martedì

Lettera ad Olindo Canali.

Al Dott. Olindo Canali.


In riferimento alla lettera ormai “famigerata” letta durante l’udienza “mare nostrum” a Lei attribuita, mi preme precisare che sono certo che quella missiva sia stata scritta da Lei e che spero non fosse suo intento quello di renderla pubblica in quell’occasione.


E’ stata scritta in un momento di grande disperazione con la penna dell’uomo e non del magistrato. E’ stata usata però.


Non so da chi e quale sia il fine perseguito.

Credo però, da cittadino e non da strumento di lobby o di caste “antimafia” che Lei debba dare un seguito.

Alcune sue affermazioni hanno generato la reazione dei diretti interessati. Ci può stare.

Ma il testo non era solo una invettiva contro Repici. C’è molto di più.


C’è la storia di un uomo che svolge il suo ruolo di magistrato in un comune ad alta densità mafiosa.

Ci sono gli avvenimenti che hanno segnato la vita di tante persone che in quella terra ci vivono.

Ci sono delle critiche al sistema “giustizia” che non possono passare inosservate.


Ripercorrendo le sue parole, lette in quell’ambito, anch’io ho subito visto una facile e gratuita strumentalizzazione. L’ho però riletta più volte.


Oggi ho incominciato a scorgere la differenza tra una lettera attribuita ad un magistrato ultimamente discusso, ed una scritta da un uomo deluso.


Non rimprovera chi ha attribuito alle sue “leggerezze” qualcosa di illegale.

Ho immaginato per un attimo il suo sguardo, i suoi baffi e le sue mani mentre scrivono quelle frasi. Ho provato sofferenza.

In tanti, forse in troppi, hanno già scritto la parola fine sulla sua carriera.

Credo ci sia qualcosa ancora da dire. C’è la sua verità.

Più volte traspare da quelle frasi. Sembra dover arrivare alla riga successiva...


Io da cittadino non voglio la verità stabilita da altre persone. Voglio i fatti.

Voglio conoscere. Voglio poter elaborare un mio giudizio.

Lei però è stato soggetto di pesanti accuse che se confermate la porrebbero dall'altra parte della barricata.

Nella dicotomia tra Stato ed Antistato, tra mafia ed antimafia Lei passerebbe tra i Colpevoli, ed io sarò tra quelli che chiederà il massimo del rigore.


Non posso però accontentarmi di quello che serpeggia tra le strade di una provincia che troppe volte ha eseguito condanne errate e ancora più spesso assoluzioni facili.

Forse si aspettava di vedere le reazioni alla sua lettera da dietro delle fredde e scure sbarre. Invece tutto è accaduto adesso. Qualcosa non ha funzionato.

Qualcuno non ha voluto che ciò accadesse.


Questa ovviamente è solo una mia rilettura della vicenda.

Ma sono convinto di essermi avvicinato alla verità.

Ora le chiedo di darmi la possibilità di toccare la Verità.


Le chiedo di scrivere un’altra lettera usando la stessa mano.

Le chiedo di parlare a quelli come me, che negli anni ’90 credevano che il mondo potesse cambiare anche grazie a quel PM “baffone e comunista”.

Metta da parte la sua amarezza.


Il giusto prova dolore assistendo al pasto fatto della propria persona dagli sciacalli.

Posso assicurare che in tanti hanno letto quella lettera. E’ per questi tanti che le chiedo di aggiungere il tassello mancante.

A chi come me, pensa che ad un magistrato non siano concesse neanche le “leggerezze”, conceda la possibilità di capire.

Credo nella giustizia e mi auguro che faccia chiarezza su questa vicenda, condannandola se sarà necessario.

Ma chi crede nella Giustizia è consapevole che in questo paese la verità è un bene assai raro e va ricercato con forza.

Se anche Lei ci crede ancora un po’ la prego risponda.

Voglio capire, poi valutare e solo allora esprimere un giudizio.

Gli avvenimenti che le vengono contestati sono gravi, tanto da convincerla, come Lei stesso scrive, che verrà arrestato. Ma oltre quegli avvenimenti c'è tanto. Le sue parole alludevano a molto altro.

Una società che si reputi "civile" non può accontentarsi di allusioni, ha bisogno di fatti concreti, chiunque siano i soggetti coinvolti, ma a maggior ragione se coinvolgono coloro i quali amministrano la giustizia.


Non lasci che parole vuote restino in aria a vagare, depositandosi nelle coscienze di tanti, fino a divenire solide pietre di quel muro impenetrabile che ci separa dalla verità.

Mi auguro solo che sia stato in grado di spiegare la mia voglia di capire.


Non voglio che questa mia lettera faccia il gioco di nessuno, voglio solo provare a forare con il suo aiuto quel muro.

E. D. Scimone

2 commenti:

Giugioni ha detto...

Questo blog è stato tra i primi a parlare del caso Canali...bravo!!

Anonimo ha detto...

il 12 Dicembre 1985 sui monti peloritani (luogo orribile )ha cosa pensava Graziella mentre si trovava in ginocchio con il fucile puntato in faccia, a supplicare i suoi carnefici macellai affinchè gli venisse risparmiata la vita? Ha chi chiedeva aiuto? Questi barbari assassini hanno avuto tutto il tempo per riflettere al fine di risparmiargli la vita, invece non hanno esitato a sparargli CINQUE COLPI., Nessuna pietà gli è stata concessa a Graziella. Da allora sino ad oggi i suoi assassini non hanno avuto nessun pentimento; Non hanno mai collaborato con la giustizia affinche venissero arrestati i suoi fiancheggiatori, mai nessun rimpianto. Chi deve garantire la sicurezza dei cittadini, che fa? come regalo dell’anniversario dell’uccisione di Graziella manda agli arresti domiciliari in provincia di Messina ed esattamente nel Comune di Falcone ove a suo tempo era latitante(delinquenziava ) alberti gerlando carnefice di Graziella.A graziella gli è stato tolto il dono della vita(lo stesso dono dei suoi carnefici)se Graziella era la figlia di Alberti Grelando questi che avrebbe fatto agli assassini di Graziella? La famiglia di Graziella chiede Giustizia non vendetta. Graziella non si può più curare. Alberti?
garziella aveva appena 17 anni, i suoi carnefici 38 e 25. GIUSTIZIA QUESTA ? RISPONDA IL MINISTRO ALFANO. SPERO NON COME A SUO TEMPO MASTELLA