giovedì

Mozzarella alla diossina. Non è una Bufala.

Mozzarella di Bufala alla diossina. La Corea prima ed il Giappone dopo, bloccano le importazioni dall’Italia. In un paio di giorni il crollo delle vendite ha causato secondo il consorzio mozzarella di bufala DOP un danno da 30 milioni di euro.
L’intervento è immediato.
Ministero degli Esteri , della Salute, delle Politiche Agricole, Commercio Estero insieme a Regione Campania e tutte le ASL competenti, si ergono a difesa del prodotto “made in Italy”.

Che figura farebbe il nostro paese ad ammettere al mondo che gli ultimi governi non hanno saputo cedere alla tentazione di distruggere in società con la criminalità organizzata una intera regione. Ed allora si mente.

E’ tutto sotto controllo, ogni allarme è immotivato.

Si cerca di convincere i clienti esteri che è tutto a posto, i controlli funzionano. Intanto però scattano sequestri cautelativi per più di 60 allevamenti.
Un po’ di mozzarella si blocca alle frontiere asiatiche, un bel po’ di soldi vanno in fumo e tutti si agitano, indagano e sequestrano. Si invia in tutta fretta un rapporto di verifica alla Commissione Europea.

La reazione del governo è immediata e decisa.
Nessun allarme di contaminazione. Le prove sui campioni non rivelano nulla.
I solerti funzionari campani e quelli nei ministeri tentano di mettere una pezza.

La verità sulla Campania è assai diversa.
In alcune aree della Campania come Acerra e Cercola sono stati misurati nel terreno picchi di 50 e più picogrammi di diossina, si deve ricordare che a Seveso, per 49,6 picogrammi, intervenne l’Esercito con reparti specializzati per la bonifica.
La diossina è persistente nell’ambiente: inquina terreno, falde acquifere, vegetali ; si accumula nell’organismo di uomini ed animali, è molto tossica.
Ciò che appare è che per dieci anni la Campania è stata invasa dai rifiuti speciali altamente tossici, fatti arrivare dalla Camorra con l’appoggio di parti importanti delle istituzioni.
Gli indici relativi alle morti per cancro sono altissimi. Gli indici di contaminazione da diossina sono allarmanti.

Ma il problema per tutti sembra quello di poter vendere le mozzarelle anziché salvare le popolazioni.

Riporto di seguito alcuni brani dell’inchiesta giornalistica “Terra Bruciata” realizzata da Bernardo Iovene per Report.

Il Corpo forestale dello Stato ha segnalato alla procura della Repubblica una serie di percentuali e di picchi di concentrazione di diossina (che nella norma dovrebbe essere di 3 PG per grammo) di 27, se non 50Pg per grammo di terreno. Le risultanze investigative si legge in un comunicato diffuso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che coordina le indagini, hanno consentito di ipotizzare le cause dell’evento, consistenti nelle reiterate attività abusive di discarica e abbandono dei rifiuti e dall’incenerimento degli stessi.

Nel comune di Acerra, località Calabricito, la Sogin, ha recintato un terreno dove la presenza di diossina è 10 mila volte superiore ai limiti imposti dalla legge. Ma qua sotto ci sono anche rifiuti tossici. Intorno è tutto coltivato e pascolano le pecore.
Le pecore dei Cannavacciuolo hanno pascolato in tutta la zona agricola di Acerra, dove negli anni si è insediata anche la Montefibre, una fabbrica di poliestere inquisita per omicidio colposo a seguito della morte di numerosi operai con patologie legate anche all’uso di sostanze cancerogene e diffidata per inquinamento della falda.

ANTONIO LIMONE - COMMISSARIO ISTITUTO ZOOPROFILATTICO:
Dove abbiamo trovato la positività, quelle greggi sono state messi sotto sequestro, il latte è stato distrutto. Abbiamo trovato la diossina e abbiamo bloccato la produzione.
Quindi qualcuno aveva sversato liquidi nella falda. I proprietari dei terreni fecero un esposto alla procura, ai Ministri dell’Ambiente e della Sanità, ma non si è mossa una foglia.

MARIA CRISTINA RIBERA - SOST. PROCURATORE ANTIMAFIA - NAPOLI
Se in questi impianti di compostaggio solo falsamente viene effettuata la lavorazione. Sempre falsamente questi rifiuti vengono spacciati come compost ovvero fertilizzante e quindi vengono smaltiti sui terreni.
Il fatto accertato è che da novembre 2002 qualcuno ha spalmato sulle campagne di tutta la provincia a nord di Napoli, cioè Acerra, Giuliano, Qualiano, Bacoli, Villaricca, Caivano, 1milione di tonnellate rifiuti pericolosi di origine industriale, provenienti anche dal Veneto.
Hanno certificato, per esempio, che l’80% dei pozzi del comune di Acerra è inquinato da sostanze cancerogene: metalli pesanti, diossine e solventi. I pozzi sono stati sigillati, questo, per esempio è il pozzo numero 116, dovrebbe esserci un lucchetto, ma non c’è, qualcuno li rompe e i contadini continuano ad usarli.

ESPEDITO MARLETTA - SINDACO DI ACERRA
Noi non possiamo andare ogni giorno a controllare, cioè nelle attività della polizia municipale un controllo quotidiano richiederebbe…

DONATO CEGLIE - MAGISTRATO
Negli anni è successo che la provincia di Caserta è stata utilizzata senza ombra di dubbio per imponenti smaltimenti illeciti. Si è messa in moto un’economia illecita, criminale ma abbastanza alla luce del sole e quindi laddove c’era una cava abusiva, laddove c’era un fosso, è stato riempito ed è stato riempito di rifiuti. Ed è facile leggere il motivo economico. Affidarsi agli eco-criminali, affidarsi agli eco-mafiosi, consente un abbattimento dei costi, a fronte di un corretto smaltimento dei rifiuti, pari fino a circa il 90%. Le indagini del mio ufficio hanno portato da un lato, a sequestrare oltre 2000 discariche.

CIPRIANO CRISTIANO - SINDACO DI CASAL DI PRINCIPE
Abbiamo l’84% delle malformazioni… l’84% in più rispetto alla media nazionale di malformazioni, quindi di nascite. E abbiamo un incidenza che è il doppio per quanto riguarda tumori, sia del polmone, sia a livello gastroenterico.

DONATO CEGLIE - MAGISTRATO
L’intera produzione di fanghi derivanti dalla rete di depuratori delle acque operanti nella regione Campania…l’intera produzione di fanghi prendeva vie illegali, e attraverso una falsa attività di recupero e di trasformazione del fango tossico del rifiuto, in apparente compost o ammendante per l’agricoltura, il fango tossico veniva poi tranquillamente abbandonato mediante spargimento su ettari ed ettari della Regione Campania ma anche della Puglia.
Queste attività sono state tele riprese i carabinieri erano appostati nei pressi dei terreni, nei pressi degli impianti, sulle sponde dei fiumi dove i rifiuti venivano abbandonati. Abbiamo ottenuto brillanti risultati, sul piano delle indagini e sul piano dei riscontri giudiziari, ma è avvilente constatare che in tutto questo ciclo di attività non hanno funzionato per niente i controlli amministrativi, in altri termini, o interviene la procura della Repubblica che si avvale di Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, o altrimenti non interviene nessuno. E tutto accade sotto gli occhi di tutti alla luce del sole.

DONATO CEGLIE - MAGISTRATO
I dati acquisiti dal mio ufficio fanno riferimento ai numeri di esenzioni ticket per malattie tumorali, numero esenzioni ticket per malattie tumorali. Bene, i distretti sanitari della provincia di Caserta, segnatamente dell’Agro Aversano, attestano inequivocabilmente che siamo in presenza di un impennata di esenzioni ticket per malattie tumorali in alcune aree fino al 400 %. Questo dal 1999 in poi.

Intanto ad Acerra, dove le pecore muoiono uccise dalla diossina ed interi greggi vengono abbattuti, né l’istituto superiore di sanità né le Asl avevano pensato di fare le analisi sugli abitanti, ma solo sulle pecore. E così un gruppo di nove persone, compresi i pastori, se le sono fatte fare in Canada a proprie spese. E questi sono i risultati: se nelle pecore sono presenti 38 picogrammi, negli uomini invece…

GIAMPIERO ANGELI:
Dai 40 picogrammi per arrivare ad un massimo di 74 picogrammi sui vivi. Perché questo caso che ha 255 picogrammi di valore tossico equivalente purtroppo è deceduto di un tumore fulminante. Ed è proprio il pastore di quel gregge di cui io parlavo.

In questo paese fa più rumore una mozzarella che scade in un deposito di dogana in Giappone che un uomo che viene ucciso dalla diossina.

mercoledì

Dichiarazione di voto. Ma anche no.


Non sono d’accordo, con grande dispiacere, con le motivazioni esposte nelle dichiarazioni di voto pubblicate da Paolo Flores d'Arcais su Micromega.

Quali che siano i nostri sentimenti, se contribuiamo a far avere alla coalizione Veltroni-Di Pietro-Bonino un solo voto in meno rispetto alla coalizione Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico, avremo cooperato concretamente e irreversibilmente a cinque anni di governo Berlusconi seguiti da sette anni di Berlusconi al Quirinale”.

Secondo lo stesso direttore, certo non è tutto oro quel che luccica ma, “l’accordo con Di Pietro, intanto, che entrerà nel Pd (e in parlamento) portando l’istanza della legalità. L’accordo con i radicali, senza pagare il dazio-Pannella, con tutto ciò che di laicità i radicali significano (doppio merito per Goffredo Bettini, dunque). Umberto Veronesi capolista a Milano, uno scienziato al servizio della vita e della libertà delle donne, e della libertà laica tout court (ha difeso, come dovrebbe essere ovvio, il diritto di ciascuno sulla propria vita, la propria sofferenza, la propria morte: il diritto civile all’eutanasia, insomma). La conferma di Ignazio Marino e della sua legge contro l’accanimento terapeutico, bloccata fin qui dall’accanimento teo-dem. Il ripensamento su Giuseppe Lumia, la cui lotta anti-mafia torna capolista in Sicilia (grazie anche a Ignazio Marino). E infine, last but not least, Pancho Pardi capolista al Senato in Toscana per l’Italia dei Valori”.

Insomma siamo alle solite. Ci dovremmo tappare il naso e votare per l’unico partito che potrebbe strappare la vittoria a Berlusconi. Noi, che ci siamo indignati per un governo sotto l’assedio del primo senatore che arrivava.

Un governo che non riusciva a produrre leggi che ristabilissero lo stato di diritto violato dal precedente esecutivo, perché c’era sempre un Dini o un Mastella che minacciava di uscire dal governo.
Dovremmo quindi accontentarci di una coalizione che raccoglie, si è vero, uomini e donne di provata serietà, ma che li siede insieme alle espressione del vecchio modo di fare politica. Quelli che ad esempio non fanno passare il regolamento per escludere dalla Commissione Antimafia i parlamentari indagati, imputati e condannati per mafia.

Lumia (prima escluso, poi per evitare la figuraccia riammesso) insieme a Crisafulli (Il primo chiede da anni l’espulsione del secondo) e Maria Grazia Laganà.
D’Alema, Fassino e Latorre, che quando raggiunti da una inchiesta si comportano tali e quali ai predecessori del partito delle libertà (con tanto di procedimento contro il magistrato Forleo) insieme a Di Pietro (che comunque secondo il portavoce del PD non è adatto per il ruolo di Ministro della Giustizia). Operai ed Industriali, giovani ed anziani, uomini e donne. Sulla carta c’è tutto. Sembra l’esatta fotografia di questo paese.

In verità c’è tutto ed il suo contrario. Chi ritiene importante la legalità e chi cammina sul suo limite, chi si adopera per ben conservare i privilegi da Casta e chi vorrebbe darci un taglio. Chi ha difeso Mastella e vuole vietare l’uso delle intercettazioni telefoniche silurando i magistrati (De Magistris) e non si avvede di una sentenza di condanna che tarda 8 anni ad essere depositata.
Chi non crede che le regole devono essere rispettate e che ad ogni diritto corrisponde un dovere e non un interesse.
Chi crede sia giustizia e sicurezza, mettere in galera lavavetri ed immigrati e regalare l’impunità a chi ruba milioni di euro.
Chi è pronto a piccole o grandi coalizioni per difendere i propri privilegi e chi continua a condannare chi racconta “certe” cose anziché chi le fa.

Si ma Berlusconi è peggio.
Si ma Veltroni non scherza.

Nel programma elettorale del PD non c’è una sola parola che lasci presumere che verranno considerati prioritari i punti non rispettati dal governo Prodi e rivendicati dagli elettori. Niente Conflitto d’Interessi, niente legge sulla televisione, niente riforma della Legge 30, niente cancellazione delle leggi ad personam create da Berlusconi, niente riparazione dell’ordinamento giudiziario dopo le incursioni di chi pretendeva a tutti i costi l’impunità.

Forse è vero che il programma del PD è copiato parola per parola da quello del PDL, e se così fosse i due schieramenti sono entrambi il peggio. Poco importerà se dopo il prossimo governo al Quirinale ci sarà Berlusconi o D’Alema, ciò che conta è il non essere stati noi a sceglierli.


Dare un segno concreto e reale a questo Paese in cui l’antipolitica è la classe politica stessa.
Una classe politica che per anni anziché cercare di contenere la corruzione e l’illegalità, ha fatto molto per ostacolare le indagini, i processi e le condanne.

Non sarebbe allora il caso di far capire a codesti signori che esistono degli elettori pensanti?

E' solo giustizia.

Oggi in Italia si è costretti a gioire di una giustizia che si compie.
Vent’anni di attesa, di lotte e di porte che si chiudono nei corridoi lastricati di marmo dei tribunali.
Una ragazza che viene barbaramente trucidata da due mafiosi, a soli 17 anni, deve attendere più della durata della sua stessa vita per vedere dietro le sbarre chi ha premuto il grilletto.
La sua famiglia, tra lacrime e dolore, assiste al compimento del percorso della giustizia. Ora.
Solo ora. Dopo la prima condanna-farsa che non ha sortito alcun effetto detentivo per gli assassini, nello stesso palazzo oggi viene letta una nuova condanna con nuovi giudici, uguale alla prima, ma ora finalmente esecutiva.
La famiglia Campagna poteva mollare, abdicare dinanzi agli insabbiamenti, alle deviazioni, alle ingiustizie. In molti l’avrebbero fatto. Avrebbero pianto sulla tomba di chi era stata uccisa due, tre e quattro volte da questo Stato. Avrebbero sentito il vento che asciuga le lacrime sulle guance, lasciando la loro salinità sulla pelle. Avrebbero tenuto dentro i ricordi visivi dei Graziella per paura di disperderli nel vento.
Pietro invece non ha gettato la spugna. Avrà avuto certo anche lui paura di non farcela. Avrà a volte pensato che tutto sarebbe finito come molte altre vicende di questo paese, travolte da un vortice di bugie e false attribuzioni di responsabilità, carambolate tra competenze e cavilli legali, schiaffeggiate da indifferenza e reticenza.
Questa volta ognuno ha fatto il proprio dovere. Non è un miracolo. E’ il compimento di un atto dovuto. E’ la naturale aspettativa di ogni essere umano: è giustizia.

Voglio essere Valentino Rossi

L’altro ieri sono stato all’ufficio della società che gestisce la riscossione dei tributi (Montepaschi Se. Ri. T.) e dopo la mia attesa con numerino in mano, in modo quasi circospetto, ho chiesto alla signora dello sportello di darmi la mia posizione debitoria (estratto di ruolo).
- Siamo a 1300 euro al netto degli interessi, sono abbonamenti alla tv, spazzatura ed una multa.
1.300 euro esclusi interessi di tributi non pagati dal 2001, mi risponde la signora svogliata dietro al vetro abituata a sentire lamenti e proteste di migliaia di cittadini.
Poco meno di 200 euro l’anno, attenzione però non sono tasse evase, ma solo non pagate. Anzi circa dieci anni fa sono stato io stesso, come vuole la Legge ad autodenunciarmi all’ufficio tributi del comune per pagare la tassa di smaltimento dei rifiuti e la stessa cosa all’URAR TV.
Certo in questi anni mi sono arrivati tanti solleciti e perfino qualche intimazione alle quali ho risposto che non era mia intenzione sottrarmi al pagamento o contestare la loro natura di imposizione, ma ho solo detto che accollandomi le dovute sanzioni ed interessi li avrei onorati non appena possibile.
Ho dato 250 euro alla signora dello sportello a titolo di acconto e sono andato via.
Però ho poi pensato a chi, in questo paese, EVADE regolarmente le tasse, viene scoperto, e “patteggia” o “condona” il suo debito.
Insomma nonostante il dolo, viene pure premiato con l’abbuono.
Gli esempi sono tanti. Valentino Rossi condona e risparmia il 70% della cifra contestata (112 milioni di euro), la società Bell che a fronte di una multa dell’Agenzia delle Entrate di 1937 miliardi di euro versa a saldo e stralcio appena 156 milioni di euro.
Evadere sembra proprio convenga a tutti. Il risparmio è garantito. Ricorsi, avvocati, commissioni tributarie per arrivare allo sconto.
Vorrei tornare indietro e chiedere alla signora dello sportello se anch’io posso patteggiare, ricorrere, invocare la persecuzione, piangere insomma pagare solo una somma che vada dal 10 al 30% del mio debito, ma sono convinto che non mi darebbe ascolto. Dietro al vetro siamo tutti contribuenti qualunque, che DEVONO PAGARE.
Nelle stanze dei tributaristi ci sono i contribuenti che possono non farlo.
Questo governo ha attuato una delle migliori e più efficaci politiche contro l’evasione, e se tra il niente ed una parte è meglio per le casse dello stato incassare subito una parte, per i poveri contribuenti abituati all’impunità di politici ed imprenditori, anche queste generose riduzioni vengono vissute come un’ingiustizia.
- Signora, non è che potrei fare come Valentino Rossi e pagare meno?
- Guardi se vuole farmi perdere tempo la invito a rivolgersi alla guardia giurata.
Intanto pigia il pulsante per chiamare il numero successivo.
- Certo è sempre la stessa storia, forti con i deboli e deboli con i forti!
- Guardi che se non si allontana chiamo la polizia.
Sono uscito ed un grande cartellone per strada faceva la pubblicità ad una compagnia telefonica, con l’allegra faccia di “the doctor” e mi sono sentito triste.

Messina ed il gioco delle tre carte.

Caso Messina ed omicidio Campagna.
Due procedimenti attorno ai quali ruotano in modo non contrapposto lo stato e la mafia.
Uno accanto all’altro, o forse uno dentro l’altro.
E’ l’intera storia politico-economica insieme a quella giudiziaria che nella città dello stretto si svolge sempre con gli stessi attori.
Da una parte la mafia
, che comunque qualcuno si ostina a dire che sullo stretto non esiste, e dall’altra i poteri forti, gli imprenditori, i politici ed i magistrati.
Basterebbe dare uno sguardo e comparare la cronaca del processo di primo grado sulla gestione del pentito Luigi Sparacio, che ha visto la condanna, a 5 anni per favoreggiamento dell’associazione mafiosa del sostituto procuratore nazionale antimafia Giovanni Lembo, ed a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex capo dei GIP di Messina Marcello Mondello, con il dossier sull’omicidio di Graziella Campagna, scritto nel ’97 dall’Associazione Antimafia “Rita Atria” di Milazzo insieme al Comitato per la pace ed il disarmo unilaterale di Messina (Armando Siciliano editore).
Storie parallele, verità nascoste una dentro l’altra. Un groviglio di fatti veri, false circostanze ma soprattutto tanti nomi eccellenti.
Michelangelo Alfano, uomo d’onore di Bagheria vicino a Bernardo Provenzano, tanto potente da essere stato lui stesso a “punciri” i boss locali come Sparacio e Marchese affiliandoli a Cosa Nostra, pur riuscendo ad edificarsi la facciata di buon imprenditore al fine di gestire i rapporti della Cupola con i “colletti bianchi” diventando perfino presidente della società del Messina Calcio.
Santo Sfameni, il “grande vecchio” del malaffare della fascia tirrenica della provincia. Nella sua masseria sarebbero stati ospiti i maggiori boss della Sicilia orientale come Salvatore Inzerillo o Stefano Bontade, ed aiutati a “svernare” pericolosi latitanti come Carlo Greco (alter ego di Pietro Aglieri), Nitto Santapaola e Gerlando Alberti jr, oltre i numerosissimi fuggitivi della provincia. Nel suo salotto si accomodavano anche numerosi politici, imprenditori e magistrati come Mondello e Recupero. Vero punto di riferimento per le “famiglie” locali dispensava favori di ogni genere, dal rilascio di licenze a attentati contro i nemici degli “amici”, risolveva liti tra clan o tra capi e soldati. Ma soprattutto i pentiti lo accreditano come il Garante dei rapporti con la Magistratura.
Da una parte quindi due uomini d’onore che facevano da collegamento tra la cupola palermitana, le ‘ndrine calabresi, le famiglie locali e i reggenti istituzionali della zona. Dall’altra due “potenti” magistrati che ricoprivano ruoli nevralgici nell’amministrazione della giustizia locale. In mezzo a tutto questo, chiaramente ci sono omicidi, estorsioni, appalti truccati e traffico di droga. C’era la cooperativa edilizia “Casa Nostra” e l’università di Messina con il suo prezioso Policlinico, polo d’unione tra gli interessi delle famiglie siciliane e calabresi.
Si intersecano storie di stragi (23/12/1984 - Rapido 904 – San Benedetto Val di Sambro – 16 morti e 266 feriti) dove si mescolano mafia, camorra, eversione nera e fascicoli che non si trovano, storie di assoluzioni rapide confidate ai boss e giudici che “dimenticano” di depositare le motivazioni di una sentenza di condanna per omicidio aprendo le porte al condannato. Ancora storie di pentiti veri che venivano gestiti in modo da non nuocere ed altri falsi che vivevano da Re, e storie di depistagli e deviazioni con la complicità dei poteri forti, massoneria e rappresentanti dello Stato.
Una organizzazione retta dai soliti noti, i boss dei vari clan messinesi, tutti insieme con i loro picciotti a spartirsi una provincia con la pistola in pugno, seminando terrore e sangue, seguendo un programma stabilito dalle “menti” del gioco, che elargendo favori e potere allargavano la partita al resto della penisola, con l’aiuto di chi, questi giochi, doveva perseguirli.
Gli uomini giusti al posto giusto, nella provincia “babba” possono rendere invisibile questo gioco anche per sempre.

venerdì

La Vita rubata. Graziella Campagna


Della Pena non v'è certezza.

I sondaggi sbandierati soprattutto dal centro destra affermano che gli Italiani non si fidano più della Giustizia. Allora scattano le proposte per l’inasprimento delle pene per i reati socialmente dannosi e fastidiosi, come scippi, rapine e violenze sessuali. Bugia!
Non ci si fida più della giustizia, ma non solo per la microcriminalità, ma soprattutto per il cortocircuito tra la politica e l’intera struttura giudiziaria.
L’impunità reale per i reati finanziari
, con tangentisti, evasori, corruttori e bancarottieri che non finiscono mai in carcere. Processi lunghi, escamotàge legali, leggi che avvantaggiano certe categorie come la ex-Cirielli o la Boato ecc. rendono la certezza della pena per questi reati vana.
Se a scioperare sono i Magistrati per l’attacco ordito dalla politica ai danni dell’ordinamento giudiziario, l’opinione pubblica lo percepisce come un fastidioso lamento di una categoria comunque assai vulnerabile (viste i casi di sentenze acquistate dai politici vedi IMI-SIR e SME Ariosto).
Certo per l’opinione pubblica è più fastidioso una banda di rumeni che ruba in villa che una banda di imprenditori che truffa ai risparmiatori milioni di euro.
Appalti truccati e tangenti sono un costo che oltre a danneggiare l’erario e il diritto, si tramutano in un costo anche sociale. Ad esempio, chi si aggiudica un appalto pagando una tangente, sarà costretto ad eseguire lavori meno onerosi a scapito della qualità ed a scapito della sicurezza del lavoro.
Non ci si fida più di chi vara un indulto che doveva solo eliminare il problema del sovraffollamento delle carceri liberando nelle previsioni 12000 detenuti e che invece si è tramutato per un lasciapassare per 46000 condannati.
Non ci si fida dei continui coinvolgimenti di politici in inchieste giudiziarie, fino a far apparire che la principale occupazione dei nostri rappresentanti sia quella di difendersi dalle loro malefatte. Le cronache riportano assai meno di quanto di giudiziario interessa i nostri politici e così la corsa a farsi eleggere sembra più una fuga per l’impunità.
Non ci si fida della giustizia e per questo alcuni si sentono in diritto di delinquere visto l’alto tasso di impunità ed i numerosi mezzi a cui i potenti ricorrono per farla franca.
Fare il proprio dovere quale dirigente, amministratore o funzionario di un ASL o di una fabbrica è assai difficile se si pensa che a non farlo si rischia quasi niente…
La guerra ormai continua tra politica e giustizia miete vittime tra chi ormai ha il famoso ombrello di Altan, a pochi centimetri dal culo: il popolo.


La grande Bugia


Ieri sera ad Annozero, Tremonti ha scoperto le carte.
Ci sono troppo problemi in Italia. Non siamo riusciti a risolverli prima e difficilmente li potremo risolvere ora. Si va incontro ad una recessione mondiale. La colpa di tutto? La globalizzazione!
Il liberista Tremonti, fautore di condoni e sanatorie, in contrasto apparente con l’ideologia che rappresenta il centro destra trova il capro espiatorio. Ciò che la sinistra ed i “comunisti” avevano condannato per anni (fino ad essere violentemente e illecitamente repressi durante il G8 di Genova) diviene per tutti la causa per cui l’Italia che non cresce e non crescerà.
La Cina, la recessione statunitense, il petrolio ecc. sono i veri motivi per cui poco è stato fatto e poco si potrà fare. Ecco l’alibi per le false promesse elettorali.
Secondo l’autorevole esponente del PDL, da sempre delegato ai problemi fiscali e finanziari da Berlusconi, non c’è via d’uscita. Dovremmo blindare le frontiere e reintrodurre il contingentamento o i dazi doganali. Niente più libero mercato. Insomma indietro tutta.
Ieri durante la trasmissione insomma si respirava aria pesante. Tremonti non riusciva a far trasparire quell’ottimismo di facciata da campagna elettorale. Allora via ad edificare la scusa per la grande bugia. Si lacera il telo che ricopre la falsità di questa campagna elettorale fatta di falsi partiti e falsi candidati, falsi problemi ed ancora più false soluzioni.