Il video reportage di Nino Luca sull’esistenza di baraccopoli a Messina, dove vivono centinaia di uomini donne e bambini, ha suscitato molti commenti.
Alcuni, come era ovvio, d’attacco nei confronti del mondo politico che da queste “emergenze” ne ha sempre tratto un giovamento dal punto di vista elettorale, altri di incredibile invidia nei confronti del realizzatore del servizio, colpevole secondo questi di aver “solo” ripreso inchieste già fatte tante volte da altri messinesi.
A questi ultimi mi sento di rispondere che il solo fatto di riparlare ad una città dalla scarsa memoria è utilissimo, se poi si aggiunge l’utilizzo di strumenti nuovi e la dote di buon cronista, il tutto diviene quantomeno necessario (come se fosse ormai inutile parlare di mafia per quanto già è stato detto…).
Ma non sono questi i commenti che voglio riportare, ma la mail inviatami da un ragazzo di 24 anni di cui riporto uno stralcio:
“ Mi chiamo Mario ed ho 24 anni, sono nato nelle case popolari a ridosso della baraccopoli mostrata nel video. E’ una realtà che conosco bene. E’ una realtà fatta di persone perbene e non, di persone bisognose ma anche di chi su quella condizione ci gioca un po’ per vivere al di fuori di ogni regola. Però voglio aggiungere una cosa. L’anno scorso, io e la mia ragazza ci siamo sposati, obbligati un po’ da una gravidanza inaspettata. Io non lavoravo e dovevamo trovare una casa in cui vivere. Qualcuno ci propose di “prendere” una casetta (baracca) con qualche migliaio di euro, in modo da ottenere tra qualche anno la casa popolare(…) abbiamo rifiutato, perché eravamo contrari a far nascere nostro figlio in quell’ambiente. Io oggi lavoro in una ditta di pulizie dieci ore al giorno per 150 euro la settimana, ho affittato un bivani a 25 chilometri da Messina e pago 280 euro al mese. Il sabato e la domenica faccio l’imbianchino, l’idraulico e l’elettricista o l’uomo di fatica. Facciamo molti sacrifici, ma non viviamo in una baracca. Non ho la Tv LCD o SKY come molti nelle baracche hanno (magari regalati in campagna elettorale n.d.r.). (…) perché io mi rompo la schiena per farlo e chi continua a vivere lì aspetta che qualcuno, invece, gli risolva il problema?”
Credo che questo sia il commento più vero tra quelli fatti sull’argomento.
Vero perché apre aspetti ben più complessi, che vanno dalle baracche, alla politica locale, da quella del governo alla questione meridionale, dall’aggettivo “verminaio” utilizzato dalla commissione antimafia a proposito del Caso Messina all’alta concentrazione di Massoni nella città dello stretto.
Io posso dire che le baracche non devono esserci!
Se chi ci vive, lo fa per disperazione o per ottenere qualcosa poco importa. Proprio per i motivi che indica Mario tutto ciò non deve continuare.
Non si può vivere in quelle realtà.
Non lo si può permettere.
Casa popolare o affitto, qualunque sia la soluzione, quello che conta è che non ci siano esseri umani costretti (o per bisogno reale o per aspettative assistenziali) a vivere tra l’eternit ed i topi.
Bambini che inalano le polveri mortali giocando nei fiumiciattoli delle acque di scolo.
E’ un errore pensare che sia offensivo vedere quel degrado, è doloroso viverlo.
Nella città che dovrebbe ospitare l’opera pubblica per eccellenza, con la sua immensa mole fisica ed economica, con il suo scempio ambientale, con la sua inutile presenza, non può coesistere la vergogna delle baraccopoli (né per i messinesi né per gli extracomunitari), con l’elezione plebiscitaria di chi nella stanza dei bottoni c’è da sempre.
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3 commenti:
Chi ha commentato dicendo che il servizio era inutile ha senz'altro dato dimostrazione di essere "piccolo". Hanno pensato di essere loro i depositari della verità su Messina, sull'Italia e sul mondo. Ma che vadano a cagare...
Bisogna parlare, documentare, comunicare e continuare a gridare. Ormai ci siamo tutti assuefatti alla merda che ci sta attorno. Complimenti per il blog.
Non sono di messina ma mi fa piacere vedere che c'è chi della propria terra ne parla con l'obiettività necessaria per migliorarla.
Avanti così!
Credo che molti messinesi passando accanto alle baraccopoli o ai campi rom, ha pensato almeno una volta che quell'indecenza infondo se la vogliono loro. In molti pensano ad esempio che i furti negli appartamenti vengano eseguiti dagli zingari o da quelli delle baracche. Preconcetti certo, però qualcosa deve far pensare...
Sono contenta di leggere che qualcuno, pur in mezzo alle difficoltà e ai sacrifici, non accetta di vivere in una realtà ai limiti dell'umano per una riscossa personale e per garantire un futuro degno di questo nome ad un figlio.
Bene così, ammiro chi si rimbocca le maniche e non si fa trascinare dagli eventi. Grande.
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