lunedì

La polizia indaga sulla polizia


Ma che c’entra il calcio con la morte di Gabriele Sandri?
Perché i telegiornali si sono ostinati nei loro convulsi collegamenti a sottolineare che un tifoso era stato ucciso. Non un ragazzo e basta, ma un tifoso laziale. Perché dare risalto ad un aspetto ininfluente della vicenda solo per aizzare la rabbia delle tifoserie?
Se un poliziotto della Stradale vede a 100 metri dalla sua pattuglia in una stazione di servizio, alcune persone che litigano, che urlano, che anche violentemente si scontrano (i motivi del contendere gli sono oscuri e comunque non sono affatto rilevanti) insomma una rissa, accende le sirene per avvisare che l’accadimento è stato notato dalle forze dell’ordine, e quando i violenti rissosi (senza sapere chi ha acceso la rissa e chi l’ha subita) salgono nelle auto per scappare, decide di estrarre la pistola e sparare un colpo in aria ed uno evidentemente all’indirizzo di una delle auto, colpendo a morte uno degli occupanti, che importanza può avere se l’alterco si era verificato per motivi di tifo calcistico, un sorpasso vietato o un motivo religioso.
Il problema non è il perché è nata la rissa, ma come un’agente della Polizia Stradale ha cercato di risolverla.
Se gli occupanti di quelle due o tre auto coinvolti negli scontri fossero stati anziché tifosi, accesi sostenitori di partiti politici contrapposti, che cazzo sarebbe cambiato. Un ragazzo sarebbe comunque stato ucciso da una pallottola sparata da un poliziotto senza che ci fosse alcun motivo.
Una pallottola. Uno sparo. Un ragazzo morto. Un altro. Senza motivo.

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