martedì

Caso Canali Terzo atto: La mossa del cavallo.

Una partita a scacchi.
Una battaglia combattuta fuori e dentro le aule dei tribunali.
Deposizioni, lettere, memoriali e competenze.
Si snocciolano una dietro l’altra, accuse e difese.

Un file dal nome emblematico “testamento” che, dal pc di un sostituto della procura di Barcellona, percorre una strada lunga e tortuosa.
Si insinua di tutto.
Dalla Sicilia sarebbe arrivato in Lombardia per ripartire verso Messina. Forse altre tappe potrebbero essere ricostruite.
Ma nessun nome viene attribuito al responsabile della sua rivelazione.

Il memoriale Canali irrompe nell’aula bunker del carcere di Gazzi durante un’udienza del processo Mare Nostrum.
Si parla di verità.
Di quella nota e di quella nascosta, occultata tra indagini e deposizioni di collaboratori di giustizia, tra verbali e deviazioni.

Canali viene chiamato a deporre sulle quelle parole ora stampate sui fogli acquisiti dalla procura.
Il primo giorno dice tanto, allude e fa nomi.
Sulla scacchiera si muovono in modo veloce e preciso tutte le pedine.
Le sue sono però considerazioni personali, sostiene lo stesso Canali.

Chiama in causa il legale della famiglia Alfano, l’avvocato Fabio Repici.
Il suo accento brianzolo suona stonato in quell’aula dove perfino i rumori suonano siciliano.
E' sempre apparso tranquillo.
La sua seconda deposizione appare a tutti più pacata nei toni e nei contenuti.
Troppi paletti imposti dalla Corte.
Canali è un magistrato.
Altre indagini ed altri processi sono in corso.

Gli aggettivi vengono limati.
I tentativi di depistaggio minimizzati.
Certo è che negli alti soffitti di quell’aula risuonano come ossessioni le domande sull’omicidio Alfano e sulle dichiarazioni di Bonaceto.

Il giallo si tinge di tinte più scure.
Chiunque si domanda perché un magistrato sia stato costretto a scrivere in un memoriale da pubblicare nel caso del proprio arresto le perplessità sulla gestione del pentito Bonaceto e sulle verità del processo Alfano. Perchè usare questo mezzo per denunciare possibili ingiustizie.

Le pedine sulla scacchiera ora sono ferme.
Si attende la contromossa.
Passano i giorni riempiti solo dai comunicati dei familiari delle vittime.

Ma il timer segna il tempo in attesa della contromossa.
In gioco c’è la giustizia.
I giocatori non sono ben definiti.
Accusa e difesa, giudici e imputati, avvocati e procuratori.
Indistintamente tutti contro tutti.
Una linea trasversale definisce i due schieramenti.
Una linea forse troppo labile.
Una lotta che potrà mietere vittime su entrambi i fronti

Anni addietro esisteva un rapporto tra Canali e Repici.
Oggi sembrano contrapposti. Su fronti diversi.
Il timer continua a segnare il tempo.

Ecco la mossa.
L’avvocato Fabio Repici invia una lettera alla Corte d’assise d’appello di Messina ed ai procuratori di Reggio Calabria e Messina.
Una lettera in merito alla deposizione di Olindo Canali.

Inusitatamente, da difensore, mi sono ritrovato oggetto di acquisizioni probatorie. Addirittura, in quello che (è bene ricordare) è un processo per gravi fatti di mafia, si è affermato che io sarei stato a conoscenza dell’innocenza di mafiosi condannati per omicidio e che, per sovrapprezzo, avrei al riguardo omesso di interpellare l’A.g., pur di evitare che quei mafiosi possano essere scagionati.”

Vengono riportate accuse all’ex Pm.
Dall’altro lato della scacchiera è partita la contromossa.

“…il dr. Olindo Canali ha testimoniato il falso su alcuni punti che ritengo di particolare rilievo. La più eclatante falsità ammannita dal dr. Canali alla Corte è stata la sua negazione di aver, nel periodo in cui aveva redatto la propria lettera dell’11 gennaio 2006, elaborato altri documenti sugli stessi argomenti per i quali è stato chiamato a testimoniare. Il dr. Canali ha recisamente negato che ciò possa essere accaduto. Sennonché ciò è, per l’appunto, plasticamente falso. Ho contezza diretta di ciò, non foss’altro perché nello stesso periodo il dr. Canali inviò a me, in allegato a una e-mail trasmessami, un memoriale parecchio più corposo, approfondito e dettagliato di quello recante la data dell’11 gennaio 2006.”

Repici ha atteso altre reazioni dopo le deposizioni dinanzi la Corte d’assise d’appello di Messina.
Niente si è mosso.
La mano ha dunque afferrato il pezzo degli scacchi.
Un sospiro e con decisione poi la mossa.

Ogni errore potrebbe portare allo scacco matto.
In questo momento solo due giocatori appaiono al pubblico incredulo.

Ognuno di essi si muove con cautela.
Si pensa a cosa fare ed alla reazione che può seguire dopo aver posizionato il proprio pezzo sulla scacchiera.
Si gioca soprattutto utilizzando il cavallo.

Si muove in un modo davvero speciale,disegnando una “L”.
Si avanza e poi si devia il proprio moto.

Ma un particolare da non dimenticare è che il cavallo che muove da una casella nera arriva sempre in una casella bianca e viceversa.
Il cavallo è l'unico pezzo del gioco che può scavalcare qualunque pezzo.
Noi da semplici spettatori, alla fine speriamo che ad essere scavalcata non sia la verità.

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