mercoledì

Messina terra di latitanza.

Ancora una volta la provincia di Messina si riscopre terra di latitanti.


La provincia “babba” sembra il miglior posto dove nascondersi.

Sia cosa nostra che la ndrangheta si è servita negli ultimi anni dell’appoggio delle famiglie locali per nascondere i propri boss.


Dalla fascia ionica a quella tirrenica ci si adopera per proteggere pericolosi boss in fuga.

Tanto a Messina si può fare tutto…


Per l’ennesima volta si riafferma l’esistenza di un vero e proprio crocevia di interessi tra le cosche siciliane e quelle calabresi.

Rileggendo la storia della criminalità organizzata in Sicilia e Calabria è quasi impossibile non scontrarsi per un motivo o per un altro nella provincia dello stretto.

Senza rumore, con pochi spari e con tanti appoggi, le famiglie locali sono ormai divenute il cuscinetto tra gli interessi delle mafie più pericolose al mondo.



NOTIZIA:

da Antimafiaduemila.com


9 agosto 2009


Messina. Il sostituto procuratore della Dda di Messina, Giuseppe Verzera, ha aperto un'inchiesta per capire chi ha dato supporto alla latitanza di Paolo Rosario De Stefano, 33 anni, il latitante presunto boss della 'ndrangheta arrestato ieri a Sant'Alessio Siculo (Messina) dalla Squadra mobile di Reggio Calabria.

Gli investigatori vogliono capire chi ha contrattato l'affitto della villa e dello scooter per conto del boss e chi ha coperto la sua identità.

ANSA

In manette l’ultimo dei De Stefano di M. Centofante



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Barcellona Pozzo di Gotto, Villafranca Tirrena, Porto Rosa, Acqualadrone e via via discorrendo.
Anche al policlinico si ricoveravano i boss.
L'accoglienza messinese è rinomata.
Sei in fuga vieni qui, ti nasconderemo al meglio. Tanto non parla nessuno. E se pure parlano non verranno creduti. E se pure verranno creduti provvederanno a depistare.
Nella città ultima per qualità di vita per i cittadini si riscopre il culto dell'ospitalità.

Saverio 75

Adduso ha detto...

Avevo scritto questo al riguardo:

Arrestato latitante calabrese in vacanza a Sant'Alessio Siculo - Un GULAG per le mafie
http://www.jonialife.it/index.asp?action=viewart&id=4201

Quelle zone sono posti ideali per eventuali latitanti o chiunque non voglia far sapere di esistere.

Infatti decenni di sottomissione ai Politici ed agli Istituzionali e Burocrati, ha insinuato nella consapevolezza profonda delle varie generazioni locali l’obbligo compulsivo di essere sempre omertosi e pure asserviti ai poteri, tanto più quando sanno di mafiosità.

A questo si aggiunga una nutrita schiera di professionisti la cui deontologia è pari alla considerazione della vita che hanno i mafiosi e quel che è ancora peggio, a detta di tanti, in questa provincia e città, sono in "fratellanza" anche con "molti" nei Palazzi.

Ecco perché la gente è muta, sorda, cieca e asservita. Cerca di sopravvivere a quest’altra mafia.

Da un lato le persone locali mi fanno rabbia, dall'altro non mi sento di sindacare con questa realtà.

Laura Raffaeli ha detto...

mi sento ancor più presa in giro quando sento che "gli investigatori vogliono sapere chi ha dato in affitto una villa e uno scooter ecc. per un boss ed ha coperto la sua identità.." ... ma se stiamo minimo alla terza generazione di "professionisti" che fanno questo?? mi riferisco ad avvocati, medici, pure "investigatori" ecc. ecc. penso quindi che sia una "normalità" di cui vergognarsi sì, ma non dovrebbe scandalizzare più di tanto visto che da secoli non facciamo altro (per denaro, per omertà, per sudditanza e via dicendo.. non conta il perché su queste cose, conta il fatto, almeno per me).
ciao, laura