mercoledì

Il principe ed il ranocchio.

Gent.mo Avvocato Fabio Repici,

perché non la smette di andare in televisione, sulle reti nazionali per giunta, in trasmissioni di forte impatto sociale, per screditare la magistratura messinese.

Si è ritagliato la sua parte di notorietà conducendo battaglie che sembravano perse e nonostante ciò, continua a tirare calci?

Adesso poi si inventa il “rito peloritano”, formulando accuse generiche e indiscriminate sul sistema della giustizia nella città dello stretto e nella sua provincia.

Si sente forte delle sue amicizie con i giornalisti nazionali ed alcuni organi di informazione on line, senza rendersi conto però di aver urtato la sensibilità della Giunta messinese dell’ANM e della Camera Penale, mica Gianni e Pinotto.

Che qualcuno parli male del “verminaio” Messina, ci può anche stare, ma magari tra le mura domestiche, al bar con gli amici o su un blog sfigato.
In televisione davanti a milioni di italiani no, questo non è tollerabile.
Sa la gente, a quello che ascolta in televisione, ci crede.
Credono pure a Berlusconi…

Insomma basta con queste etichette, “rito peloritano”.
E’ vergogna!
Così va a finire che anche i messinesi incominciano a credere di vivere in una città in cui può capitare che dei magistrati “gestiscano” a proprio uso e consumo la Giustizia.

Li abbiamo sempre coccolati i nostri cittadini.
Con ogni mezzo gli abbiamo fatto credere che fossero gli abitanti di un’isola felice, la provincia babba, appunto.

Poi arriva lei, con le sue difese/accuse per Graziella Campagna, Attilio Manca ed Adolfo Parmaliana e tutte le altre oscure vicende della nostra bella terra e pretende di trovare verità e giustizia.

In questi scontri, c’è sempre qualcuno che perde, e la storia insegna che gli sconfitti non siamo mai noi.

Segua il nostro consiglio, si metta a difendere un bel boss, che di sicuro guadagna più soldi e vive anche più tranquillo.

Noi continueremo a gestire i nostri sudditi come abbiamo fatto per cinquant’anni regalando loro la luce delle luminarie per natale e l’oscurità sulle nostre vergogne.

Il Principe

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' sempre la solita storia. Se tocchi una corporazione si ergono tutti a difesa della stessa, issando paletti e sparando a vista su chi vìola gli interessi della "casta". Anche la magistratura a volte lo è o meglio per qualcuno lo è sempre stata.
Forza Avvocato Repici.

Anonimo ha detto...

ma cosa deve succedere ancora in quel posto che qualcuno si ostina a chiamare "città"
non è la dignità, l'autorevolezza, il senso.
è un non luogo dove tutto è concesso nel silenzio, ignoranza che ormai è "dolosa"!
prima, 40 anni fà non c'erano glu strumenti per sapere, capire.
ora nessuno ha alibi.
nessuno.
stanotte in America un Sogno è diventato Realtà passando nella Storia del mondo.
noi siamo il mondo e "siamo noi quelli che aspettavamo" come incitava Obama in questi mesi i giovani che lo hanno voluto, i poveri che gli hanno creduto, gli americani che si sono fidati.
Messina non ha memoria, e ripeto, o inizia a costruirla e/o a recuperarla e re-agire o non avrà MAI nè un Presente nè tantomeno un Futuro.
Ed io mi sono dovuta dare una scadenza, fra 17 mesi, se non sarà cambiato nulla, emigrerò, nonostante sia troppo vecchia per farlo.

we can
zia maria

Adduso ha detto...

Non ho mai sentito dire, e tanto meno l'ho mai letto, che qualcuno l'abbia mai spuntata contro “LAMAFIADELLOSTATO”

L'unica cosa, forse, che potrà aiutare l'Avv. Repici, è che è un professionista del diritto, quindi conosce il modo, quanto meno legale, per difendersi, senza, forse, vedersi quindi spegnere come una candela.

Un normale cittadino al suo posto non avrebbe, come di fatto non ha, a priori alcuna speranza.

Infatti, nella nostra società civile e democratica, il visibile rapporto che ad esempio passa tra un magistrato ed un comune cittadino è analogo a quello che c'è tra un carrarmato con puntamento laser ed un soldato armato di paletta caccia mosche.

Anonimo ha detto...

Giorno nove sono stati fatti molti nomi e cognomi del "sistema" messinese. Nessuno può dire di non averli ascoltati. Nessuno ha più scuse per non cercare la verità. Nessuno o forse tutti...