martedì

Le relazioni pericolose tra la Calcestruzzi spa e la trivella di Cannitello.


Che collegamento esiste tra l’ennesima inchiesta giudiziaria con tanto di arresti di boss e di funzionari e dirigenti della Calcestruzzi s.p.a. ed una trivella incendiata a Cannitello (RC)?

Che relazione esiste tra le sette aziende siciliane che producevano cemento poste sotto sequestro ed il mezzo meccanico che stava effettuando dei sondaggi geologici in un cantiere che il governo ha spacciato come il primo per la realizzazione del ponte sullo stretto?

Da un lato la mafia che cerca di imporre negli appalti pubblici e privati, la fornitura del calcestruzzo prodotto dalla Calcestruzzi s.p.a, con metodologie mafiose e lucrando pure sulla qualità del prodotto, che attraverso un processo informatico veniva impoverito e quindi depotenziato.
Dall’altro lato dello stretto le ‘ndrine che lanciano un chiaro segnale a chi di dovere per “ricordare” che loro ci sono e che senza loro non si può fare nulla.

La criminalità organizzata dunque agisce prima sul versante finanziario usando i suoi immensi patrimoni investendo e facendo attività d’impresa e poi utilizzando i metodi arcaici dell’intimidazione classica con tanto di fuoco e fiamme.
Le relazioni, i collegamenti insomma sono rappresentati dalle convergenze di interessi sugli appalti. 

Strade, autostrade e grandi opere. 
Appalti comunali, provinciali e regionali per finire con ministeri e comunità europea. 
Più sono difficili e più il guadagno è assicurato. 
I colossi internazionali delle costruzioni non fanno paura.
Le attenzioni della criminalità non si fermano più al subappalto del movimento terra, della fornitura di inerti o servizi di vigilanza. 
Si può puntare più in alto. 
Si comprano azioni e si controllano consigli di amministrazione. 
Poi di tanto in tanto, se serve, si ricorre al picciotto che incendia o spara.

Si sottoscrivono davanti alle telecamere protocolli di legalità tra ministero, prefetture ed aziende appaltanti. 
Si controlla la tracciabilità dei flussi finanziari e si definiscono le white list delle aziende con i requisiti in regola.

La mafia e la ‘ndrangheta osserva quasi con strafottenza questi vani tentativi di “blindare” e rendere inaccessibili le loro fonti di guadagno. 
Cosa nostra ha costruito ovunque in Italia, ha ucciso e distrutto, è colpevole di stragi e gestisce milioni di euro. La mafia se ne fotte. Perché loro nelle white list se vogliono ci arrivano comunque.

La mafia ha trattato allo stesso tavolo con lo stato imponendo i suoi termini, ha mandato per aria magistrati scomodi ed ha a libro paga interi pezzi di stato che gli consentono di depistare indagini ed aggiustare sentenze. Si è aggiudicata appalti ovunque e tiene in pugno politici e funzionari. Gestisce ospedali e cliniche, università e la grande distribuzione. 
Uscire allo scoperto o restare sommersa è solo un problema di opportunità. 
Ha conquistato quell’area grigia, quella parte immensa del nostro paese attraversata dal tarlo dell’illegalità e dell’impunità che risiede ovunque.

Intanto noi ci teniamo viadotti e ospedali che alla prima scossa di terremoto si sgretoleranno come polistirolo e famiglie sempre più potenti e insite nel sistemo economico mentre plauderemo ai proclami di ministri, sottosegretari e presidenti che ci diranno che da oggi in poi sarà diverso. 

Nella fitta ragnatela di relazioni e collegamenti che lega insieme, la mafia e gli affari, il picciotto con l’accendino ed il manager con la valigetta, il colosso europeo del cemento e la trivella di Cannitello,  anche la reclame politica dei governi di turno è un elemento fondamentale, come lo è una battuta di un attore scritta sul copione di una farsa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

la cosa peggiore è che dell'attentato di Cannitello la stampa non ne ha quasi parlato.
A riprova che la stampa (regionale e nazionale) è troppo coinvolta finanziariamente con il gruppo Pesenti (quelli di Calcestruzzi s.p.a.).
Siamo anche per questo così in fondo alla classifica della libertà di stampa.
Complimenti.
Mario Reggio Calabria.