venerdì

Come facciamo i palazzi.

Come si costruisce un palazzo?

Come si rispettano le norme antisismiche?

In questi giorni abbiamo sentito parlare di “norme antisismiche” non rispettate, di controlli non effettuati e di zone più o meno a norma.


Ho la presunzione di credere che in una città come Messina, ad alto rischio sismico (Grado 1 colore Rosso) un terremoto della stessa forza di quello avuto in Abruzzo avrebbe fatto molti più danni.


Ne ho la convinzione non perché abbia parlato con geologi, ingegneri o architetti, ma perché la verità me l’hanno svelata i capicantiere, i ferraioli i carpentieri ed i manovali che nei palazzi della mia città hanno lavorato.


Un edificio di qualunque tipo, prima della sua realizzazione, deve essere autorizzato dall’urbanistica sentiti i pareri del genio civile e delle varie soprintendenze.

Un edificio prima della sua realizzazione, ottenuta l’autorizzazione è senz’altro a norma.

Il progetto esecutivo ed i calcoli statici vengono effettuati ovviamente in modo da ottenere parere favorevole da parte delle autorità.


La costruzione quindi può cominciare.

Si iniziano i lavori di movimento terra, gli scavi per le fondazioni e le armature di travi e pilastri.

Dentro travi e pilastri si mettono i ferri della sezione e del tipo indicati nel progetto approvato.

Iniziano ad arrivare le prime betoniere con il calcestruzzo.

Questi sono i due momenti più critici per l’antisismicità dell’edificio.

L’uso di ferri (tondini) non conformi al progetto o la loro errata collocazione, e l’uso del calcestruzzo con il giusto grado di resistenza.

Chi esegue infatti i calcoli statici prevede la “forza” della trave e dei pilastri in base all’edificio.

Il non rispetto anche di una sola di queste caratteristiche crea una struttura più debole, incapace quindi di resistere ai requisiti sismici.


“Dopo aver armato (creata l’anima di ferro interna) travi o pilastri dovrebbe controllare il direttore dei lavori, ma tanto non viene mai…Noi siamo pagati a cottimo non possiamo aspettare giornate intere che vengano a verificare quindi…poi se il ferro arriva sbagliato ci vogliono giorni per aspettare la nuova fornitura ma l’appaltatore pressa per finire…a volte è l’appaltatore a dirci di non perdere troppo tempo con staffe e legature esagerate…”


Per fare travi e pilastri, che rappresentano lo scheletro di un edificio, si deve utilizzare un tipo di calcestruzzo adeguato, quindi più resistente di quello che si usa per fare le tramezzature.

Il grado di resistenza della malta è indicata nei calcoli statici.

Più resistente è la malta più costa.

La legge prevede che per il controllo dell’adeguato impiego di calcestruzzo, ad ogni betoniera venga prelevato una parte di calcestruzzo e venga realizzato un piccolo cubo come campione da sottoporre in seguito a prova di schiacciamento per la verifica della resistenza.


“Per fare i cubetti servono le forme e poi si spreca un sacco di cemento… si perderebbe troppo tempo… non lo facciamo mai…”

Allora come riuscite ad eseguire a fine lavori le prove di schiacciamento dei cubetti per ottenere le dovute certificazioni? – "Chiamiamo quelli che ci forniscono il calcestruzzo e loro ce ne portano quanti ne vogliamo di cubetti ad alta resistenza."


Altra procedura da adottare ai fini della stabilità delle strutture in cemento armato è l’uso di sistemi di vibrazione della malta per evitare vuoti d’aria nelle parti armate.

“E chi lo usa mai… quando la pompa del calcestruzzo getta la malta dovremmo fermarci ogni due minuti per vibrare… E poi parlaimoci chiaro, disegnare un ferro più grosso o segnare una malta più ricca non costa nulla, metterla invece costa parecchio.“


Ingegneri ed architetti hanno richiesto l’autorizzazione per la costruzione di un edificio secondo le norme antisismiche.

Quello che succede dopo è la consuetudine di un paese senza controllo.

Fino al prossimo terremoto.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho 27 anni e sono di Santa Teresa di Riva. Sono diplomato geometra ma da un anno e mezzo faccio il manovale. Siamo cottimisti in un cantiere di abitazioni residenziali a Messina. Vi posso assicurare che quanto esposto nell'articolo è vero ma spesso è anche peggio. Dietro tutto ciò che è nascosto si cela il falso. Il direttore dei lavori firma il fine lavori ma è solo una formalità.
Giuseppe M.

Adduso ha detto...

Sono un profano in materia edilizia e quindi posso solo riportare quanto apprendo e soprattutto ciò che mi ha spiegato un tecnico.

Innanzitutto, a detta di molti, tantissime costruzione, in particolari sulle riviere, salvo casi rari, o singole abitazioni fatte in proprio, sarebbero state realizzate negli anni con sabbia spesso mischiata con quella di mare.

Invece, relativamente a Messina, un tecnico mi ha spiegato che questa città ha un rischio maggiore rispetto ad altre, in quanto molte costruzioni sono state realizzate con le conoscenze antisismiche dei decenni passati, le quali prevedevano di frapporre tra un pilastro e l’altro un consistente muro che assorbisse quanto meno il movimento laterale in maniera tale che ciò evitasse che i sostegni della costruzione si spezzassero con le oscillazioni facendo collassare l’edificio su se stesso. Sennonché, per fare posto a negozi, vetrine, garage, ecc., sembrerebbe che queste pareti nel corso degli anni sarebbero state tolte. Ma non solo, su molte di questi palazzi nel corso degli anni sarebbe stata pure autorizzata la realizzazione di un altro piano.

Ma ora c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare. Infatti, ammesso che un comune cittadino volesse denunciare che si usa la sabbia di mare, che il ferro utilizzato arriva già notevolmente arrugginito, che il cemento è un “disertore”, ecc., a chi si rivolge ? E soprattutto con quale spirito civile ?

Negli anni ’80, un comune della mia zona scaricò per mesi e sotto gli occhi di tutti, la fognatura dell’intero paese direttamente a mare. Non solo c’era una puzza insopportabile, ma i vomiti e le verruche erano all’ordine del giorno. Insieme ad una persona all’epoca abbiamo fatto una doviziosa denuncia sottofirmata e diretta alla Procura di Messina, con tanto di “album” fotografico allegato, chiedendo anche di essere informati dell’istaurando procedimento come della sua eventuale archiviazione. Ebbene, un giorno ci siamo visti arrivare i Carabinieri, i quali dopo averci portato sui luoghi del fatto, ci hanno pure portato in caserma se volevamo confermare la denuncia, cosa che abbiamo fatto, ma non si può immaginare in che “clima”. Nel frattempo il comune che scaricava la fognatura a cielo aperto la interrò, ma sempre a mare arrivava. Poi, per i motivi appresso detti, non volli più interessarmi. Infatti, non solo non ho mai saputo più nulla di quella denuncia, ma una certa politica ed in particolare un amministratore locale interessato a quel comune, che poi ho scoperto negli anni che lo chiamavano pure enfaticamente “u mafiuseddu”, divenne uno dei miei peggiori “incubi”.

Altro fatto. Di recente, sono entrato in una palestra che credo sia comunale. Una di quelle strutture in cui ci vanno tutti, compresi le Forze dell’Ordine e i Magistrati ed altri, quando ad esempio devono fare una manifestazione (un soliloquio) per la legalità o antimafia. Ebbene, mi accorsi che i pilastri laterali erano foderati, tanto che ritenni fosse per motivi estetici e di sicurezza nel caso qualcuno potesse sbatterci, anche se non era propriamente un’imbottitura. Ma poi notai un rigonfiamento notevole della fodera alla base di uno dei pilastri. Nel mentre della confusione, mi avvicinai e scostando la fodera vidi che la base era piena di parti del pilastro sbriciolate come se invece di cemento fosse fatto di argilla. Ora mi chiedo e domando, come mai nessuno si accorge di un’evidente quanto chiaro pericolo come quello che ho appena descritto ?

Concludo con le recenti parole del neo Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, il quale evidentemente anche lui, pare essere stato “folgorato” sulla via della verità:

http://www.ansa.it/opencms/export/legalita/notizie/regioni/abruzzo/visualizza_new.html_934981944.html

"Purtroppo - aggiunge il presidente dell'Antimafia - le mafie sono entrate nella pubblica amministrazione e nel mondo politico e riescono ad influenzarne le decisioni, specialmente a livello di enti locali e regioni. Per di piu' dispongono di vere e proprie organizzazioni aziendali con manager, dirigenti, impiegati e consulenti esterni. La rottura del rapporto mafia-politica e' condizione indispensabile per la vittoria definitiva dello Stato".

Da un lato come cittadino vorrei credere che queste parole fossero sinceramente sentite, dall’altro però come persona che ha un pochino di esperienza in trincea in fatto di “mafiadellostato”, non sono tanto ottimista.