza del potere sull’amministrazione della giustizia.


Come a “nascondino” qualcuno aveva fatto “liberi tutti”.


Le inchieste smembrate, gli indagati alleggeriti, tutto passato.

Che spavento però.

I mesi avevano cancellato ogni ombra sui potenti coinvolti.

Il Caso De Magistris scomparso dalle cronache e dagli approfondimenti.

Tutto secondo copione.


Il canovaccio non prevedeva altri sviluppi.

Non doveva essere un romanzo giallo con improvvisi e rocamboleschi “colpi di scena”.

Qualcuno aveva già riposto il faldone nel suo archivio.


Poi come una goccia che scorre sul bordo di un bicchiere, lenta e inesorabile, arriva l’improvvisa accelerazione. Il cambio di traiettoria.

La Giustizia si fa giustizia.

Gli attacchi a De Magistris lo hanno danneggiato con le finalità di favorire gli indagati.

Non era giusto. Ma non solo.


Gli atti di avocazione, trasferimento e revoca, compiuti dai vertici dell’amministrazione giudiziaria erano illegali.


Insomma qualcuno commettendo reati è riuscito a fermare due inchieste, diffamare e calunniare un magistrato, richiederne, ottenendolo, il trasferimento di quest’ultimo.

Il tutto con il placet dell’Associazione Nazionale Magistrati e Consiglio Superiore della Magistratura.

Oggi dei magistrati di Salerno hanno sfidato i burattinai.

La campana continua a suonare.

martedì

Le scelte di Cosa Nostra

Depositate le motivazioni della sentenza che spiega le condanne ai boss di Cosa Nostra.

430 anni di carcere al gotha della mafia.

Tracciati rapporti tra Cupola e Politica.


(Da un pizzino di Provenzano risalente all’ottobre del 1997n.d.r.):


“Ora tu mi informi che hai un contatto Politico di buon livello, che

permetterebbe di gestire molti e grandi lavori, e prima di continuare tu volessi sapere come la penso io: Ma non conoscento non posso dirti niente, ci vorrebbe conoscere i nomi?

E sapere come sono loro combinati? Perché oggi come oggi non c’è da fidarsi

di nessuno, possono essere Truffaldini? possono essere sbirri?

possono essere infiltrati? E possono essere sprovveduti?

E possono essere dei grandi calcolatori, ma se uno non sa la

via che deve fare, non può camminare, come io non possono dirti niente”.



(continua motivazione depositata n.d.r.)

Il 2006 è un anno cruciale per la politica italiana e regionale.

Cambierà la composizione di Camera e Senato, si rinnoverà

l’Assemblea regionale Siciliana, si rinnoveranno tanti consigli comunali.

Cosa Nostra è in stato di fibrillazione, gli uomini di Provenzano

sono in stato di “all’erta”.

Il “Gotha” è chiamato a scelte importanti che lasceranno il “segno”

per gli anni venturi.

La decisione sulla coalizione da votare sembra scontata, c’è una netta

preferenza per il Polo delle Libertà.

Piuttosto, bisogna decidere se “internalizzare” larappresentanza

politica, ossia se mobilitare il proprio peso elettorale infavore

di membri interni alla associazione da presentare come candidati,

appoggiando quindi persone legate da stretti vincoli di amicizia

o parentela al capo o ai capi delle cosche (...)

I boss vogliono essere pronti per il momento cruciale in cui si giocherà la partita.

Pretendono posti nel consiglio comunale e in quello provinciale.
Scelgono candidati per le elezioni ormai prossime e si attivano per

affiancarli a uomini influenti dello schieramento del Polo delle Libertà,

in particolare di Forza Italia e dell’UDC.


(Sentenza rip. Corte di Cassazione su rapporti Mafia Politica n.d.r.)


“per un verso, il politico è consapevole di poter fare affidamento su

un apporto sicuro di consensi, essendo sin troppo ovvia la capacità del

sodalizio mafioso di orientare le preferenze di un cospicuo bacino

elettorale - dall’altro, l’organizzazione si assicura la piena disponibilità

del candidato che, una volta eletto, potrà, alla bisogna, mettere a

disposizione del sodalizio importanti attività o servizi dell’apparato

istituzionale, sì da favorire, in qualsivoglia maniera, gli interessi mafiosi.

Una delle possibili espressioni di utilità è certamente rappresentata dal

condizionamento del settore dei pubblici appalti, che ha costituito,

notoriamente, un ambito di attenzione di primario interesse per la

consorteria mafiosa, tanto più in un determinato momento storico,

allorquando i successi dell’attività investigativa ed un più attento controllo

del territorio hanno reso problematico il libero esercizio delle ordinarie

attività illecite, costituenti la tradizionale fonte di sostentamento per

l’organizzazione.