sabato

Ampi stralci del secondo memoriale Canali: La vicenda Alfano

Mafia, politica, massoneria e servizi segreti.
Riportiamo altri stralci del "secondo" memoriale di Olindo Canali.
Una mail ricca di nomi e circostanze.
Una mail inviata all'avvocato Fabio Repici nel 2005.
Un memoriale che basterebbe a far avviare una indagine su molti dei nomi contenuti da parte della magistratura.
Una rilettura degli anni trascorsi da Canali a Barcellona P.G.
Una testimonianza comunque del lavoro svolto da Beppe Alfano.

Nessuno può con assoluta certezza affermare che quanto riportato nelle pagine scritte dal Pm sia la vera verità. Nessun può forse capire quale sia la "funzione" di questi 28 fogli.
E' per questo che si riterrebbe indispensabile un accertamento da parte delle autorità.
Riportiamo di seguito alcuni stralci non apparsi sulla stampa.

"...quelle con cui parlavo quasi quotidianamente: Il Mar. BONO, il Cap. ALIBERTI e Beppe ALFANO. Ernesto RECUPERO mi aveva fatto assaggiare un poco di società barcellonese, ma era troppa la mia diffidenza per poter chiedere. Cercavo di ascoltare e di memorizzare nomi, fatti, situazioni. Certo, il nome del Senatore (SANTALCO n.d.a.) era quello che, costantemente, tornava in ogni discorso. Sembrava (ma era poi vero, in fondo) che Barcellona fosse ‘Cosa Sua’."

"Intendo dire che ALFANO mi parlava incessantemente dell’occupazione sistematica dell’Amministrazione Comunale Barcellonese per mano di SANTALCO di cui egli riferiva di sicure entrature nella Mafia vera e propria. ALFANO non era precisissimo su queste ‘entrature’ che SANTALCO poteva avere con la Mafia, ma era sicuro che CHIOFALO fosse stato eliminato, almeno dal campo, grazie alle influenze politiche che SANTALCO aveva all’epoca."

"...la massoneria. Il tema era molto scottante in quel periodo. Per quanto, se non ricordo male, si fosse ad anni dalle indagini sulla P2, e sulle ‘logge segrete’, ALFANO, era convinto dell’esistenza di una loggia coperta in Barcellona P.G. Sapeva (e fu lui a mettermi a conoscenza) dell’esistenza di due logge palesi di cui mi fece il nome (Fratelli Bandiera e Abramo Lincoln) in Barcellona, ma mi manifestava tutta la sua sicurezza sull’esistenza di un’altra loggia che comprendeva anche Barcellona P.G. Un giorno mi parlò della ‘Corda Fratres’. "

"ALFANO mi disse che il Presidente della Corda Fratres era il mio collega CASSATA."


"A me, all’epoca, mancava il quadro generale dei rapporti tra la Mafia Barcellonese e il resto di Cosa Nostra. A proposito di GULLOTTI, ALFANO non ne aveva grande stima come capo mafia. Ricordo che lo definì un ‘cretino pericolosissimo’ ma, pur insistendo sulla maggiore pericolosità dei F.lli OFRIA, conveniva che al vertice della cosca Barcellonese ci fosse proprio il GULLOTTI. "

"Ritengo ancora che ALFANO avesse qualche riferimento dei Servizi anche nell’area messinese."

"Secondo ALFANO Portorosa era stato realizzato riciclando soldi di provenienza delittuosa. E direttamente dalla Mafia Palermitana. Si diceva convinto di su traffici poco puliti all’interno del Villaggio e mi aprlò apertamente della possibilità che vi fossero o sbarchi di armi o di droga. Di sicuro, secondo ALFANO, Portorosa, soprattutto nei mesi invernali era frequentato da Catanesi e Palermitani e secondo lui era rifugio ideale per latitanti"

"Massoneria, AIAS, Santalco e soci. I discorsi di ALFANO giravano sempre lì e ribadiva i suoi avvertimenti a non fidarmi di nessuno..."

"Verso i primi giorni di dicembre (...)ALFANO mi venne a trovare in Ufficio. Come sempre guardingo. Più che mai guardingo. Chiuse la porta e mi disse di avere avuto notizia che SANTAPAOLA fosse a Barcellona o nei pressi di Barcellona. Mi disse che mi avrebbe fatto avere notizie più precise."

"Tra la prima notizia sulla presenza di SANTAPAOLA e la seconda passarono, credo quattro o cinque giorni. Non ricordo se rividi ALFANO prima della morte di Giuseppe IANNELLO, il 17 dicembre. Di certo quell’omicidio preoccupò moltissimo ALFANO. Ma non tanto (o così non mi parve) per sé, quanto per la situazione della MAFIA barcellonese. Mi disse, forse il giorno dopo o due giorni dopo, che GULLOTTI da quel momento era il capo unico a Barcellona. E che forse aveva scalzato anche gli OFRIA"

La sera e la notte dell’omicidio

"andai quasi subito a casa. Era piena di gente. Tantissima gente o, almeno, a me parve tantissima. Ho già detto in varie occasioni che ho il ricordo di aver visto uomini del Centro di Messina del SISDE. (...)Sicuramente gli uomini del reparto Operativo del gruppo Provinciale. Forse anche qualcuno del ROS era già arrivato, ma non ne ho ricordo preciso."

"La mattina, in ufficio, cominciarono le attività. Si fece il punto. Ricordo sicuramente la presenza di ALIBERTI che praticamente lavorò con me quasi a tempo pieno all’indagine ALFANO, ma già vi erano gli uomini dello SCO e del ROS. Credo che gli uomini dello SCO di Catania li incontrai al Commissariato di P.S. di Barcellona P.G. Di certo c’era uno spiegamento di forze incredibile. Tutti erano lì e tutti arrivavano e tutti sarebbero arrivati. Anche i Servizi."


"L’indagine sull’Omicidio ALFANO partiva da una Procura non D.D.A., e per quanto io avessi ovviamente avvisato la D.D.A. dell’omicidio il fascicolo rimaneva, almeno per il momento, ed in virtù di accordi con la stessa D.D.A a Barcellona. I R.O.S. in teoria potevano anche disinteressarsi dell’omicidio. Se un ‘rinforzo’ alle indagini poteva esserci, poteva al massimo arrivare dal Reparto Operativo. Ora leggo così. Ma in quei giorni al presenza del R.O.S. (ma c’era anche la consorella S.C.O. della Polizia) mi sembrò il segno dell’attenzione delle Istituzioni per l’omicidio ed il segno che vi era una forte volontà di indagare. In realtà le cose andarono diversamente. I R.O.S. misero a disposizione le apparecchiature più sofisticate e di quella parte di indagine si occuparono solo loro."

"ALFANO aveva ragione, come su tutte le cose che mi aveva detto. SANTAPAOLA sembrava davvero fosse in zona. I ROS non furono mai espliciti nel dirmelo, ovviamente. Ma la mia sensazione ‘dall’esterno’ ( se esterno può essere un P.M. rispetto alle indagini che dovrebbe coordinare!) era che i ROS mettevano tasselli sempre più precisi o sulle persone che tenevano o avevano tenuto SANTAPAOLA ovvero mettevano tasselli sempre più precisi proprio su SANTAPAOLA stesso."

"Agli inizi di Aprile si verificò un notissimo e stranissimo (ancora ad anni di distanza) episodio. L’irruzione dei ROS nella Villa di Mario IMBESI e l’inseguimento con tanto di sparatoria alla macchina del figlio (di cui no ricordo il nome). Ricordo che fui avvisato del fatto nelle prime ore del pomeriggio e mi recai subito presso la Stazione di Terme Vigliatore. Sotto la barba un irriconoscibile Capitano ‘Ultimo’ Di Caprio, che avevo conosciuto a Monza e che avevo incontrato anche a Milano all’epoca dell’uditorato, mi disse che il ROS aveva individuato nella villa di IMBESI il luogo dove si nascondeva Pietro AGLIERI. "


"All’uscita di un’auto fuoristrada che non si era fermata all’alt, i militari del ROS si erano messi al suo inseguimento finendo la corsa sui binari della Ferrovia, quando l’auto del figlio di IMBESI si era rovesciata nel tentativo di sfuggire all’inseguimento. Cercai ovviamente di farmi dare più dettagli soprattutto in relazione alle modalità con cui avevano intimato l’alt; sulle possibilità di scambiare un ragazzo per AGLIERI – che mi risultava all’epoca avere una quarantina di anni – e sulla necessità di sparare numerosi colpi di pistola. Ovviamente Di Caprio contava molto sul fatto che ci conoscessimo personalmente ed in effetti io, per quanto le modalità mi sembravano poco ortodosse seppure in linea con il modo di agire dei ROS, no dubitai, sul momento, della bontà del racconto. Ma volevo saperne di più e chiesi al Capitano Di Caprio di mettermi in contatto con il colonnello MORI al più presto anche per capire meglio la vicenda. Non solo MORI non si fece mai sentire da me, ma ricordo che o Scibilia o qualcuno dei ROS mi fece chiaramente intendere che MORI aveva mandato a dire che non aveva la minima intenzione di parlare con me. Rubricai il fasciolo ‘A/R all’esplosione di colpi di arma da fuoco nei confronti di IMBESI (non ricordo il nome del figlio di Mario IMBESI). Solo dopo molti mesi chiesi l’archiviazione suscitando le ire di Mario IMBESI e, incredibilmente, le ire del ROS che, seppi molto dopo, non aveva affatto gradito che io, sia pure formalmente avessi aperto una indagine sull’accaduto, e avesse cercato di chiedere conto e ragione al col. MORI. Da allora i miei rapporti con il ROS si interruppero bruscamente. In realtà non mi ci volle molto a capire che il bersaglio dell’operazione era SANTAPAOLA. Pensavo alle intercettazioni contenute nel fasciolo ALFANO, ed allo sforzo che il ROS di Messina aveva messo, quasi dimenticandosi del vero oggetto della indagine, sulla localizzazione del latitante. Se non ricordo male SANTAPAOLA venne arrestato verso la metà di Maggio. Ed anche qui una circostanza quantomeno strana di cui nessuno mi ha mai voluto dare contezza se non per mezze frasi. Ricordo con assoluta precisione che nelle immagini che riprendevano l’uscita di SANTAPAOLA dalla Questura di Catania e trasmesse da tutti i telegiornali, vi era il personale del Commissariato di P.S. di Milazzo."


Continua...

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