Quanti procedimenti a carico di Riina sono ancora in 1° o 2° grado, e quante indagini si stanno ancora svolgendo… eppure su mediaset si manda in onda la fiction “il capo dei capi” che ricostruisce la carriera criminale di Riina, facendone secondo i magistrati di Palermo un eroe negativo. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
Quante operazioni investigative e quanti processi ancora da svolgere nei tre gradi di giudizio ci sono in corso su cosa nostra… eppure in tv, sui giornali si continua (per fortuna) a parlare di mafia, dei suoi affiliati e delle sue vittime, e per quest’ultime in questi giorni i familiari anche in tv chiedono un degno riconoscimento. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
Il processo che vede Cuffaro imputato di favoreggiamento alla mafia per il quale sono stati chiesti 8 anni di reclusione attende la sentenza… eppure il presidente della regione Sicilia appare giornalmente in televisione, perfino per sostenere le famiglie delle vittime di cosa nostra. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
Durante le complesse indagini sui fatti di cronaca nera, dove vi sono coinvolti inquirenti, periti, assassini ed innocenti, ogni mossa viene fatte con assoluta cautela alla ricerca della verità… eppure le testate televisive nazionali si fiondano nelle provincia italiana (Cogne, Erba, Garlasco, Perugia) per ricostruire, ipotizzare, intervistare e diffondere notizie e dicerie. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
La programmazione de “La vita rubata” film per la televisione che ripercorre la tragica vicenda di Graziella Campagna, giovane stiratrice di Villafranca Tirrena che all’età di 17 anni viene trucidata da un boss latitante e dal suo scagnozzo, per aver ritrovato nella lavanderia dove lavorava una agendina compromettente, viene sospesa su richiesta del presidente della Corte d’Appello di Messina poiché verrebbe influenzata la serenità del giudizio. Il ministro Mastella accoglie e chiede alla Rai di sospendere a data da destinarsi la messa in onda della fiction.
L’ennesima beffa viene giocata ai danni della famiglia di Graziella. In primo grado viene condannato all’ergastolo Gerlando Alberti jr. ma riesce ad uscire di galera perché le motivazioni della sentenza vengono depositate con spaventoso ritardo. L’omicida viene così liberato per una "dimenticanza” del magistrato accerteranno gli ispettori del Ministero. A chi non capita di dimenticare qualcosa? Al presidente della Corte d’Appello di Messina certamente no.
Raccontare e ricordare come ogni giorno cercano di fare molte vittime, è un modo per non sentirsi abbandonati. Qualcuno (solo uno) può sentirsi turbato da chi chiede di non dimenticare.
Una vicenda oscura sempre di più. Una storia che vede boss latitanti, mafiosi locali e paesani collusi, potenti imprenditori, funzionari di polizia e magistrati sbadati. Una storia taciuta ed insabbiata per 25 anni il cui solo ricordo non deve rasserenare nessuno.
Quante operazioni investigative e quanti processi ancora da svolgere nei tre gradi di giudizio ci sono in corso su cosa nostra… eppure in tv, sui giornali si continua (per fortuna) a parlare di mafia, dei suoi affiliati e delle sue vittime, e per quest’ultime in questi giorni i familiari anche in tv chiedono un degno riconoscimento. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
Il processo che vede Cuffaro imputato di favoreggiamento alla mafia per il quale sono stati chiesti 8 anni di reclusione attende la sentenza… eppure il presidente della regione Sicilia appare giornalmente in televisione, perfino per sostenere le famiglie delle vittime di cosa nostra. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
Durante le complesse indagini sui fatti di cronaca nera, dove vi sono coinvolti inquirenti, periti, assassini ed innocenti, ogni mossa viene fatte con assoluta cautela alla ricerca della verità… eppure le testate televisive nazionali si fiondano nelle provincia italiana (Cogne, Erba, Garlasco, Perugia) per ricostruire, ipotizzare, intervistare e diffondere notizie e dicerie. Nessun attacco alla serenità di giudizio.
La programmazione de “La vita rubata” film per la televisione che ripercorre la tragica vicenda di Graziella Campagna, giovane stiratrice di Villafranca Tirrena che all’età di 17 anni viene trucidata da un boss latitante e dal suo scagnozzo, per aver ritrovato nella lavanderia dove lavorava una agendina compromettente, viene sospesa su richiesta del presidente della Corte d’Appello di Messina poiché verrebbe influenzata la serenità del giudizio. Il ministro Mastella accoglie e chiede alla Rai di sospendere a data da destinarsi la messa in onda della fiction.
L’ennesima beffa viene giocata ai danni della famiglia di Graziella. In primo grado viene condannato all’ergastolo Gerlando Alberti jr. ma riesce ad uscire di galera perché le motivazioni della sentenza vengono depositate con spaventoso ritardo. L’omicida viene così liberato per una "dimenticanza” del magistrato accerteranno gli ispettori del Ministero. A chi non capita di dimenticare qualcosa? Al presidente della Corte d’Appello di Messina certamente no.
Raccontare e ricordare come ogni giorno cercano di fare molte vittime, è un modo per non sentirsi abbandonati. Qualcuno (solo uno) può sentirsi turbato da chi chiede di non dimenticare.
Una vicenda oscura sempre di più. Una storia che vede boss latitanti, mafiosi locali e paesani collusi, potenti imprenditori, funzionari di polizia e magistrati sbadati. Una storia taciuta ed insabbiata per 25 anni il cui solo ricordo non deve rasserenare nessuno.
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