martedì

Un ponte che unisce due cloache, due cimiteri e due cosche.

Il Ponte sullo stretto di Messina unirà nell’ordine, due cloache, due cimiteri e due cosche.

La prima definizione si deve al giornalista
Caporale. La seconda al geologo Tozzi e la terza al politico Vendola.
Insomma chi arriva prima, parla male delle due cittadine che si affacciano su questi tre chilometri di mediterraneo.

L’amministrazione comunale di Messina stanca delle continue ingiurie da mandato per querelare chi ha diffamato il nome della città siciliana.

E che si fa così?
Davanti alle testate nazionali si getta fango su una realtà assai diversa dal resto del meridione.
La perla del mediterraneo…

Messina è una città ai primi posti per qualità di vita.
Non esiste la mafia.
Le amministrazioni locali funzionano perfettamente e tutto si svolge con la massima trasparenza.
L’edilizia, le industrie alimentari, il turismo ed il commercio, sono i settori d’eccellenza che spingono un economia florida.
Messina è una mosca bianca nel panorama cupo dell’economia meridionale.

La magistratura si occupa di lievi litigi tra vicini e cause di separazioni consensuali.
Tutto va bene.
Il sindaco di Messina le cui doti di “buon amministratore” sono note in tutta Italia, (anche a Bari lo hanno acclamato quando è sceso dall’auto blu per prendere la nave con la moglie) si è sentito in dovere di adire le vie legali e di pagare la dovuta parcella al fine di tutelare una città che non è mai stata coinvolta in scandali, inchieste ed attenzioni particolari di commissioni antimafia.

Neanche fosse un
“verminaio”.
Nella ridente cittadina peloritana, gli edifici vengono costruiti secondo norme antisismiche senza mai alterare i vincoli urbanistici esistenti, tanto da ricevere il premio dal tribunale “
Oro Grigio”.

Questa città nonostante la sua posizione geografica, non ha mai svolto il ruolo di crocevia tra gli interessi di cosa nostra e della ‘ndrangheta.
Anche per questa sua repulsione al malaffare gli sono state tributate onorificenze internazionali come
“Panta Rei, Marenostrum” ecc.

Nessuna opera pubblica, appalto o fornitura è stato mai intercettato dalle cosche.
Si è vero, qualche magistrato ha insinuato qualcosa del genere ma mica era messinese.
Solo invidia.
Lo stesso sentimento che in questi anni ha spinto alcuni funzionari della direzione investigativa antimafia a ritenere che le cosche calabresi e siciliane stessero pianificando l’approccio all’appalto del ponte.
Invidiosi e maldicenti.

La città di Messina dovrebbe essere annessa all’Emilia Romagna per gli alti obiettivi raggiunti nell’erogazione di servizi pubblici, edilizia scolastica e popolare, trasporti e servizi sociali.

Qualche mese addietro qualcuno ha pure vinto un premio filmando le baracche di un rione periferico, tenuto ancora lì per scopi folcloristici con figuranti che interpretano la nota maschera locale de
“i baraccati”.
Altro elemento di attrazione è costituito da particolari percorsi che si sviluppano attraverso strade provinciali su cui sono state ricostruite piccole frane che rendono l’arrivo ad ameni paesetti assai stimolanti per gli amanti delle scalate e del trekking.

Insomma la penisola italiana attraverso questa appendice di ferro e calcestruzzo che poggerà i suoi pilastri su un giardino fiorito, deve andar fiera di una città come Messina e dei suoi abitanti che coesi e laboriosi hanno costruito uno splendido esempio da seguire per chi alleva vermi.

4 commenti:

l'avvocato ha detto...

è vero abitiamo proprio in una ridente cittadina!!

giugioni ha detto...

ed io convinto di vivere nella peggior città d'Europa...
Grande post!

Claudio Cordova ha detto...

La informo che anche il Comune di Reggio Calabria ha intenzione di querelare Antonello Caporale per le sue dichiarazioni.
Con stima

Claudio Cordova

giovanni bombaci ha detto...

Fantastico,Davide quasi ci credo a tutte quelle belle cose che hai detto su Messina.Solo non dire più che a Messina ci sono le baracche non è chic nè glamour.A Messina ci sono delle belle baite.