mercoledì

Per Spatuzza la certezza della pena.


Chi parla muore.
Chi parla di certe cose soprattutto muore.

La condanna è inesorabile.

Prima si scredita il condannato poi si emargina ed infine qualcuno finirà il lavoro.

Come per il primo infiltrato nella storia di cosa nostra, Luigi Ilardo, nome in codice Oriente, anche per Gaspare Spatuzza arriva la sentenza.

La sua ammissione al programma di protezione viene rigettata.
Dopo aver in ogni modo tentato di rendere le sue dichiarazioni inutilizzabili, si passa alla fase due. Si lascia solo.
Il parere delle procure conta poco.

Da ogni fronte hanno cercato di distruggere la sua attendibilità.
Rappresentanti delle istituzioni tirati in ballo e boss di primo piano.

Dell’Utri e Graviano. Ognuno per una ragione. La propria.

Un collaboratore è certo però che la strada che ha deciso di percorrere non ha nessun bivio. Non sono ammessi cambi di direzione. 
Cosa nostra non lo perdonerà mai.
Così una voce che ha tentato di svelare la storia oscura degli ultimi dieci anni della nostra Repubblica viene bollata e lasciata in pasto alla vendetta.
Gli infami prima o dopo devono pagare il conto.

Un’ombra, l’ennesima, tenta di coprire sempre più la vicenda già oscura della trattativa Mafia- Stato, così da rendere sempre più difficile la ricerca della verità in questo capitolo che in modo più complesso ha visto lo Stato contro lo Stato.
Sullo sfondo la strage di Via D’Amelio.

Una trattativa che ha mietuto già numerose vittime. 
Alcuni finiti per aria ed altri invischiati in procedimenti giudiziari. 
Tutti messi a tacere.
La “giustizia” di Cosa Nostra non ammette sconti o amnistie e chi sbaglia alla fine paga.

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