lunedì

Caso Canali. Fine primo tempo.


Oggi al maxiprocesso Marenostrum era di scena Olindo Canali.
La sua deposizione a seguito della lettera acquisita agli atti durante una precedente udienza.
La vicenda è ormai nota.
La Corte visto il procedimento aperto al CSM mette dei paletti.

L’audizione dovrà avere come oggetto l’attendibilità delle dichiarazioni di Bonaceto.
Quest’ultimo segue il processo in videoconferenza perché sottoposto a regime di 41 bis.
Anche Cesare Bontempo Scavo segue dal carcere di L’Aquila le udienze. Quest’ultimo chiede di sospendere il processo per le condizioni psicofisiche in cui si trova a causa del terremoto che ha sconvolto la città.
La Corte rigetta la richiesta. Si va avanti.

Entra Olindo Canali.
Una rapida sistemazione al nodo della cravatta.
Sono le 10:55.
Percorre l’aula lentamente prima di raggiungere il posto riservato.
Formula di rito e generalità.
Fuori dall’aula bunker adesso non piove più ed un timido sole riscalda il grigio stanzone del carcere di Messina. Si può iniziare con le domande della difesa.
Il primo a parlare è l’avvocato Autru Ryolo.
Chiede di confermare l’autenticità della lettera in ogni suo parte.

Canali con sicurezza e apparente tranquillità conferma di essere l’autore di quei fogli. Sono stati redatti nel gennaio del 2006.
Il motivo è da ricercare nella circostanza che il PM nel corso del 2005, aveva saputo di essere finito nell’informativa redatta dai carabinieri denominata Tzunami, in cui si evidenziavano le sue frequentazioni con Rugolo (figlio di del boss Rugolo e cognato di Gullotti).

La mia era una frequentazione normale con un consulente del tribunale di Barcellona.
Eppure Canali riconosce che questo poteva costargli la galera.
Aggiunge: “aspettavo il pentito di turno” che lo mettesse in mezzo.
Così scrive quella lettera sul suo pc, nominando il file “testamento”.
Lo invia via mail al giornalista ed amico Leonardo Orlando.
Da quest'ultimo Canali è certo che non può esserci stata nessuna fuga di notizie.
Doveva essere pubblicata solo in caso di arresto.
Canali non riesce a capire come questa lettera sia finita in mani diverse.
Farla uscire adesso non poteva che danneggiarmi, dichiara.

Il presidente della Corte ricorda l’oggetto della deposizione. Così si passa alle circostanze descritte nella missiva di Canali che coinvolgono Bonaceto.

Il magistrato premette che quanto scritto è il frutto di riflessioni personali che non coinvolgono il suo lavoro di magistrato.
Secondo lui sono stati attuati troppi depistaggi sulle vicende che coinvolgono Bonaceto.

Canali adesso parla.
Lui risponde a tutto.
E’ dalla Corte che arrivano le richieste di fermarsi.
Bisogna limitarsi a ciò che è di pertinenza.
Lui parla dell’appuntato Campagna che insieme a Zingales raccolse le deposizioni di Bonaceto.
A domanda risponde. “Sospetto che Bonaceto non sapesse tutto ma cercò di accreditarsi.” “Bonaceto disse che avevo pilotato le sue dichiarazioni.”
“Depositò delle fotocopie di appunti di carabinieri durante le udienze di primo grado del processo marenostrum.”.
“Nel 2006 oltre ciò, arrivano le dichiarazioni del nuovo legale della famiglia Alfano.”
“Mi sono convinto che qualcuno stesse depistando tutto.”
Canali non nomina il nuovo legale della famiglia Alfano.

Alle ore 11.19 in aula un piccolo black-out.
Attimo di buio e di silenzio. Si sospende. Ritorna l’energia.
L’udienza riprende. I neon e gli altoparlanti ricominciano a ronzare.

Le domande ora si indirizzano sull’omicidio Alfano.
Il presidente chiede di non proseguire su questi argomenti poiché oggetto di altri procedimenti.
Questa è un’altra storia.


Canali continua a rispondere.
“Posso essere convinto che qualcuno sia colpevole, ma se le carte mi dicono che è innocente non posso fare nulla.”

Così tenta di affermare le ragioni che lo hanno spinto a scrivere che “si può pagare per reati non commessi ed essere assolti per ciò che si è realmente compiuto”.
Il riferimento è a Gullotti ed alle sue vicende processuali.
Ma sottolinea che questo è l’uomo che scrive.
Mentre parla l’aula è in perfetto silenzio.
Tutti assistono allo show.
Canali salta da una parte all’altra seguendo le domande. E’ come un acrobata senza rete.

La situazione al carcere di L’Aquila peggiora.
Il detenuto in video conferenza deve abbandonare. La Corte si ritira.
Canali resta in aula a parlare con alcuni avvocati. Un'altra interruzione.
Il suo discorso resta sospeso.
Sorride, saluta e guarda il pavimento di plastica verde.
Il processo è rinviato. Si va tutti via.
L’aula si svuota velocemente.
Finisce così il primo tempo della vicenda Canali.
Lui si ferma a chiacchierare nella trafficata strada che accoglie l’aula.
Sembra meno teso.
“In fondo Messina è solo una grande Barcellona”.


Foto: www.enricodigiacomo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non riesco a capire. Sono confuso dalle notizie. Spesso queste risultano contraddittorie altre volte incomplete. Dovrei fidarmi dei giudizi espressi da coloro di cui mi fido. Ma non sono più certo di nessuno. L'unica è aspettare.
Complimeti come sempre per il post.

Mario (Roma)

Anonimo ha detto...

CANALI AMICO DI UN BOSS? ORLANDO AMICO DI CANALI? BARCELLONA PG E DINTORNI .... ? MAFIA E ISTITUZIONI? MA IN QUELL'INTERLAND SIETE TUTTI AMICI?