giovedì

Stanco come Colapesce


Oggi mentre scrivo questo post mi sento stanco.
Mi è già capitato altre volte e quasi sempre l’ho anche scritto.
Quando si urla a lungo brucia la gola.
Sembra quasi che la voce da un momento all’altro smetta di uscire.
Si avverte l'indolenzimento della fascia muscolare del collo.
Insomma si tende per spirito di conservazione a smettere.

Ogni giorno faccio la mia rassegna stampa in rete. Leggo i vari quotidiani on-line e tutti quei siti e blog che mi aiutano a capire ed interpretare le informazioni.
Il giro è sempre quello. Apro i preferiti e clicco in ordine sparso.
E’ l’apoteosi della contestazione.
Ognuno in modo diverso ha la sua.
Contro il governo, contro l’opposizione che non si oppone e contro chi dall’opposizione tenta l’inciucio. Casini che sembra essere sempre l’ago della bilancia, riuscendo a decidere sulle candidature del PD.

Si dice che “ogni testa è un tribunale”. E’ vero.
Ognuno degli elettori di sinistra ha una sua sinistra in mente che comunque non coinciderà mai con la sinistra che si rappresenta.
Sembra non esserci più un senso. Nessuno più che ci rappresenti.
Allora continuiamo ad urlare.
Scriviamo di Berlusconi e dell’attacco alla Giustizia, delle riforme frutto di accordi sottobanco e di mafia. Mettiamo in relazione le sentenze della magistratura e le dichiarazioni dei pentiti.
Ricordiamo le stragi e sottolineiamo l’impunità.
Gridiamo da ogni dove di malaffare e corruzione.
Raccontiamo ogni giorno questo paese che non vuol cambiare.

Allora mi deprimo e mi assale l’apatia.
Guardo la mia città e mi sembra la metafora dell’intero paese.
Alluvionati ancora in albergo e montagne ancora pericolanti. Ma nessuno di loro si incazza.
Nessuno si indigna più di tanto. I telegiornali locali riprendono bambini vicino ai presepi e doni, il triste natale di chi è senza casa. Le letterine a babbo natale commuovono i telespettatori.

Ma siamo un popolo di dominati. La storia è sempre stata questa.
Nessun moto interno ha mai portato una rivoluzione per sovvertire l’ordine imposto.
Nessun scatto d’orgoglio degli oppressi ha mai reso giustizia sugli oppressori. 
Solo altri dominatori hanno sostituito i precedenti.
Ed allora, forse in un primordiale tentativo di fuga, sogno.

Immagino i suoi racconti e le sue domande. Penso alla delusione sua, simile a quella di chiunque altro abbia vissuto in un’altra epoca, dinanzi allo sfacelo della nostra società.
Alla sua illogicità camuffata da progresso.

Gli ultimi post del mio blog  sono “comunicazioni di servizio”.
Nessuna riflessione più o meno amara sulla cronaca dell’ultimo mese.
Nessuna considerazione su statuine e punti di sutura, nessuna agghiacciante considerazione sulla “santità” del presidente che perdona come un cristo, niente su pentiti che negano per convenienza, nessun accenno ai magistrati calabresi sotto tiro.
Non riesco a prendermela con una sola persona, né con una categoria.
Non con Berlusconi o il governo, non con i mafiosi o con i servizi segreti deviati, non con gli imprenditori che inquinano e adulterano o con funzionari che chiedono la mazzetta.

La mia è una rabbia “cosmica”.
Tutti questi soggetti, ognuno con le loro diversità, ognuno in modo diverso con il loro “ruolo” risultano condannabili e deprecabili.
Ma ognuno di questi non ha mai trovato qualcuno che si incazzi davvero.
Niente che li fermi veramente. La giustizia si piega.
L’opinione pubblica si addomestica. Le elezioni rappresentano il salvacondotta per i più meritevoli.
Ma che paese è mai questo che concede a molti il modo di vivere sulle spalle dei poveri concittadini.

Oggi è così. Domani andrà meglio senz’altro.
Tornerò a pensare e scrivere del singolo avvenimento, concentrandomi su di esso, tentando di non considerarlo un tassello di un disegno molto più ampio che rappresenta un paese senza valori e principi.
Oggi continuo a sognare con i miei racconti stretti.



2 commenti:

Laura Raffaeli ha detto...

ho letto con enorme piacere, mi piace tantissimo come scrivi, grazie per questo spazio di buona lettura accessibile anche a chi, come me, non se ne fa nulla della carta.
siamo tutti stanchi, gente come te e come me, come pochi altri rispetto ad una massa in coma farmacologico, per me è stanca soprattutto della stanchezza/indifferenza degli altri, mentre un paese intero intorno a loro affonda creando un tonfo che fa rimbalzare quel poco che rimane, sempre nelle stesse tasche ovviamente.
un carissimo saluto e un augurio per un nuovo decennio pieno di vittorie, laura

Adduso ha detto...

Questo post, mi appare molto simile a quanto pensavo in queste feste nelle quali, anche sforzandomi di essere più sociale con conoscenti e parenti, mi sono ritrovato, tra l’altro, a passare un pomeriggio vedendo uomini e donne con relativi “interessanti” commenti, oppure a discutere se è più gagliardo Sb o Tonino (neanche fosse un torneo di karate e noi gli spettatori divertiti) o ancora chi vincerà il grande fratello, e se bisogna rifarsi o no il seno, se è più potente l’America, la Cina o la Russia (come si trattasse di squadre di calcio), ma pure che sono “gli altri” ad essere degli sporcaccioni (il sesso, grazie a questa pedoclastia imperante, è sempre la nostra peggiore zona da dissimulare), che “gli altri” vogliono solo il potere (facciamo sempre gli immateriali), che “gli altri” pensano solo ai soldi (ci presentiamo sempre come dei moralisti), che sono “gli altri” ad essere illegali e truffaldini, che è tutto già scritto, che lassù qualcuno ci guarda, che l’astrologia studia l'universo per capire il futuro, che gli alieni sono tra noi, che bisogna disinfettarsi le mani dopo che si stringono, che non è vero che discendiamo dalle scimmie, che la terra ha seimila anni, che le scritture sono state dettate da dio e dunque sono la verità, che certi problemi capitano solo “agli altri”, che sono “gli altri” ad avere le paturnie, che le tangenti le chiedono solo gli altri, che internet è il frutto di satana, che le chat erotiche non si sa cosa siano,... ecc. .
Ho preferito pertanto in questi giorni ritornarmene a guardare le mie “ombre” (che mi pare già un notevole personale passo in avanti), in quanto praticare la stragrande maggioranza di questo popolo, che vive ossessivamente rimuovendole sia singolarmente che collettivamente, è proprio difficile, quasi deprimente.
E questa mia ultima, per carità modesta considerazione, è l’aspetto strategico che, sempre a mio mero vedere, è sfruttato dal “sistema”, chiaramente su direttive di esperti della psiche ben pagati, per far svolazzare come uno straccio al vento, come e quando vogliono, noi primati italioti ormai pressochè regrediti alla pari con i nostri cugini scimpanzé.