martedì

I cento passi.

100 passi.
Questa è grosso modo la distanza che separa i due palazzi.
Una grande piazza, una strada in mezzo e due imponenti facciate che si osservano.


Palazzo Piacentini sede della Giustizia e l’austero palazzo dove ha sede l’Università.

La legge e gli affari.
Divisi da 100 passi.

I due edifici tremano spesso scossi dalla medesima spinta.

Dalle finestre si affacciavano e si guardavano parenti, cognati, amici, soci e compari.
Da una parte l’università con i suoi giri di milioni e la gestione dell’azienda più importante della città, il policlinico.
Dall’altra il Tribunale all’interno del quale ogni tanto la Legge è stata addomesticata.

Inchieste negli anni sono state avviate dalle stanze del palazzo di giustizia per accertare i reati commessi nelle stanze dirimpetto.
Qualche magistrato che non conosceva forse il legame tra le fondamenta delle due sedi del potere.

Messina crocevia degli affari della mafia siciliana e della ‘ndrangheta calabrese.
Il potere e la sua breve distanza.
Cento passi.

Al Policlinico universitario convergevano gli interessi di cosa nostra palermitana, di quella catanese e delle ‘ndrine della locride e di Africo.

La mafia, gli affari e la massoneria.
Rettori, primari e procuratori.

La Messina “babba” si gestisce così.
Esami, appalti e certificazioni di comodo. Inchieste e archiviazioni.
I cento passi si percorrono velocemente.
Magari ci si incontra a metà strada nel parcheggio ed insieme ci si incammina verso la Gran Loggia Regolare o altri ritrovi esclusivi.
La mafia gli affari e la massoneria.

Neanche l’omicidio del prof. Bottari e l’arrivo della commissione nazionale antimafia ha scosso i rapporti di buon vicinato.
Il superprocuratore antimafia Vigna concludendo disse che l’omicidio del medico, è si un delitto di mafia ma anche di soldi tanti soldi.
Il Caso Messina ed il verminaio.
Le condanne piovute da Catania su alcuni magistrati messinesi non hanno fatto molto rumore.
Accuse gravi, accuse di mafia.

I palazzi restano immuni da ogni scossa.
Le crepe si riparano.
Le fondamenta si mantengono ferme l’una con l’altra.

Poco importa ciò che succede negli altri due palazzi, quelli della politica.
Comune e Provincia anche loro distano cento passi.
Una misura ricorrente.
Ciò che accade nelle poltrone delle due amministrazioni passa prima dai centri dell’alta istruzione e della giustizia.
Tutto vicino.

Sembra tutto già deciso.
Sembra tutto inarrestabile.

Cento passi da percorrere sotto il sole con il vento di scirocco che asciuga la bocca.
La distanza tra i due colossi, le due mitiche creature pronte ad aggredire l’ignaro passante come Scilla e Cariddi.



1 commento:

Adduso ha detto...

Non si può aggiungere nulla di più a questo post oltremodo realistico, se non la drammatica presa di coscienza che forse non si esce più da questa situazione, perché, per motivi che non saprei o forse sarebbero anche troppo complessi da articolare, alla base di tutto c’è un popolo, quello messinese, come più in generale quello italiano, che non riesce più ad immaginarsi se non come un grande “branco di ruminanti cornuti” che per “sopravvivere” ha bisogno di essere “pascolato”, “munto” e all’occorrenza alcuni, a turno, anche “macellati”, per soddisfare le “esigenze” dei propri “padroni” politici ed istituzionali dei palazzi.

C’è tuttavia anche una altro fattore negativo da aggiungere, sempre a mio modesto parere.

Quelli che (senza ovviamente generalizzare), soprattutto in passato, contestavano questo “sistema” politico-istituzionale palesemente “mafioso”, in particolare rappresentanti della sinistra, del centrosinistra, del mondo sindacale ed antimafia, hanno poi dimostrato nel tempo e nei fatti (perché poi anche la verità ufficiosa corre tra la gente comune) che di fatto, avversavano ciò che poi in privato desideravano, e “pretendevano”, alla stessa stregua degli “altri colleghi" (vedasi d'altronde ad esempio in ultimo, il noto caso Abruzzo).

Questo ha avuto nel tempo un effetto oltremodo dirompente sulla poca fiducia rimasta alle persone.

D’altra parte, il risultato è sotto gli occhi di chi può vedere, tranne ovviamente dei “nostalgici” di certa sinistra, arroccati e divisi, ognuno per conto proprio, nei loro “atolli” a fare i “pirati” nell’immensità dell’oceano per “sognare” ancora le vecchie “scorribande” dei decenni passati, mentre non si accorgono che attorno a loro c’è invece solo acqua ed il mondo è andato ormai lontano, forse anche alla “deriva”, ma sicuramente molto distante dalle loro singole rievocazioni